Padre Dall’Oglio: «L’esuberanza del dialogo a servizio della croce di Cristo»
Parla padre Giuseppe Koch, gesuita astronomo della Specola vaticana e amico del sacerdote rapito in Siria. «Da subito ebbe la vocazione di dedicare la sua vita al dialogo con l’Islam»
Un uomo senza mezze misure, con una ricchezza infinita di energie che fin dal suo noviziato decise di spendere a favore del dialogo con l’Islam. Così padre Giuseppe Koch gesuita astronomo della Specola vaticana ricorda padre Paolo Dall’Oglio di cui non si hanno notizie dal 29 luglio 2013, giorno del suo rapimento a Raqqa. Noto perché negli anni ’80 aveva rifondato in Siria la comunità monastica cattolico-siriaca Mar Musa, padre Paolo Dall’Oglio per oltre trent’anni si è impegnato nel dialogo interreligioso con il mondo islamico. Un attivismo che gli ha causato l’ostracismo del governo siriano inducendolo, il 12 giugno 2012, ad abbandonare la Siria in seguito ad un decreto di espulsione del regime.
È rientrato nel 2013, poco prima del 29 luglio giorno in cui sarebbe stato rapito da un gruppo di estremisti islamici vicino ad Al Qaeda. Da allora i suoi confratelli e la sua famiglia non hanno avuto più alcuna notizia. Il dinamismo del prete del dialogo islamo-cristiano, il suo costante impegno per aver sempre operato per portare pace tra le diverse componenti sociali e religiose che vivono in Siria gli è valso il “Premio per la Pace 2012” che la Regione Lombardia assegna ogni anno ai testimoni per la pace. Alla vigilia del quinto anniversario della scomparsa, padre Koch rammenta l’adolescenza e i primi anni di formazione religiosa di padre Paolo.
Le loro strade si incrociarono nella sede scout del Roma V dove il gesuita era assistente. Inoltre si sono ritrovati tra le aule dell’Istituto Massimiliano Massimo, la scuola paritaria cattolica della Compagnia di Gesù con sede all’Eur dove padre Giuseppe insegnava fisica e religione. Il sacerdote è stato inoltre padre spirituale di Dall’Oglio all’inizio del suo noviziato. Il gesuita ricorda nitidamente l’esuberanza del giovane Paolo e il giorno in cui gli urlò dalla finestra che finalmente sarebbe entrato nell’ordine dei Gesuiti. «Durante gli anni di noviziato – afferma padre Koch – era evidente l’incontro bruciante con il mistero di Dio. Da subito ebbe la vocazione di dedicare la sua vita al dialogo con l’Islam e aveva solo vent’anni quando gli fu concesso di andare in Medio Oriente per completare i suoi studi. Lui che in secondo liceo aveva interrotto per un anno gli studi, per poi riprenderli con maggiore vigore l’anno successivo, è diventato presto molto competente di tutta la tradizione religiosa, soprattutto di quella islamica».
Padre Koch e padre Dall’Oglio si tenevano in contatto via mail e si incontravano ogni qual volta quest’ultimo tornava a Roma. L’ultimo scambio di mail risale ad un mese prima del rapimento. Durante la sua ultima visita in Italia padre Koch ricorda che tra i confratelli c’era «perplessità e preoccupazione. La situazione in Siria era molto delicata e temevamo per la sua imminente partenza». Dei decenni trascorsi in Siria da padre Dall’Oglio, padre Koch rammenta «il suo modo originale ma anche conflittuale di vivere sia in una dimensione di Chiesa che politica».
La speranza di riabbracciare padre Dall’Oglio non si è mai spenta. Il 29 di ogni mese tutti gli amici di padre Dall’Oglio sono spiritualmente uniti nella recita dello stesso Salmo. «Io sarei curioso di approfondire con Paolo gli aspetti più profondi della sua esperienza spirituale – conclude padre Koch -. La sua grande esuberanza esistenziale è sempre stata governata e illuminata da sprazzi di scintille soprannaturali in cui il Signore lo ha molto gratificato indicandogli tra i punti fondamentali della sua vita anche la possibilità di partecipare alla Croce di Cristo».
30 luglio 2018