Parolin: in Terra Santa le ragioni della pace possano prevalere su violenza e guerra

Il cardinale segretario di Stato al convengo nel centenario della nascita del cardinale Achille Silvestrini. L’auspicio che l’operazione di terra di Israele non aggravi la situazione. La speranza nella liberazione degli ostaggi. In Silvestrini, l’immagine di una Chiesa capace di dialogo

Uomo del dialogo e della diplomazia della speranza. Il cardinale Achille Silvestrini è stato protagonista della vita della Chiesa in anni roventi sulla scena politica italiana e internazionale. Un finissimo diplomatico ma anche un pastore che aveva a cuore in modo particolare i giovani. Per ricordarlo, nel centenario della nascita e a quattro anni dalla scomparsa, la sala della Protomoteca in Campidoglio ha ospitato un convegno organizzato da Villa Nazareth, la comunità che continua a formare tanti giovani, che Silvestrini “ereditò” dal cardinale Tardini, e da Roma Capitale. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella la figura di Silvestrini, dopo i saluti del sindaco Gualtieri, è stata ricordata dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, dal fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi e dalla professoressa Emma Fattorini, moderati dall’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli.

Prima dell’incontro, il cardinale Parolin ha parlato della situazione in Terra Santa. «Mi unisco all’appello che il Papa ha ripetuto tante volte – ha detto -: che le ragioni della pace possano prevalere sulla violenza e sulla guerra. Nel concreto, l’appello per la liberazione degli ostaggi e per la crisi umanitaria di Gaza, i due focus intorno a cui si sta concentrando l’azione della Santa Sede». Il segretario di Stato ha detto di non vedere «attualmente grandi spazi di mediazione» da parte vaticana «ma c’è la Chiesa locale, il Patriarcato latino di Gerusalemme, e penso ci sia la possibilità di qualche interlocuzione in questo senso». Quanto all’annunciata operazione di terra a Gaza, Parolin ha auspicato «che non ci sia un aggravamento della situazione. Vedo che la questione è molto legata alla liberazione degli ostaggi, se si riuscisse a risolvere questo problema penso che ci sarebbe minore tendenza a intraprendere un’azione di terra». Il cardinale ha poi confermato che si sta pensando a un incontro dei familiari degli ostaggi con il Papa: una decisione è attesa entro oggi. Soffermandosi sui bambini, Parolin ha detto: «Pensando a cosa è successo a tanti bambini straziati da Hamas ma anche a tanti che muoiono sotto le bombe a Gaza, l’appello è soprattutto per loro, a tenere presente la loro innocenza, il loro futuro». Ha quindi ribadito che tutto quello che sarà possibile per la pace verrà fatto, «il Papa è molto disponibile. Per noi la soluzione resta quella di due Stati, anche se molti non sembrano più crederci, perché potrebbe assicurare un futuro di pace attraverso un dialogo diretto tra le due parti». Infine, sull’Ucraina, «uscita un po’ dall’attenzione», ha affermato che si continua a lavorare sull’aspetto umanitario.

Ricordano Silvestrini e la sua azione diplomatica, il cardinale si è soffermato in particolare sul ruolo che ebbe nell’Atto finale di Helsinki e nel riconoscimento della libertà di religione inserito nel II principio: «Un’accelerazione della storia in grado di modificare il corso delle relazioni internazionali». Ne ha ripercorso la figura «di sacerdote, di uomo di cultura, di interlocutore delle istituzioni e di prezioso collaboratore nel governo centrale della Chiesa». In particolare, «Silvestrini percepisce e vive l’immagine di una Chiesa libera da legami di ogni specie, capace di instaurare dialogo e di essere protagonista».

Riccardi ha definito la figura di Silvestrini con un taglio storico. A cominciare da una data che segnò il futuro cardinale: il 7 aprile 1939, giorno dell’aggressione all’Albania. «Era un Venerdì Santo, aveva 16 anni e provò dolore per un atto di violenza un po’ blasfemo. Da lì nacque un vero rifiuto della guerra che si sarebbe rafforzato negli anni successivi. La violenza della guerra segna una generazione che negli anni successivi ha sostenuto politica di pace». Secondo Riccardi, la scomparsa di quella generazione ha contribuito a far attenuare il rifiuto della guerra come soluzione dei conflitti. Il fondatore di Sant’ Egidio ha sottolineato il “gusto” della storia che caratterizzava Silvestrini e che «faceva parte del suo senso della realtà». Come pure il rapporto con i giovani «di diverse generazioni che gli permise di capire il rapporto tra cattolici e sinistra, il ’68, i nuovi costumi». Ne ha ricordato la «passione politica» che lo portava a considerare «che le cose possano cambiare, anche se gradualmente». Diceva del mondo moderno che «non bisogna idolatrarlo, non respingerlo ma capirlo». Il tutto con un grande senso di fedeltà alla Chiesa e al Papa.

Infine, la professoressa Fattorini si è soffermata sulla passione civile e la spiritualità di Silvestrini: «L’apertura al dialogo, all’amicizia e all’ascolto di don Achille si esprimeva in ogni campo della vita, in come viveva la sua attività diplomatica, nella elaborazione della strategia dell’Ostpolitik, o nelle relazioni con le Chiese orientali da Prefetto di quella Congregazione. E insieme nelle sue molteplici relazioni umane, nelle amicizie con esponenti della cultura e della politica, nella formazione dei giovani». Al convegno erano presenti, tra gli altri, i cardinali Re, Gugerotti, Sandri e Menichelli, mentre per il mondo politico l’ex premier Conte, l’ex sindaco di Roma Rutelli e Gianni Letta.

27 ottobre 2023