Pastorale sanitaria, l’impegno accanto alla Roma che soffre

Il malato al centro della Chiesa e dell’azione pastorale, nel programma annuale del Centro diocesano presentato dal vescovo Ricciardi. L’appello all’unità e alla comunione. Due ambiti chiave: memoria e riconciliazione

II paralitico al centro della stanza. Gesù colpito dalla fede di coloro che lo portano. Il suo comando di alzarsi e andare. Guarito. È questa l’immagine evangelica indicata venerdì scorso, 28 settembre, dal vescovo ausiliare Paolo Ricciardi agli operatori pastorali riuniti al Seminario Maggiore per la presentazione del programma annuale del Centro diocesano per la pastorale sanitaria. Un incontro che ha visto anche gli interventi di un sacerdote, don Carlo Abbate, cappellano all’hospice Villa Speranza, e di una religiosa, suor Claudia Cortese, delle Figlie di San Camillo, appartenente a una comunità che assiste ammalati poveri.

Cappellani, religiose, medici, operatori socio-sanitari, volontari, ministri straordinari della Comunione hanno colto il senso dell’immagine del paralitico: il malato al centro della Chiesa e dell’azione pastorale. «Sembra qualcosa di scontato ma non lo è», aggiunge il presule, figlio di un medico. Già il titolo del programma va al cuore dell’impegno: “Insieme, riconciliati, in cammino nella Roma che soffre, con Roma che si offre”. Una riflessione frutto della consapevolezza del gran numero di malati presenti in città e insieme della preziosa vicinanza di tanti volontari, religiosi e laici. «I malati ormai restano in ospedale per pochi giorni, si trovano soprattutto nelle case e in questi mesi – racconta Ricciardi – io ho visitato anche malati di una certa gravità nelle case».

Cambia la sanità, e così anche l’assistenza e l’azione pastorale. Intanto, la prima parola del tema dell’anno, quell’«insieme», fa appello all’unità e alla comunione, mentre la seconda, “riconciliati”, guarda al programma pastorale diocesano ispirato a due ambiti chiave come memoria e riconciliazione. «In un tempo di crisi di valori e di mancanza di relazioni umane, anche “i luoghi di cura” sono chiamati ancor più ad essere contesti in cui si vive il Vangelo della Misericordia, dell’accoglienza, del perdono». Ma, di fronte a una sanità e a una società che cambiano, il vescovo sottolinea l’importanza di «riscoprire il ruolo della parrocchia nella pastorale della salute» e di sostenerne l’impegno.

Su questo fronte sono in prima linea i ministri straordinari della comunione, per i quali sarà assicurata un’adeguata attenzione dal Centro per la pastorale sanitaria nel quadro di una maggiore collaborazione con l’Ufficio liturgico. Cambia volto il “Premio Buon Samaritano” (riconoscimento che negli anni passati era andato anche a Ricciardi), trasformandosi in una “Giornata del Samaritano” (il 19 maggio). «Cercheremo di raccogliere – anticipa il vescovo – delle storie esemplari e di raccontarle». Storie di bene nascosto che non mancano e che a volte solo così riescono a venire alla luce.

1° ottobre 2018