Romulea Autistic, lo sport come veicolo di inclusione

La squadra di calcio è l’unica in Italia con ragazzi autistici ad essere riconosciuta come associazione sportiva. Il gruppo è formato da “over 16”. Riconoscimenti di Campidoglio e Figc

Una squadra di calcio che nasce nel 2015, che si allena in un luogo storico come il Campo Roma nel quartiere San Giovanni, due prestigiosi riconoscimenti in pochi giorni. È la Romulea Autistic football club, la prima squadra di calcio con ragazzi autistici a essere riconosciuta come associazione sportiva dilettantistica in Italia. Il 20 giugno è stata premiata nella sala Laudato si’ in Campidoglio dall’assessore allo Sport, politiche giovanili e grandi eventi Daniele Frongia e dal Disability manager Andrea Venuto. Ai ragazzi è stata consegnata una medaglia raffigurante la Bocca della verità mentre il presidente della società sportiva Romulea, Nicola Vilella, è stato omaggiato di una copia della Lupa Capitolina.

La squadra è composta da 20 elementi, 10 sono ragazzi e ragazze under 16 affetti da autismo, gli altri educatori, psicologi, familiari. Il secondo riconoscimento è stato il diploma di benemerenza della Figc per il 75° anniversario della Romulea il 22 giugno. Lo scorso anno, per far fronte alle difficoltà, i ragazzi hanno sciolto la loro società e si sono tesserati con la Romulea, nata nel 1921. L’assessore Frongia ha ringraziato il presidente Vilella, il capitano e presidente onorario Pietro Cirrincione e il primo allenatore Tommaso Arrotta.

Romulea Autistic Football ClubPietro Cirrincione, 47 anni, è tra i fondatori della squadra. «Fino a 15 anni ho giocato a calcio a scuola, il liceo scientifico Castelnuovo – ricorda -. Poi ho praticato body building, ballo moderno, palestra. Nel 2011 atletica leggera. Ogni anno, il 2 aprile, per la Giornata dell’Autismo, organizziamo una festa e ho conosciuto la Romulea in una quadrangolare di calcio. Sono poche le squadre miste, non esistono campionati. Il diritto a giocare, allo sport, è uno dei diritti umani. Vogliamo partecipare a un campionato agonistico federale ». Pietro inquadra la differenza tra gli sport. «L’atletica prevede l’allenamento insieme ma la performance si realizza da soli. Nel calcio bisogna riconoscere quando il compagno è pronto a ricevere la palla, la nostra difficoltà è comprendere il linguaggio non verbale. Questo ci insegna a interagire con gli altri». Soffermandosi sulla performance delle azzurre ai mondiali che si stanno disputando in Francia afferma che «sono bravissime, veloci. Il rigore assegnato per quella spallata al forte Brasile è un po’ dubbio. È un gioco universale ma ancora molto maschilista, invece deve comprendere tutti». 

Marco Zucchiatti, responsabile delle attività di base della società sportiva Romulea, spera che «si aggiunga qualcuno. Non mancano mai agli allenamenti tutti i mercoledì. È una grande soddisfazione vedere che questi ragazzi sentono come proprio questo luogo, sono a loro agio e si divertono». Anche per il presidente Vilella il sogno è «partecipare a un campionato Figc o di un altro ente di promozione sportiva per raggiungere il massimo dell’inclusione sociale. Non c’è nessun tipo di pressione per la performance. Abbiamo partecipato a un torneo di calcio con altre squadre di calcio integrato a 5 a Roma, con i ragazzi down». La Romulea da due anni è aperta al calcio femminile. «Siamo stati precursori con 32 bambine dagli 8 ai 14 anni divise in due categorie – aggiunge Vilella -. Il regolamento federale prevede che giochino in squadre miste fino a 14 anni. Abbiamo lavorato con le scuole per formare squadre di sole ragazze» che sono state attrici per un giorno «per lo spot realizzato in occasione dei Mondiali femminili, e girato in un oratorio della Garbatella».

25 giugno 2019