Indetto ufficialmente il Giubileo ordinario del 2025

Davanti alla Porta Santa della basilica di San Pietro, la lettura di alcuni passaggi della Bolla e la consegna simbolica ai vescovi. Il Papa: «Di speranza ha bisogno ciascuno di noi: le nostre vite, i nostri cuori, i nostri sogni che nessun buio può spegnere»

Con la lettura di alcuni passaggi della Bolla e la simbolica consegna ai vescovi in rappresentanza dell’intera comunità cristiana, è stato ufficialmente indetto il Giubileo ordinario del 2025. La cerimonia è avvenuta nell’atrio della basilica di S. Pietro davanti alla Porta Santa ed è stata seguita dalla celebrazione dei secondi vespri della solennità dell’Ascensione presieduta da Francesco.

Il Papa ha consegnato la Bolla agli arcipreti delle quattro basiliche papali: il cardinale Mauro Gambetti, della basilica di S. Pietro, il vescovo Guerino Di Tora, vicario dell’arciprete della basilica di San Giovanni in Laterano, i cardinali Stanislaw Rylko, della basilica di Santa Maria Maggiore, e James Harvey, della basilica di San Paolo fuori le Mura. Poi all’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del dicastero per l’Evangelizzazione, incaricato della preparazione e celebrazione del Giubileo, al cardinale Luis Antonio Tagle, pro-prefetto del dicastero per l’Evangelizzazione, in rappresentanza di tutti i vescovi dell’Asia, a monsignor Fortunatus Nwachukwu, segretario del dicastero per l’Evangelizzazione, in rappresentanza di tutti i vescovi dell’Africa, al cardinale Claudio Gugerotti, prefetto del dicastero per le Chiese Orientali, in rappresentanza di tutti i vescovi delle Chiese d’Oriente, al cardinale Robert Francis Prevost, prefetto del dicastero per i Vescovi, in rappresentanza di tutti gli altri vescovi di competenza, e a monsignor Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, decano del Collegio dei Protonotari apostolici, che ha letto la Bolla pontificia.

L’omelia del Papa è stata un inno a riscoprire la bellezza della speranza in un mondo che sembra averla smarrita. Ha ricordato che «il fondamento della nostra speranza» è Cristo che «asceso al Cielo porta nel cuore di Dio la nostra umanità carica di attese e di domande; è questa speranza, radicata in Cristo morto e risorto, che vogliamo celebrare, accogliere e annunciare al mondo intero nel prossimo Giubileo, che è ormai alle porte. Non si tratta di semplice ottimismo umano o di un’effimera aspettativa legata a qualche sicurezza terrena, no, è una realtà già compiuta in Gesù e che ogni giorno è donata anche a noi, fino a quando saremo una cosa sola nell’abbraccio del suo amore».

La speranza cristiana «sostiene il cammino della nostra vita anche quando si presenta tortuoso e faticoso; apre davanti a noi strade di futuro quando la rassegnazione e il pessimismo vorrebbero tenerci prigionieri; ci fa vedere il bene possibile quando il male sembra prevalere; ci infonde serenità quando il cuore è appesantito dal fallimento e dal peccato; ci fa sognare una nuova umanità e ci rende coraggiosi nel costruire un mondo fraterno e pacifico, quando sembra che non valga la pena di impegnarsi».

Ancora, «mentre, con l’Anno della preghiera, ci prepariamo al Giubileo, eleviamo il cuore a Cristo, per diventare cantori di speranza in una civiltà segnata da troppe disperazioni» è l’invito del Papa. «Di speranza, infatti, abbiamo bisogno, tutti. Ne ha bisogno la società in cui viviamo, spesso immersa nel solo presente e incapace di guardare al futuro; ne ha bisogno la nostra epoca, che a volte si trascina stancamente nel grigiore dell’individualismo e del tirare a campare; ne ha bisogno il creato, gravemente ferito e deturpato dagli egoismi umani; ne hanno bisogno i popoli e le nazioni, che si affacciano al domani carichi di inquietudini e di paure, mentre le ingiustizie si protraggono con arroganza, i poveri vengono scartati, le guerre seminano morte, gli ultimi restano ancora in fondo alla lista e il sogno di un mondo fraterno rischia di apparire come un miraggio. Ne hanno bisogno i giovani – ha continuato -, spesso disorientati ma desiderosi di vivere in pienezza; ne hanno bisogno gli anziani, che la cultura dell’efficienza e dello scarto non sa più rispettare e ascoltare; ne hanno bisogno gli ammalati e tutti coloro che sono piagati nel corpo e nello spirito, che possono ricevere sollievo attraverso la nostra vicinanza e la nostra cura. Di speranza ha bisogno la Chiesa, perché, anche quando sperimenta il peso della fatica e della fragilità, non dimentichi mai di essere la Sposa di Cristo. Di speranza – ha concluso Francesco – ha bisogno ciascuno di noi: le nostre vite talvolta affaticate e ferite, i nostri cuori assetati di verità, di bontà e di bellezza, i nostri sogni che nessun buio può spegnere».

9 maggio 2024