“Salviamo il turismo”, il presidio dei sindacati
L’iniziativa contro le procedure di licenziamento avviate da tre storici alberghi della Capitale. Migliaia posti di lavoro a rischio
“Salviamo il turismo”: molto più che uno slogan per le decine di lavoratori e lavoratrici che ieri pomeriggio, 19 gennaio, a Villa Borghese hanno preso parte al presidio indetto da Filcams, Fisascat e Uiltucs di Roma e Lazio contro le procedure di licenziamento avviate da tre storici alberghi della Capitale – Sheraton, Majestic, Cicerone – e per cui si prevede la perdita di 242 posti di lavoro.
Numeri sconfortanti, destinati a crescere, che hanno spinto le organizzazioni sindacali a chiedere «misure urgenti a sostegno della filiera del turismo, tavoli con le istituzioni, il blocco dei licenziamenti, l’attivazione degli ammortizzatori sociali per scongiurare il rischio, ormai evidente, che le aziende scarichino sui lavoratori il costo della crisi pandemica». La denuncia che arriva infatti dai sindacati è che, al netto delle difficoltà economiche, il Covid venga usato come pretesto per liberarsi da contrattualizzazioni più solide puntando su assunzioni a basso costo.
«Siamo qui ad arginare una deriva e per capire chi è dalla parte del rilancio del Paese attraverso un patto per il lavoro – ha commentato Roberta Valenti, segretaria regionale Uiltucs -. In questi giorni tre aziende hanno deciso di scollinare la crisi attraverso la solita ricetta stucchevole di liberarsi della “zavorra” dei lavoratori: è una scelta strategica». Un caso discusso è quello dello storico Sheraton, chiuso dal 2020 e in fase di ristrutturazione da settembre 2021, che ha annunciato il licenziamento di 164 dipendenti – tutti in cassa integrazione fino al 31 dicembre scorso -, rinunciando così all’attivazione di eventuali ulteriori ammortizzatori. «L’intenzione è quella di annullare i contratti a tempo indeterminato e forzare la mano per il precariato – le parole di Mauro, addetto al ricevimento dell’hotel -. Siamo coscienti della pandemia, ma questo è il metodo della mattanza».
A restare senza stipendio anche 47 lavoratori del Majestic, che, secondo fonti sindacali, avrebbe venduto l’immobile a terzi «liberandosi del “fardello” del personale». «Abbiamo un’età media di 50 anni: trovare un nuovo lavoro ora è veramente drammatico», confida Domenico, lavoratore da 20 anni nella struttura di via Veneto.
Trentuno sono invece gli esuberi dell’hotel Cicerone, di proprietà di un imprenditore cinese che possiede altre 4 strutture a Roma. Tra i dipendenti coinvolti, Daniela: «Il nostro stato d’animo è a terra: i diritti sindacali conquistati nel tempo sono stati spazzati via».
Insomma, quello che si sta rischiando, secondo Alessandro Russo della Filcams Cgil, «è la perdita di eccellenze e la depauperazione di esperienza: un vero e proprio atto di ingiustizia. A questo si aggiunga che nel settore insistono da tempo un interessamento di fondi stranieri e operazioni di delocalizzazioni della proprietà». A fargli eco Stefano Diociaiuti, segretario regionale Fisascat, che ha parlato di 8mila posti di lavoro a rischio nella Capitale: «Bisogna fare una programmazione e riprogettare le politiche e gli aspetti tecnici per sostenere un settore che comprende un indotto ampio».
Il presidio – che si è tenuto poco distante dalla sede di Federalberghi dove si è discusso la procedura di licenziamento collettivo dello Sheraton – ha visto la presenza anche degli assessori comunali al Lavoro, Claudia Pratelli, e al Turismo, Alessandro Onorato, e di quello regionale al Lavoro, Claudio Di Berardino, il quale ha fatto sapere che è stato chiesto al Governo di «aprire un tavolo capace di dare risposte alla questione degli ammortizzatori sociali e di intervenire sui temi dello sviluppo del settore».
Intanto la presidente della IX Commissione in Consiglio regionale Eleonora Mattia ha annunciato che oggi sarà convocata una audizione «per avviare uno spazio di confronto serio sia sul breve termine che sulla strategia di ripresa a lungo raggio – ha dichiarato -. Nel Lazio da inizio pandemia abbiamo messo in campo misure per 40 milioni di euro per il sostegno alle imprese. Ora però l’impegno deve essere massimo».
20 gennaio 2022