Unicef: a Gaza oltre 5.600 i bambini uccisi; 9mila i feriti
A riferirlo è il direttore generale Catherine Russell, di ritorno da una missione nella Striscia. «Oltre un milione di piccoli non ha un posto sicuro dove rifugiarsi». Molti i dispersi
«Oggi sono stata in missione nella Striscia di Gaza per incontrare i bambini, le loro famiglie e gli operatori dell’Unicef. Ciò che ho visto e sentito è stato devastante». Il direttore generale Unicef Catherine Russell racconta la sua visita a Gaza, oggi, 15 novembre, e cita anzitutto i “numeri” che restituiscono la cifra del dramma: «Nella Striscia, 1 milione di bambini non ha un posto sicuro dove rifugiarsi. Le parti in conflitto stanno commettendo gravi violazioni contro i bambini, tra cui uccisioni, mutilazioni, rapimenti, attacchi su scuole e ospedali e la negazione dell’accesso umanitario. Tutte cose che l’Unicef condanna».
Ancora, stando agli ultimi dati, «a Gaza oltre 4.600 bambini sono stati uccisi e circa 9mila feriti. Molti sono dispersi e si pensa siano sepolti sotto le macerie di edifici e case crollate, il tragico risultato dell’uso di armi esplosive in aree popolate. Nel frattempo, i neonati che necessitano di cure specializzate sono morti in uno degli ospedali di Gaza, mentre l’energia elettrica e le forniture mediche si esauriscono e la violenza continua con effetto indiscriminato. All’ospedale Al Naser a Khan Yunis – prosegue ancora Russell -, ho incontrato pazienti e famiglie sfollate alla ricerca di un rifugio e sicurezza. Una ragazza di 16 anni dal suo letto in ospedale mi ha detto che il suo quartiere è stato bombardato. Lei è sopravvissuta ma i dottori hanno detto che non potrà più tornare a camminare. Nel reparto neonatale dell’ospedale i piccoli bambini si aggrappavano alla vita nelle incubatrici, mentre i medici si preoccupavano di come far funzionare le macchine senza carburante».
Nella sua missione il direttore generale ha incontrato anche gli operatori Unicef che «stanno continuando ad aiutare i bambini nonostante i pericoli e la devastazione. Hanno condiviso le loro storie strazianti sull’impatto della guerra sui loro figli, su membri delle loro famiglie uccisi e su come sono stati sfollati molte volte – riferisce -. Molte persone, compreso il nostro staff e le loro famiglie, adesso vivono in rifugi sovraffollati con pochissima acqua, cibo o servizi igienici decenti, condizioni che possono portare allo scoppio di malattie. Il rischio per il personale umanitario all’interno di Gaza è altissimo». Lo confermano i numeri: «Da ottobre sono stati uccisi più di 100 membri del personale dell’Unrwa».
L’Unicef e i suoi partner, assicura Russell, «stanno facendo tutto ciò che possono, compreso l’invio di forniture umanitarie disperatamente necessarie. Ma il gasolio è praticamente esaurito e alcuni ospedali e centri sanitari hanno smesso di funzionare. Senza carburante, gli impianti di desalinizzazione non possono produrre acqua potabile e le forniture umanitarie non possono essere distribuite». Anche l’apertura «intermittente» dei valichi di frontiera di Gaza ai carichi di forniture umanitarie «è insufficiente a soddisfare le esigenze che stanno raggiungendo livelli altissimi. E con l’inverno alle porte, il bisogno di carburante potrebbe diventare ancora più forte».
Il direttore generale Unicef rinnova quindi la richiesta «a tutte le parti» di «garantire che i bambini siano protetti e assistiti, come previsto dal diritto internazionale umanitario. Solo le parti in conflitto possono davvero fermare questo orrore – rileva -. Invito inoltre le parti ad attuare un immediato cessate il fuoco umanitario, a rilasciare in sicurezza tutti i bambini rapiti e detenuti e a garantire che il personale umanitario abbia un accesso sicuro, continuativo e senza ostacoli per raggiungere chi ne ha bisogno con tutti i servizi e gli aiuti salvavita».
15 novembre 2023