Canonizzazione del cardinale Pironio, l’intervento del cardinale vicario

TRIBUNALE DIOCESANO DEL VICARIATO DI ROMA
Sessione di chiusura
del Processo di Beatificazione e Canonizzazione del
Servo di Dio Card. Eduardo Francisco Pironio

1. Leggiamo nel Vangelo di Marco (3, 13-15): Gesù “salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì dodici – che chiamò apostoli – perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni”. Gesù sceglie quelli che ha nel cuore, quelli di cui si fida, quelli che chiama ad un rapporto di intensa intimità, e affida loro il Vangelo e la passione di trasmettere l’amore di Dio e degli uomini.
Questo testo evangelico mi pare possa essere, in qualche modo, una chiave interpretativa della vita del Servo di Dio, il Card. Eduardo Francisco Pironio, di cui oggi – con questa sessione pubblica – chiudiamo la prima fase, quella diocesana, della causa di beatificazione e canonizzazione.

2. Eduardo Francisco Pironio è nato a Nueve de Julio (provincia de Buenos Aires – Argentina) il 3 dicembre 1920, da Enrica Rosa Buttazzoni e Giuseppe Pironio, entrambi emigrati friulani. È stato il 22esimo figlio. “Nella storia della mia famiglia – disse una volta il Cardinale in un’intervista – c’è del miracoloso. Quando ebbe il suo primo figlio, mia madre aveva appena diciotto anni e si ammalò gravemente. Una volta guarita, i medici le dissero che non avrebbe più potuto avere figli senza mettere a rischio la vita. Andò allora a consultare il Vescovo ausiliare di La Plata che le disse: ‘I medici possono sbagliare: si metta nelle mani di Dio e compia i suoi doveri di sposa’. Mia madre da allora mise al mondo altri ventuno figli. Io sono l’ultimo nato e lei è vissuta fino ad ottantadue anni. Ma la storia non finisce qui, perché negli anni successivi venni nominato Vescovo ausiliare di La Plata, proprio al posto di colui che aveva benedetto mia madre. Nel giorno della mia ordinazione episcopale, l’Arcivescovo mi consegnò in regalo la croce pettorale di quel Vescovo senza sapere la storia che c’era dietro. Quando gli rivelai che dovevo la vita al proprietario di quella croce, si mise a piangere”.

3. Nei primi anni di vita il piccolo Eduardo imparò a pregare in friulano – come lui stesso raccontava – fiero delle sue origini ai cui rimase sempre legato. Entrò nel seminario San Giuseppe dell’Arcidiocesi di La Plata e all’età di 23 anni, il 5 dicembre 1943, venne ordinato sacerdote nella Basilica di Nostra Signora di Luján. Successivamente fu nominato superiore del Seminario Pio XII della diocesi di Mercedes, dove per 15 anni si dedicò alla formazione dei futuri sacerdoti.
Nel triennio 1953-1955 venne a Roma a perfezionare gli studi e conseguì la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Angelicum, con una tesi intitolata: “La paternità divina negli scritti di Dom Columba Marmion”. In quel tempo frequentò anche l’Istituto di Spiritualità.
Ritornato in Argentina, diventò formatore nei Seminari della Diocesi di Mercedes e dell’Arcidiocesi di La Plata fino al 1959, quando ricevette la nomina di Vicario Generale.
Un anno dopo, nel 1960, diventò professore e poi Rettore del Seminario di Buenos Aires di Villa Devoto; sempre nell’Arcidiocesi di Buenos Aires (dal 1960 al 1964) è stato professore e poi decano della Facoltà di Teologia della Pontificia Università Cattolica Argentina. In quelli stessi anni venne anche nominato Visitatore apostolico delle Università Cattoliche e, negli anni 1962-1964, fu perito al Concilio Vaticano II.
Fu consacrato Vescovo il 31 maggio 1964 nella Basilica di Nostra Signora di Luján. Come motto episcopale scelse un versetto della lettera di S. Paolo ai Colossesi: “Cristo tra voi, speranza della gloria” (Col 1,27), espressione che fu come un punto di riferimento del suo ministero pastorale, nella predicazione e negli scritti. Dopo tre anni di Ausiliare dell’Arcivescovo de La Plata, fu nominato Amministratore apostolico della Diocesi di Avellaneda.
Nel 1967, ricevette la nomina di Assistente nazionale dell’Azione Cattolica Argentina, iniziando così un fecondo apostolato a favore dei laici che si protrasse per un triennio. In questo periodo venne nominato anche Segretario generale della Conferenza Episcopale Latinoamericana (CELAM), incarico che svolse fino al 1972. Durante il mandato di Segretario del Celam fu anche Segretario della Conferenza di Medellin del 1968 (24 agosto- 6 settembre 1968). Del Celam il Card. Pironio ricoprì poi anche l’incarico di Presidente nel triennio 1972-1975.
Nel 1972 fu nominato Vescovo della Diocesi di Mar del Plata. In questo ministero ebbe modo di esprimere la sua sintesi teologica incentrata nell’espressione “Chiesa della Pasqua”. E’ stato infatti un innamorato del Mistero Pasquale, affascinato dalla persona di Cristo Signore, che dopo l’umiliazione della Croce è stato glorificato dal Padre. Il mistero della Pasqua è stato centrale nella spiritualità e nel ministero pastorale del Servo di Dio.
Il 20 settembre 1975, il Beato Paolo VI lo nominò Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita apostolica. Accolse con trepidazione l’incarico, che lo portò a seguire il rinnovamento postconciliare della vita religiosa, e durante gli 8 anni del suo servizio non perdette mai l’ occasione per invitare i consacrati a tornare al Vangelo e al servizio ecclesiale. Innumerevoli furono i Capitoli generali ai quali partecipò per il rinnovamento delle Costituzioni degli Istituti.
Paolo VI lo creò Cardinale nel Concistoro del 1976, assegnandogli il titolo dei Santi Cosma e Damiano.
L’8 aprile 1984, San Giovanni Paolo II nominò il Servo di Dio Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. Sono gli anni in cui cominciavano le Giornate Mondiali della Gioventù con cadenza biennale (nel 1987 Buenos Aires, poi Santiago de Compostela, Czestochowa, Denver e Manila nel 1995) e fiorirono tante nuove forme di aggregazioni laicali, insieme alla costituzione del Forum Internazionale di Azione Cattolica (FIAC), a conclusione del Sinodo del 1987 su “Vocazione e Missione dei laici nella Chiesa e nel Mondo”.
Bisogna dire che la nomina al Pontificio Consiglio per i Laici, sulle prime, lasciò sorpreso il Cardinale. Un suo collaboratore di quel tempo raccolse le sue impressioni con questi termini: «In quel momento mi sembrava, come sembrava a molti … di essere stato retrocesso ad un incarico di serie B. Invece ho scoperto di essere stato promosso allo stato laicale. I laici infatti formano la maggioranza del popolo di Dio. … In questo Pontificio Consiglio ho potuto lavorare affinché i grandi movimenti ecclesiali, che sono un vero dono di Dio e una grazia dello Spirito Santo, possano armoniosamente inserirsi e si sentano accolti nella vita delle Chiese locali. Sono contento di finire lì il mio servizio alla Chiesa: un lavoro a contatto con i laici, proprio come quando ho iniziato il mio ministero, tanti anni fa».
Negli anni di servizio al Papa, il Card. Pironio fu membro di vari Dicasteri della Curia Romana (Segreteria di Stato, Congregazione per le Chiese Orientali, per le Cause dei Santi, per i Vescovi, per l’Evangelizzazione dei Popoli, per l’Educazione Cattolica, per il Pontificio Consiglio per l’ Interpretazione dei testi legislativi e per la Pontificia Commissione per l’America Latina) e partecipò anche a tutti i Sinodi dei Vescovi che furono celebrati.
Un particolare ricordo merita il suo impegno nella preparazione e nella guida delle Giornate Mondiali della Gioventù. Scrive un suo collaboratore di quel tempo: “Nate dall’intuizione profetica e dal grande amore per i giovani di Giovanni Paolo II, questi incontri hanno trovato nel Cardinale il sostenitore convinto e l’artefice sapiente: … facendosi pellegrino instancabile con il Papa … sulle strade del mondo, ha accompagnato [i giovani] con tenerezza e amore … Ogni volta, con la parola e la presenza assidua, discreta, sorridente e paterna, marcava un passo in avanti, un cambiamento nel sentire, una prospettiva diversa su cui riflettere, un seme nuovo, che deponeva con delicatezza e fiducia nelle fertile terra della verde età”.
L’11 luglio 1995 Giovanni Paolo II promosse il Cardinale all’ordine dei Cardinali Vescovi, assegnandogli il titolo della Chiesa Suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto. Ma la sua salute era già minata da un tumore fin dal 1984. Quando gli fu diagnosticato dai medici di Bologna, si confidò con il Segretario con queste parole: «È salito a bordo il pilota che mi condurrà in porto». La grave malattia riemerse verso la fine del 1996 e dopo più di un anno di sofferenze vissute come testimone di gioiosa speranza pasquale il 5 febbraio 1998 iniziò la sua Pasqua eterna. Il Cardinale Pironio visse profondamente immerso in Dio Uno e Trino. Nel suo Testamento Spirituale si legge: “Gusté su presencia amorosa en la pequeñez de mi alma” (ho esperimentato/assaporato la sua presenza amorevole nella piccolezza della mia anima). I funerali furono celebrati nella Basilica di San Pietro in Vaticano, due giorni dopo, da Giovanni Paolo II che nell’omelia affermava: “Ha testimoniato la sua fede nella gioia: gioia di essere sacerdote e desiderio costante di comunicarla ai giovani d’oggi”. I suoi resti mortali riposano nella Basilica di Luján, dove sono visitati da tanti fedeli.

4. Mi sia permesso dire soltanto qualche parola sul profilo spirituale del Servo di Dio.
Era anzitutto un uomo di preghiera, immerso nel silenzio contemplava Dio, la Chiesa, l’uomo.
Era poi un uomo della Parola di Dio, meditata, pregata, annunziata e vissuta nella gioia che sgorgava dall’incontro personale con Dio manifestato in Cristo, che lo liberava dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. La sua parola era frutto di un cuore elevato dalla grazia che voleva trasmettere con un unico desiderio: incoraggiare le persone a diventare mature nella vita personale e nella vita comunitaria.
Non ebbe mai intenzione di fare il teologo di professione, e neanche di pubblicare libri; scriveva con uno stile teologico-pastorale, semplice e chiaro. Partendo da un tema, vi rifletteva alla luce della Parola di Dio e del Magistero, e arrivava a conclusioni utili per orientare la vita, inducendo l’ascoltatore o il lettore alla meditazione e alla preghiera.
Il Card. Pironio era uomo di Chiesa, con una profonda fede nel Papa, nel quale “vedeva” Cristo, e con un profondo senso ecclesiale che si evidenziava attraverso gli scritti e la testimonianza delle persone che lo hanno conosciuto.
Nei suoi scritti la Chiesa è presentata come iscritta nel cuore di Dio e nella storia del mondo. Perciò negli anni del post-concilio, il suo insegnamento è stato di grande aiuto a chi per stare nel mondo rischiava di diluire l’identità cristiana; e anche a quanti, per non essere del mondo, correvano il pericolo di dimenticare che, sebbene non appartenessero al mondo, erano lì per servirlo. Per questo insisteva molto che la Chiesa è insieme “mistero”, “comunione” e “missione”.
Per l’America Latina aveva pensato e coniato l’espressione “Chiesa della Pasqua”, cioè una Chiesa povera, contemplativa, profetica, e anche una Chiesa del silenzio, della croce, e che ha la sua espressione alta nell’Eucarestia, perché ogni vita cristiana è celebrazione del mistero pasquale. Una Chiesa aperta al mondo, al servizio degli uomini, dove i cristiani laici devono occuparsi delle cose del mondo, trasformando la storia dall’interno con la luce della Parola di Dio e sotto l’azione dello Spirito Santo.
Il Servo di Dio era un pastore con una grande sensibilità umana. È stato un cultore dell’amicizia che per lui era parte integrante dell’esercizio della carità. Nelle sue lettere si percepisce il realismo, l’umanità e l’ottimismo. Egli non si nascondeva i problemi, nè tanto meno li ignorava, ma invitava tutti a superarli con semplicità, mostrando loro le proprie ricchezze umane come padre, fratello, amico che condivideva il dolore ed accompagnava nel cammino. Tutto ciò che era umano aveva risonanza nel suo cuore di pastore. Tutto ciò che riguardava l’uomo era oggetto di comprensione e di rispetto.
Infine, ebbe una particolare sensibilità pastorale per i giovani. Nella sua lunga e vasta esperienza seppe percepire i loro interrogativi più profondi e i desideri più genuini, ma seppe anche fidarsi di loro e scoprirne le ricchezze di entusiasmo, di disponibilità e di creatività.

5. In conclusione, il Servo di Dio è stato per tutti un testimone che ha sperimentato “l’invisibile” in maniera profonda, immerso nell’amore del Padre e immedesimato in Cristo.
Frère Roger di Taizé scrisse di lui: “Con il dono della sua vita, il Cardinale rifletteva l’immagine di una Chiesa che nei piccoli dettagli si rende accogliente, vicina alla sofferenza degli uomini, presente nella storia e attenta ai più poveri. Era cosciente di questa grande verità di fede: quanto più ci avviciniamo alla gioia e alla semplicità evangeliche, tanto più riusciamo a trasmettere le certezze che ci vengono dalla fede… Pironio, uomo di Dio, irradiava la santità di Dio nella Chiesa”.

Un suo collaboratore, così ha descritto gli ultimi giorni della sua vita: “Quanti lo abbiamo visto morire ci siamo detti: quest’uomo è di quelli che hanno imparato dalla vita a morire bene e perciò ci lascia con la intima e forte convinzione che continuerà a vivere. Con tale certezza di fede e speranza trascorse, in particolare, gli ultimi dieci giorni della sua esistenza. Quando il Papa lo chiamò al telefono – era il lunedì 2 febbraio 1998 – disse: «Santo Padre, vado in cielo. Ci vedremo in cielo. Da lassù continuerò ad aiutarLa nel servizio della Chiesa. Continuerò a pregare per Lei. Grazie per la fiducia che mi ha dato. Mi perdoni se non sempre ho saputo rispondere alle Sue attese. Le rinnovo la mia fedeltà»”.

6. Resto personalmente convinto che quella del Card. Pironio sia stata una personalità straordinaria, nella quale la potenza trasformante della grazia abbia trovato una natura umana particolarmente dotata e docile ad essere plasmata e trasformata dall’azione dello Spirito Santo.
Chi ha avuto la gioia di conoscerlo e di frequentarlo potrà convenire che il Servo di Dio sia stato un vero discepolo di Gesù, che ha fatto della sequela di Cristo l’unica ragione di vita, perché ha ricondotto tutto a Dio, sapendo riconoscere in ogni esperienza la mano della Provvidenza del Signore. La sua testimonianza spirituale resta per noi una preziosa eredità.

7. Accompagniamo con la preghiera il cammino della causa, che da ora è affidata allo studio e all’esame della Congregazione per le Cause dei Santi, perché – se al Signore piacerà – possa avere un percorso spedito e giungere ad una felice conclusione. Dal cielo il Servo di Dio, il Card. Eduardo Francisco Pironio interceda per la Chiesa pellegrina nel tempo, perché vescovi, presbiteri e laici possano “avanzare sulla via della fede viva, la quale accende la speranza e opera per mezzo della carità” (Lumen gentium, 41).

Dal Palazzo del Laterano, 11 marzo 2016

Agostino Card. Vallini
Vicario generale di Sua Santità
per la Diocesi di Roma