Alluvione nelle Marche. Almeno 8 i morti e 4 i dispersi

I dati forniti dalla prefettura di Ancona. Caduta in un pomeriggio la pioggia di 6 mesi. Oltre 150 gli interventi effettuati da almeno 180 vigili del fuoco al lavoro nella zona. Decaro (Anci): «Massimo sforzo per aiutare i Comuni colpiti». Anbi: «Tanta rabbia e tanto dolore»

«Una situazione apocalittica». Il sindaco di Castellone di Suasa, in provincia di Ancona, Carlo Manfredi, descrive così l’alluvione che nella notte tra 15 e 16 settembre ha colpito le Marche. Alluvioni, esondazioni e smottamenti hanno distrutto edifici e infrastrutture. Il numero dei morti oscilla tra gli 8 e i 10; 4 i dispersi, tra cui una donna con la figlia e un altro bambino, che la corrente d’acqua ha trascinato via dalle braccia della mamma. Secondo quanto ricostruito dai soccorritori, la donna sarebbe riuscita a lasciare l’auto con il bambino in braccio ma sarebbe poi stata nuovamente travolta. I vigili del fuoco l’hanno soccorsa e salvata nella notte ma al momento del bambino non c’è traccia.

I dati sono stati comunicati prefettura di Ancona alla sala operativa del Dipartimento della Protezione civile. Almeno 180 i vigili del fuoco al lavoro nella zona colpita, che hanno effettuato più di 150 interventi, salvando nella notte decine di persone fuggite sui tetti delle case e sugli alberi.  Le vittime sono a Ostra, a Trecastelli e a Barbara, tutti nella zona dell’anconetano. Nelle parole dell’assessore regionale alla Protezione civile Stefano Aguzzi, l’ondata di maltempo che ha colpito le Marche «non era prevista a questi livelli, non avevamo livelli di allarme». Basti pensare che in circa 3 ore si sono abbattuti sul territorio «400 millimetri di pioggia, vale a dire 400 litri per metro quadro», riferisce il responsabile delle emergenze del Dipartimento della Protezione civile Luigi D’Angelo. In pratica, la pioggia di circa 6 mesi. «È stato un evento estremamente intenso – sottolinea -, tutte le forze sono in campo e al lavoro. Probabilmente il caldo di questi giorni, scontrandosi con con una cella di aria fredda, ha determinato dei fenomeni così violenti».

Il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio è partito per le Marche subito dopo la bomba d’acqua mentre il presidente della Regione Francesco Aquaroli riferisce delle telefonate ricevute dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dal premier Mario Draghi. Il capo dello Stato, specifica, «ha espresso la solidarietà alla nostra comunità e gratitudine a tutti quanti stanno instancabilmente lavorando per i soccorsi. Draghi ha espresso la sua vicinanza rassicurandomi sul supporto per ogni necessaria esigenza. Il dolore per quanto accaduto è profondo – prosegue -ma la comunità marchigiana è forte e saprà reagire. Il pensiero va alle persone scomparse e alle loro famiglie, a cui esprimo cordoglio e vicinanza».

Vicinanza e solidarietà arrivano intanto dalla Croce rossa italiana, attraverso le parole del presidente Francesco Rocca, che assicura: «Sia a livello locale che nazionale, siamo operativi nei soccorsi e nell’assistenza». Anche le Acli nazionali «si stringono attorno ai familiari delle vittime dell’alluvione – si legge in una nota – ed esprimono solidarietà e vicinanza agli amici delle Acli Marche, delle Acli di Ancona e delle Acli di Pesaro, in particolare a tutti i cittadini e agli aclisti di Senigallia, Sassoferrato, Arceviesele, delle frazioni di Casine di Ostra e di Pianello, dove ci sono circoli delle Acli e dove, purtroppo, ci sono delle vittime». Ancora, il presidente dell’Associazione nazionale Comuni italiani Antonio Decaro parla di «una vera tragedia. Provo angoscia per il numero delle vittime, per il destino delle persone che risultano disperse e per la condizione di chi in pochi minuti ha perso tutto. Siamo vicini ai sindaci dei Comuni colpiti e alle loro comunità, occorre fare il massimo sforzo perché i soccorsi siano rapidi ed efficaci, e perché da subito siano disponibili mezzi e risorse per sostenere la ripresa di quei territori – l’esortazione -. L’Anci sarà anche questa volta a fianco dei nostri colleghi sindaci, con tutto il contributo possibile».

Nelle parole di Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi), «rabbia, tanta rabbia e tanto dolore per le persone, che stanno perdendo beni e soprattutto affetti familiari. Oltre a ciò, la consapevolezza che eventi meteo come quello che sta colpendo le Marche possono ripetersi già nelle prossime ore in altre zone d’Italia. Nessuno ora dica di non sapere – prosegue -, perché sono anni, che lo denunciamo in sintonia con la scienza, accrescendo l’allarme nei mesi scorsi: il territorio italiano è alla mercé dei cambiamenti climatici e dell’estremizzazione degli eventi meteo, dopo anni di mancati investimenti nella sicurezza idrogeologica dei territori», avverte.

Ora, gli fa eco il direttore generale Anbi Massimo Gargano, «inizierà la litania della dichiarazione dello stato di calamità che, dati alla mano, ristorerà solo il 10% dei danni subiti dalle persone, senza considerare l’incommensurabile perdita di vite umane e poi comincerà l’ennesimo stato d’emergenza con costi 7 volte maggiori degli interventi in prevenzione e lunghi tempi di  ricostruzione, a cui si devono sommare le perdite per l’economia e lo sviluppo delle comunità. Soprattutto ora, in campagna elettorale – riflette -, comincerà l’uso dei verbi della buona volontà al futuro, quando da anni, come ora, ripetiamo che bisogna intervenire con urgenza per adeguare la rete idraulica del Paese per la quale nel 2020 abbiamo presentato un ennesimo Piano di efficientamento con 858 interventi prioritari, perlopiù definitivi ed esecutivi, cioè cantierabili, capaci di aumentare resilienza ed occupazione, ma ancora disatteso». Proprio ieri, ricorda Vincenzi, l’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche aveva segnalato che «le Marche e l’Italia centrale sono state colpite da una straordinaria siccità, cui è collegato un poco percepito, ma alto rischio idrogeologico, conseguenza di finora inusuali fattori climatici, a cui si uniscono terreni inariditi dalla siccità e infrastrutture idrauliche rese insufficienti anche dalla crescente cementificazione».

16 settembre 2022