Centro Astalli, i rifugiati nel racconto dei ragazzi

A fine luglio si riunirà la giuria per i concorsi letterari rivolti alle scuole, legati a due progetti. Obiettivi: sensibilizzare, crescere e ascoltare. Temi portanti: diritto d’asilo e dialogo interreligioso

Sensibilizzare, ascoltare e crescere. Si possono sintetizzare così gli obiettivi dei progetti «Finestre – Storie di Rifugiati» e «Incontri» che il Centro Astalli dedica, ogni anno, agli studenti delle scuole medie e superiori di tutta Italia. Diritto all’asilo e dialogo interreligioso sono i temi portanti che trovano il loro punto di forza nell’incontro in classe con un rifugiato o con il testimone di una religione. L’idea nasce nel 2002, ha il patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e della Pontificia Università Gregoriana: «Abbiamo iniziato con “Finestre” – spiega Donatella Parisi, responsabile della comunicazione del Centro Astalli – dove, ogni anno scolastico, è affrontato un tema specifico sui rifugiati, sulla loro storia e sul perché del loro viaggio.

«È un tema di stretta attualità, dedicato agli studenti che vogliono conoscere meglio i motivi della migrazione forzata». L’ascolto diretto con un rifugiato permette di approfondire più facilmente le tematiche dell’esilio, partendo dalla conoscenza reciproca. È proprio su questo che si fonda il progetto. Grazie ai sussidi, pubblicati on line dal Centro Astalli, i ragazzi sono guidati nella comprensione dei temi legati all’asilo e ai diritti umani e alla conoscenza dei principali scenari geopolitici da cui nasce la migrazione.

La possibilità di consultare facilmente il materiale permette di prepararsi al meglio all’incontro con il rifugiato. «Ogni anno cerchiamo di arricchire le proposte didattiche su questi temi – spiega Donatella Parisi –. Abbiamo notato che così si creano conoscenza e legami. I rifugiati sono persone che vivono la propria quotidianità nel contesto cittadino, con gli italiani, e ai ragazzi questa conoscenza è utile per non fare differenze. Dall’incontro escono arricchiti e con un’idea diversa da quella che avevano all’inizio di questo percorso. Spesso, infatti, capita che i ragazzi siano diffidenti a causa di preconcetti maturati tra le mura domestiche. Alla fine dell’incontro molti chiedono di fare volontariato con noi o, semplicemente, diventano amici del rifugiato. E poi accadono dei piccoli miracoli: l’anno scorso, un richiedente asilo che aveva raccontato la sua storia in un liceo romano, è stato assunto dal papà di una studentessa che ha una piccola azienda. Cercava lavoro e successivamente, questo imprenditore ha assunto anche altri quattro suoi amici».

Dopo gli attentati di Madrid e Londra, nel 2004, nasce «Incontri», dove è affrontato il tema interreligioso: «Lo abbiamo pensato perché oggi più che mai sono tantissimi i ragazzi di religioni diverse che affollano le scuole italiane – spiega Donatella Parisi – forti anche della nostra esperienza al Centro Astalli, dove l’80% dei nostri ospiti sono islamici. Consapevoli di questa ricchezza, l’abbiamo trasformata in proposta culturale per le scuole». Anche qui, i materiali didattici sono forniti on line e l’argomento è affrontato in classe dagli insegnati. Il progetto prevede sia l’incontro con il testimone di una religione diversa sia la visita in un centro di culto.

Ai due progetti è legato il concorso letterario «Scriviamo a colori» per le scuole medie e «La scrittura non va in esilio» per le superiori. «La giuria, composta da giornalisti, scrittori, rappresentanti della cultura e delle istituzioni italiane, si riunirà a fine luglio per valutare i racconti – spiega Donatella Parisi –. Quest’anno ne abbiamo ricevuti oltre 300. A settembre si decreta il vincitore, premiato ad ottobre, nella grande festa che ogni anno organizziamo per le scuole e a cui partecipano oltre mille studenti». I segnali positivi sono tanti: «Quello che spesso diciamo – conclude Parisi – è che purtroppo, il modo di pensare dei ragazzi viene sottovalutato, raramente è raccontato dai media. Invece il loro punto di vista è importante. Abbiamo studenti aperti, curiosi, anche se all’inizio possono sembrare diffidenti. Alla fine di questo percorso, sono felici delle loro scoperte e più consapevoli della realtà che li circonda».

23 luglio 2018