Diabete: meglio non sottovalutarlo

Secondo l’Istat oltre 5 milioni di persone in Italia sanno di avere il diabete. A queste vanno aggiunti almeno 1-2 milioni che ancora non lo sanno: fondamentale migliorare gli stili di vita

Fra pochi giorni – il 14 novembre – in tutto il mondo sarà celebrata la Giornata mondiale del diabete, unica malattia non infettiva considerata endemicamente importante dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma perché tanta attenzione? Principalmente perché la prevalenza del diabete aumenta di anno in anno con numeri impressionanti, oltre ogni possibile immaginazione. La stima è che nel mondo ci siano già oltre 400 milioni di persone con diabete. Secondo l’ISTAT oltre 5 milioni di persone in Italia sanno di avere il diabete; purtroppo a queste vanno aggiunti almeno 1-2 milioni che ancora non lo sanno.

Il diabete mellito è caratterizzato dalla presenza di iperglicemia, a sua volta prevalentemente dovuta ad una carenza assoluta di insulina (diabete di tipo 1, una volta detto giovanile o insulino-dipendente; per fortuna più raro) o una carenza relativa alla richiesta di insulina, cioè prodotta in quantità minore di quanto il nostro corpo ne vorrebbe per mantenere la glicemia sotto controllo. Questa seconda forma di diabete è detta di tipo 2 (una volta detta anche dell’anziano o alimentare) ed è quella che sta aumentando di frequenza in maniera impressionante.

I motivi sono molti: dieta scorretta, scarsa attività fisica ma anche (per fortuna) maggiore longevità. E forse questo è uno dei maggiori problemi: se una volta “un po’ di diabete” insorgeva a sessant’anni ed in fondo bastava un po’ di dieta per tenerlo sotto controllo nella successiva decade di vita, ora appare a quarant’anni (negli Stati Uniti anche in età adolescenziale) e tenerlo sotto controllo nei successivi 40 anni di vita (meglio se di più) è impresa assai difficile.

Molto si può fare. Ovviamente migliorare il proprio stile di vita (non tagliando pane e pasta, ma semplicemente mangiando sano) ma soprattutto verificare il proprio rischio e se possibile rimandare l’eventuale insorgenza (non sempre il diabete si può prevenire). Ancora più importante è la prevenzione secondaria. Il diabete infatti è una malattia progressiva, che si auto-alimenta: meno ci si cura e più grave diventa nel tempo. Non prendere la giusta medicina oggi significa doverne prendere molte di più domani, talvolta fino all’insulina. Se questo peggioramento si può evitare, perché non farlo subito?

In più il diabete non ben trattato comporta un aumentato rischio di complicanze, alcune specifiche del diabete (retinopatia, neuropatia, nefropatia: il diabete è ad esempio  la prima causa di dialisi), altre meno specifiche ma più frequenti e più gravi in chi ha il diabete, come infarto del miocardio o di ictus. Ma anche qui una buona notizia: negli ultimi anni molte nuove medicine per il diabete hanno dimostrato di ridurre anche del 30% il rischio per malattie cardiovascolari; a parità di controllo della glicemia e senza il rischio di ipoglicemie. Farmaci costosi, è vero, ma in molti casi davvero “salvavita”. Ecco perché la Giornata mondiale del diabete viene celebrata ogni anno. Per fare informazione e capire, imparare, prevenire e curare una malattia senza sintomi ma grave e troppo spesso sottovalutata. (Andrea Giaccari, coordinatore del Team Diabete del Centro per le malattie endocrine e metaboliche della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli)

 

7 novembre 2018