Il mondo del lavoro cattolico contro l’abolizione dei voucher

Per l’economista Zamagni la misura era valida ma necessitava di correzioni. Mcl e Acli: «Politica schizofrenica e poco lungimirante»

Per l’economista Zamagni la misura era valida ma necessitava di correzioni. Mcl e Acli: «Politica schizofrenica e poco lungimirante» 

È una stroncatura quella che arriva dal mondo del lavoro cattolico nei confronti del decreto legge che ha cancellato i voucher. Parla di «come una misura di per sé valida possa degenerare nel corso del tempo. Noi siamo unici al mondo per questa capacità» l’economista Stefano Zamagni. «L’esecutivo, sapendo che la Cgil avrebbe vinto la consultazione referendaria, ha giocato d’anticipo. Ma la cancellazione totale – osserva Zamagni – non è la soluzione ottimale. Sarebbe stato meglio tornare alla lettera e allo spirito della legge Biagi».

Per l’economista i problemi – e i conseguenti abusi – sono dovuti alla progressiva estensione nell’uso dei voucher operata dal secondo governo Berlusconi e soprattutto dal governo Monti, «che nel 2012 consentì a qualunque tipo di attività lavorativa, indipendentemente dalla dimensione d’impresa, di utilizzarli». «In certe circostanze e in definiti comparti – riconosce Zamagni – l’uso del voucher rappresenta un modo per assecondare le esigenze sia di chi produce, sia di chi lavora. Invece, avendo esagerato, oggi ci troviamo senza uno strumento che gli altri Paesi hanno per permettere queste minime quanto necessarie forme di flessibilità».

Per Carlo Costali del Movimento cristiano
lavoratori (Mcl) «L’abolizione dei voucher è un ennesimo grave errore di una politica schizofrenica e poco lungimirante, una politica che continua a far prevalere le scelte tattiche del momento nonostante facciano male al Paese». Per il sindacalista siamo davanti a «una politica che non è in grado di avere una visione generale e a un governo debole che non ha avuto il coraggio di affrontare, nei mesi precedenti, le correzioni necessarie a raddrizzare le storture derivanti da un uso improprio dei voucher: storture già evidenti anche durante il governo Renzi, e più volte denunciate». D’altra parte, ha aggiunto Costalli, «l’abolizione completa dei voucher porterà come conseguenza un aumento del lavoro sommerso, che è la vera piaga di questo Paese».

È preoccupato, il leader del Mcl, per i tanti «riformisti che annullano le riforme invece di correggerle, e che sarebbero stati pronti persino a rinnegare il Jobs Act se la Consulta non avesse bocciato il referendum per paura di un 4 dicembre bis: un Jobs Act che, invece, ha necessità di profonde correzioni. È ormai evidente la necessità urgente di un profondo ripensamento sulle normative sul lavoro: ripensamento che questo Governo non sembra in grado di fare, condizionato com’è fra i dibatti congressuali nel Pd e il nodo della legge elettorale, che prima o poi dovrà affrontare», ha concluso il presidente di Mcl.

«La decisione di abolire i buoni lavoro toglie una forma di regolazione del lavoro». Roberto Rossini, presidente delle Acli, commenta così in merito la decisione del governo Gentiloni. «Il loro uso – continua Rossini – si era trasformato in abuso: per questo eravamo favorevoli a importanti modifiche che avrebbero riportato lo strumento in linea con gli obiettivi per i quali fu introdotto, ossia far emergere il lavoro nero e fornire alcune tutele ai lavoratori più deboli». «Condividiamo – aggiunge il presidente delle Acli – la decisione politica di non dividersi sui temi del lavoro sottoponendosi ad un referendum che avrebbe rischiato di spaccare il mondo del lavoro. Ma toccherà poi alla politica stessa riprendere questa materia per poter disciplinare alcune situazioni lavorative che esistono e vanno normate».

20 marzo 2017