Il Papa: nel dramma della pandemia, Gesù dice a ciascuno “Coraggio, apri il cuore al mio amore”
La Domenica della Palme nella basilica di San Pietro. Nella 35ª Giornata mondiale della gioventù, ai ragazzi l'invito a guardare ai «veri eroi» di questi giorni: «Quelli che danno se stessi per servire gli altri». A tutti l'invito: «In questi giorni santi, guardate il Crocifisso»
Papa Francesco ha inaugurato ieri, 5 aprile, la Settimana Santa più singolare della storia con la celebrazione della Domenica delle Palme nella basilica di San Pietro. Ha utilizzato l’altare della Cattedra, assistito da monsignor Marini ma senza vescovi e cardinali, con la sola eccezione della presenza dell’arciprete della basilica, Angelo Comastri, che non ha tuttavia concelebrato, e con pochissime altre persone. Un clima surreale quasi come quello dell’adorazione in piazza di dieci giorni fa. E come dieci giorni fa a “presiedere” la celebrazione c’erano l’icona di Maria Salus Populi Romani e il Crocifisso miracoloso di San Marcello. Il pontefice e i pochi presenti avevano in mano i parmuleri, le palme intrecciate tipiche della tradizione ligure. Il Papa ha percorso la navata centrale per una breve processione ricordando l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme.
Una domenica in cui si celebrava la 35ª Giornata mondiale della Gioventù a livello diocesano. E proprio ai giovani il Papa si è rivolto al termine dell’omelia, facendo riferimento alla situazione di emergenza sanitaria: «Guardate ai veri eroi, che in questi giorni vengono alla luce: non sono quelli che hanno fama, soldi e successo ma quelli che danno se stessi per servire gli altri. Sentitevi chiamati a mettere in gioco la vita. Non abbiate paura di spenderla per Dio e per gli altri, ci guadagnerete! Perché la vita è un dono che si riceve donandosi. E perché la gioia più grande è dire sì all’amore, senza se e senza ma. Come ha fatto Gesù per noi». Poi, prima della recita dell’Angelus, al termine della Messa il Papa ha ricordato che il passaggio della Croce dai giovani di Panama a quelli di Lisbona, che doveva avvenire in questa occasione, è stato rimandato al 22 novembre, festa di Cristo Re: «In attesa di quel momento, esorto voi giovani a coltivare e testimoniare la speranza, la generosità, la solidarietà di cui tutti abbiamo bisogno in questo tempo difficile».
Nell’omelia il Papa ha ricordato che «Dio ci ha salvato servendoci». E in che modo? «Gli siamo cari e gli siamo costati cari – ha detto Francesco -. Il suo amore lo ha portato a sacrificarsi per noi, a prendere su di sé tutto il nostro male. È una cosa che lascia a bocca aperta: Dio ci ha salvati lasciando che il nostro male si accanisse su di Lui.» Un servizio che Dio ha voluto spingere fino alle estreme conseguenze, permettendo che Gesù provasse «le situazioni più dolorose per chi ama: il tradimento e l’abbandono. Gesù – ha spiegato il Papa – ha subito il tradimento del discepolo che l’ha venduto e del discepolo che l’ha rinnegato. È stato tradito dalla gente che lo osannava e poi ha gridato: “Sia crocifisso”. È stato tradito dall’istituzione religiosa che l’ha condannato ingiustamente e dall’istituzione politica che si è lavata le mani. Pensiamo ai piccoli o grandi tradimenti che abbiamo subito nella vita. È terribile quando si scopre che la fiducia ben riposta viene ingannata».
Francesco ha invitato a guardarci dentro. «Se siamo sinceri con noi stessi, vedremo le nostre infedeltà. Quante falsità, ipocrisie e doppiezze! Quante buone intenzioni tradite! Quante promesse non mantenute! Quanti propositi lasciati svanire!». E per servirci Cristo «ci ha guariti prendendo su di sé le nostre infedeltà, togliendoci i nostri tradimenti. Così che noi, anziché scoraggiarci per la paura di non farcela, possiamo alzare lo sguardo verso il Crocifisso, ricevere il suo abbraccio e dire: “Ecco, la mia infedeltà è lì, l’hai presa Tu, Gesù. Mi apri le braccia, mi servi col tuo amore, continui a sostenermi… Allora vado avanti!».
Poi c’è l’abbandono. Sulla croce, Gesù rivolto a Dio «grida a gran voce il “perché?”, il “perché?” più lacerante: “Perché anche Tu mi hai abbandonato?”. “Perché tutto questo? Ancora una volta per noi, per servirci. Perché quando ci sentiamo con le spalle al muro, quando ci troviamo in un vicolo cieco, senza luce e via di uscita, quando sembra che perfino Dio non risponda, ci ricordiamo di non essere soli. Gesù ha provato l’abbandono totale, la situazione a Lui più estranea, per essere in tutto solidale con noi. L’ha fatto per me, per te, per tutti noi, lo ha fatto per dirci: “Non temere, non sei solo. Ho provato tutta la tua desolazione per essere sempre al tuo fianco”».
Il Santo Padre ha poi “calato” la Passione nel contesto attuale. «Oggi, nel dramma della pandemia, di fronte a tante certezze che si sgretolano, di fronte a tante aspettative tradite, nel senso di abbandono che ci stringe il cuore, Gesù dice a ciascuno: “Coraggio: apri il cuore al mio amore. Sentirai la consolazione di Dio, che ti sostiene”. Cari fratelli e sorelle, che cosa possiamo fare dinanzi a Dio che ci ha serviti fino a provare il tradimento e l’abbandono? Possiamo non tradire quello per cui siamo stati creati, non abbandonare ciò che conta. Siamo al mondo per amare Lui e gli altri. Il resto passa, questo rimane. Il dramma che stiamo attraversando in questo tempo ci spinge a prendere sul serio quel che è serio, a non perderci in cose di poco conto; a riscoprire che la vita non serve se non si serve. Perché la vita si misura sull’amore».
Di qui qualche suggerimento sul modo di vivere la Settimana Santa che ci condurrà alla Pasqua di Risurrezione: «In questi giorni santi, a casa, stiamo davanti al Crocifisso – guardate, guardate il Crocifisso! -, misura dell’amore di Dio per noi. Davanti a Dio che ci serve fino a dare la vita, chiediamo, guardando il Crocifisso, la grazia di vivere per servire. Cerchiamo di contattare chi soffre, chi è solo e bisognoso. Non pensiamo solo a quello che ci manca, pensiamo al bene che possiamo fare. Certo – ha concluso – amare, pregare, perdonare, prendersi cura degli altri, in famiglia come nella società, può costare. Può sembrare una via crucis. Ma la via del servizio è la via vincente, che ci ha salvati e che ci salva, ci salva la vita».
Prima dell’Angelus il Papa ha anche ricordato che oggi, 6 aprile, è la Giornata mondiale dello sport per la pace e lo sviluppo, indetta dalle Nazioni Unite. In un momento in cui le manifestazioni sportive sono sospese, il Bergoglio ha affermato che «vengono fuori i frutti migliori dello sport: la resistenza, lo spirito di squadra, la fratellanza, il dare il meglio di sé. Dunque, rilanciamo lo sport per la pace e lo sviluppo».
Infine, l’invito a vivere in famiglia le celebrazioni della Settimana Santa. Il Papa presiederà i riti del Triduo Pasquale sempre all’altare della Cattedra nella basilica vaticana in assenza di fedeli ma con la possibilità di seguire le celebrazioni attraverso i diversi mezzi tecnologici, dalla televisione al canale Youtube e alla pagina Facebook di Vatican News. Giovedì Santo alle 18 si terrà la Messa in Coena Domini e Venerdì Santo alla stessa ora la rievocazione della Passione del Signore. La Via Crucis ovviamente non si terrà al Colosseo ma sul sagrato di San Pietro alle 21. Alla stessa ora di sabato 11 aprile inizierà la Veglia Pasquale mentre la domenica di Pasqua la Messa inizierà alle 11 e terminerà con la benedizione Urbi et Orbi.
6 aprile 2020