Indi Gregory, i vescovi inglesi: «Mai rinunciare alla speranza»

La Conferenza episcopale britannica interviene sul caso della neonata affetta da malattia incurabile alla quale i medici vogliono interrompere i supporti vitali

«La tragica situazione della piccola Indi Gregory spezza il cuore, soprattutto pensando all’affetto dei suoi genitori, Claire e Dean, dei suoi fratelli e della sua famiglia estesa». La Conferenza episcopale inglese interviene sul caso delle neonata di 8 mesi affetta da una malattia rara del Dna mitocondriale, alla quale i medici del Queen’s Medical Centre di Nottingham vogliono da settimane interrompere i supporti vitali. Inutili, sembra, i tentativi dell’Italia che ha concesso alla piccola la cittadinanza per poterle assicurare le cure dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, disponibile ad accoglierla: alle 15 ora italiana il giudice Robert Peel, dell’Alta Corte britannica, deciderà se Indi può morire a casa oppure se deve rimanere in ospedale, come vogliono i medici.

Il vescovo inglese responsabile per il settore Vita John Sherrington e il vescovo Patrick McKinney, che guida la diocesi di Nottingham dove la bambina vive, riconoscono che «chi cura Indi, all’ospedale Queen’s Medical di Nottingham, pensa di aver fatto tutto il possibile per aiutarla. Tuttavia, come persone di speranza, riconosciamo che i suoi genitori vogliono esplorare ogni possibilità di allungare la sua vita, anche se questo non comporta nessuna certezza che le cure avranno successo e ciò vorrebbe dire il trasferimento di Indi all’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Genitori e medici cercano di fare il migliore interesse di Indi».

Entrando quindi nel merito dell’assistenza medica di cui la neonata ha bisogno per sopravvivere, i presuli osservano ancora che «quando le terapie diventano sproporzionate e non portano benefici, bisogna garantire a un malato adeguate cure palliative. La sospensione di cure diventate eccessive – rilevano – non giustifica la sospensione di terapie essenziali come idratazione, nutrizione, adeguato sostegno per la respirazione, termoregolazione e terapia del dolore purché il malato ne tragga beneficio. Insieme all’assistenza spirituale per una persona che incontrerà presto Dio, la Chiesa considera queste cure come necessarie per accompagnare questi piccoli pazienti verso una morte naturale che sia dignitosa».

In conclusione, i vescovi richiamo all’evidenza che «una malattia terminale prolungata è, purtroppo, parte della condizione umana. Non dovremmo mai agire con l’intenzione deliberata di far terminare una vita umana né rimuovere cure di base per ottenere la morte. Tuttavia, a volte, dobbiamo riconoscere i limiti di quello che può essere fatto, pur agendo con umanità al servizio del malato fino a che arrivi una morte naturale. Speriamo e preghiamo che la famiglia di Indi possa trovare un po’ di pace nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Preghiamo – esortano – per questa neonata e per i suoi genitori e la sua famiglia e per chi la sta curando».

8 novembre 2023