Le truppe israeliane hanno preso il Parlamento di Gaza
Scoperto un tunnel dei miliziani sotto a una moschea. Intanto l’esercito di Tel Aviv trasferisce incubatrici nell’Ospedale Al Shifa, dove si trovano ancora centinaia di pazienti e dove in 179 sono stati sepolti in una fossa comune. Scontri anche in Cisgiordania
Soldati israeliani in posa nel comando della polizia di Hamas e nell’aula del Parlamento di Gaza, dove troneggiano le bandiere con la Stella di David. «Hamas ha perso il controllo della Sriscia», ha dichiarato ieri sera, 13 novembre, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, secondo cui l’organizzazione «non ha la forza di fermare l’esercito. I terroristi sono in fuga e i civili stanno saccheggiando le loro basi. Non hanno più fiducia nel governo». E gli ospedali sono ormai un campo di battaglia. Parole, quelle di Gallant, arrivate mentre sui social rimbalzavano le foto delle truppe israeliane arrivate nei luoghi del potere di Hamas.
Scoperto dalle truppe di Israele anche un tunnel militare di Hamas scavato in profondità sotto a una moschea, riferisce il portavoce militare. Al suo interno c’erano armi di diverso genere ed esplosivi. Sempre nella giornata di ieri, sono stati colpiti dall’aviazione israeliana 200 «siti terroristici», tra cui siti per la produzione di armi, postazioni di lancio di missili anticarro e centri di comando. Colpito anche un campo di addestramento per le unità degli uomini-rana di Hamas.
Ma si combatte soprattutto intorno agli ospedali, tanto che ieri il presidente Usa Joe Biden ha lanciato l’ennesimo appello alla moderazione, chiedendo a Israele «azioni meno invasive» contro l’Ospedale Al Shifa. Anche l’Onu ha avvertito che «entro 48 ore» le operazioni umanitarie cesseranno per mancanza di carburante. Sale intanto a 102 il numero di dipendente dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) morti dall’inizio delle ostilità tra Hams e Israele. L’ultima è un’operatrice uccisa insieme alla sua famiglia negli attacchi nel nord della Striscia.
Il portavoce dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Christian Lindmeier conferma che Al Shifa – il più grande ospedale della Striscia sotto cui Israele ritiene si nasconda il comando centrale di Hamas – è ridotto «quasi a un cimitero. Non funziona più», dato che mancano corrente e carburante, e attorno alla struttura «ci sono cadaveri di cui non ci si può occupare e che non possono nemmeno essere sepolti o portati in un obitorio». Tanto che, informa il direttore della struttura sanitaria Abu Salmiya, 179 corpi sono stati sepolti in una «fossa comune» scavata all’interno dell’ospedale. Tra questi anche quelli dei 7 neonati prematuri morti dopo lo spegnimento delle incubatrici per mancanza di energia. «Siamo stati obbligati a seppellirli – ha spiegato -. C’erano corpi che bloccavano i corridoi del complesso ospedaliero e le celle frigorifere degli obitori non hanno più corrente», perché ormai l’ospedale è privo di carburante.
Uno dei portavoce del governo israeliano informa, su X, che l’esercito ha iniziato a trasferire incubatrici dagli ospedali israeliani a quello di Al Shifa e garantisce che le Forze di difesa israeliane lavoreranno con «qualsiasi parte mediatrice affidabile» per garantire che vengano consegnate in modo sicuro. Resta comunque impossibile, secondo il ministero della Sanità di Hamas, procedere all’evacuazione delle centinaia di pazienti ancora in ospedale, tra cui oltre 30 neonati prematuri.
Scontri anche in Cisgiordania, dove 5 palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano nell’area di Tulkarem, nel nord della regione occupata. Lo ha riferito all’agenzia Afp il direttore dell’ospedale di Thabet, Amin Khader, dove sono stati registrati i decessi. Anche l’esercito ha confermato un’operazione in questo settore della Cisgiordania. Tensione alta pure nel nord di Israele, dopo i ripetuti attacchi lanciati dagli Hezbollah dal Libano sud. Altri 2 soldati israeliani, di 21 e 27 anni, sono stati uccisi invece nei combattimenti nel nord della Striscia di Gaza, portando così a quota 46 il bilancio delle vittime dell’operazione di terra israeliana.
Sulla questione degli ostaggi, Israele e Hamas, secondo il Washington Post, sarebbero «vicini a un accordo» che potrebbe portare alla liberazione di gran parte delle donne e dei bambini rapiti dai miliziani il 7 ottobre. La richiesta: il rilascio di donne e giovani palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. L’intesa, scrive il quotidiano – che cita un alto funzionario israeliano – potrebbe essere annunciata nel giro di qualche giorno, se verranno sciolti gli ultimi nodi. Israele infatti chiederebbe il rilascio di 100 tra donne e bambini in mano al movimento islamista, che però sarebbe pronto a liberarne non più di 70. Ancora da chiarire anche il numero di donne e giovani palestinesi che potrebbero essere rilasciati. Confermata intanto dall’esercito israeliano la notizia della morte della soldatessa Noa Marciano, 19 anni, che era stata rapita da Hamas il 7 ottobre e che da allora era tenuta in ostaggio a Gaza. Ieri Hamas ha pubblicato un video in cui lei si rivolgeva ad una telecamera dal luogo in cui era tenuta prigioniera, che non è stato divulgato in Israele.
Tra le vittime di ieri anche Ilham Farah, 84 anni, da settimane rifugiata nella parrocchia della Sacra Famiglia, che era uscita per andare a vedere la sua casa. Un cecchino l’ha uccisa, riferisce Tv2000, e nessuno della parrocchia ha potuto recuperare il suo corpo perché è troppo pericoloso. La donna, cristiana, operatrice della parrocchia che in questi giorni è il rifugio di alcune centinaia di persone, era un insegnante di musica molto popolare a Gaza. Era figlia di Hanna Farah, noto poeta palestinese.
14 novembre 2023