L’«enciclopedia» di Cesari su Milani

Nel centenario della nascita del priore di Barbiana, una lucida e appassionata ricostruzione della sua vita, con approfondimenti sulle opere, focus e “fondamenti” sui temi più rilevanti

Fra i libri pubblicati su don Lorenzo Milani nell’anno del centenario della nascita spicca quello di Riccardo Cesari, economista e statistico di vaglia: Hai nascosto queste cose ai sapienti (Giunti, pp. 624, 22,80 euro): una completa, lucida e appassionata ricostruzione della vita del priore di Barbiana, dalla prima stagione dorata dell’infanzia e adolescenza fiorentina e milanese («vent’anni passati nelle tenebre dell’errore», come poi li definì lui stesso), quando il secondogenito dei Milani avrebbe voluto fare il pittore, alla decisa conversione nelle mani di don Raffaele Bensi, mentore spirituale; dall’esperienza anche traumatica ma convinta come seminarista al Cestello sulle rive dell’Arno alla “scuola serale e popolare” presso la chiesa di San Donato di Calenzano, aperta soprattutto agli operai, fino all’«eremo ecclesiastico» di Barbiana (secondo la definizione dell’amico magistrato Meucci) dove il giovane prete fece la rivoluzione innanzitutto dentro sé stesso reagendo con potenza inaudita allo scandalo della povertà e della miseria che aveva scoperto negli occhi dei bambini.

Il libro di Riccardo Cesari, frutto di un lungo lavoro di ricerca documentaria, peraltro confessato nei titoli di coda, può essere letto come una sorta di piccola e preziosa enciclopedia milaniana anche per il modo in cui è costruito: i capitoli dedicati alla biografia si alternano agli approfondimenti sulle opere (Esperienze pastorali, Lettera ai cappellani militari, Lettera ai giudici, Lettera a una professoressa) con “focus” e “fondamenti” sui temi più rilevanti (la Costituzione, l’obiezione di coscienza, il lavoro minorile, la buona politica, il pacifismo, il clima storico di contrapposizione ideologica del secondo dopoguerra, gli equivoci e le dolorose incomprensioni coi vertici ecclesiastici, i rapporti con i contemporanei e le tante risonanze che oggi registriamo), i quali rappresentano vere e proprie lenti d’ingrandimento all’interno della narrazione principale che tuttavia resta il perno strutturale.

Quest’ultima è sempre sostenuta, e legittimata, dall’uso sapiente dello straordinario epistolario per cui non si sente mai l’effetto di una voce microfonica esterna; in certi tratti si ha invece l’impressione, dolcissima e commovente, che sia lo stesso don Lorenzo a parlare, specie verso la fine quando vengono rievocati gli ultimi giorni della malattia, nel progressivo scioglimento dei suoi nodi essenziali che sono comunque ancora oggi per noi tutti domande irrisolte: la riflessione sulla scuola come intensità della vita, la questione cruciale della valutazione, il tentato risarcimento nei confronti dei più svantaggiati, la creazione dello spirito critico, la protesta operativa contro l’ingiustizia sociale e, in ultima analisi, l’incarnazione di un cristianesimo militante che, pur nell’inquietudine estrema, volle e seppe restare sempre all’interno della Chiesa

3 maggio 2023