Nigeriano ucciso a Civitanova Marche: «È la morte della pietà»

Sant’Egidio interviene dopo l’uccisione in strada di un ambulante, nell’indifferenza dei passanti. Centro Astalli: «Urgente un cambiamento radicale nella rappresentazione dell’immigrazione»

Alika Ogorchukwu, nigeriano, 39 anni, è morto nel pieno centro di Civitanova Marche, ucciso dai colpi della stampella che usava da quando era rimasto vittima di un incidente, nel febbraio 2021. È morto per le mani di un uomo, immediatamente fermato dalle forze dell’ordine, ma anche per l’indifferenza di tati altri che guardavano, in qualche caso riprendevano anche la scena con il cellulare, ma hanno scelto di non intervenire.

«La Comunità di Sant’Egidio si stringe attorno alla moglie e a tutta la famiglia di Alika, ucciso barbaramente mentre svolgeva il suo lavoro di ambulante – si legge in una nota diffusa all’indomani dell’omicidio -. Le circostanze di questo assassinio ci fanno rabbrividire», affermano dalla Comunità, ricordando che l’episodio è accaduto «alle 14.30 in una strada normalmente affollata di gente, nel pieno centro di Civitanova Marche», sotto gli occhi di tanti: «C’è chi ha anche filmato ciò che accadeva, qualcuno ha urlato contro l’aggressore, nessuno è intervenuto. È finita in questo modo la vita di un nigeriano con regolare permesso di soggiorno, sposato, con un figlio di 8 anni che frequenta la scuola, che ogni giorno faceva 50 chilometri per andare nella città dove poteva ricevere qualcosa in cambio della povera merce che vendeva».

Ancora, nella nota si ricorda che c’è anche «chi ha sottolineato che l’aggressore, in stato di fermo, pur residente nelle Marche, è originario del Sud Italia, precisazione che – ammoniscono da  Sant’Egidio – non può essere fraintesa: qui non si tratta di dare la colpa alle origini di chiunque sia, si tratta di condannare con la massima fermezza un atto che è indice di disumanità. Invitiamo, più in generale, il mondo dell’informazione e chi interviene sui social, a promuovere un linguaggio sempre rispettoso e mai offensivo nei confronti di chiunque e a non incitare mai alla violenza». Ma quanto accaduto nella cittadina marchigiana, concludono, «è anche un monito per l’intero nostro paese: la pietà nei confronti dei più deboli, sulla quale, insieme ad altri valori positivi, si è costruita la nostra società italiana e si è strutturata la nostra cultura, insieme a quella dell’intera Europa, non può e non deve morire».

Cordoglio per l’uccisione di Alika Ogorchukwu anche nel comunicato diffuso dal Centro Astalli. «Addolorati e sgomenti – scrivono dal Servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia -, riteniamo quanto mai urgente che si avvii un cambiamento radicale nel linguaggio pubblico, nei discorsi politici, nella rappresentazione mediatica dell’immigrazione in Italia. Descrivere la diversità come un pericolo per la nostra sicurezza, una minaccia per i nostri privilegi, un ostacolo al nostro benessere – aggiungono -, rischia di mettere i cittadini in una condizione di falsa percezione della realtà, in una posizione di presunta superiorità che allontana dal rispetto dei diritti umani, dai più basilari principi etici e di civiltà». E ancora: «Alimentare odio sociale, razzismo, aporofobia, indifferenza per tutto ciò che non ci riguarda direttamente, ci mette tutti in pericolo. Nessuno escluso», è la conclusione.

1° agosto 2022