Papa Francesco incontra gli Ucraini

Il 28 gennaio la visita alla comunità greco–cattolica nella basilica di Santa Sofia, in via Boccea. Ad accoglierlo, il rettore don Yaroslav Semehe. L’omaggio alla tomba del vescovo Stepan Chmil

Accettando l’invito di Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kyiv– Halyc degli Ucraini, domenica 28 gennaio alle 16 Papa Francesco visiterà la comunità greco–cattolica ucraina nella basilica di Santa Sofia a Roma. Il Pontefice sarà accolto dal rettore don Yaroslav Semehen. Al suo arrivo in via Boccea 478, periferia ovest della Capitale, terrà una catechesi, al termine della quale incontrerà alcuni gruppi parrocchiali e tanti bambini. Renderà poi omaggio alla tomba del vescovo Stepan Chmil, sacerdote salesiano che nel 1948 fu inviato missionario in Argentina dove, l’anno successivo, conobbe il giovane Jorge Mario Bergoglio con il quale celebrava la Divina Liturgia nelle prime ore del mattino. Il 9 novembre scorso, nell’incontro con la comunità del Pontificio Collegio ucraino di San Giosafat, Francesco ha ricordato che da padre Chmil ha imparato a conoscere la Messa in rito bizantino ucraino.

A distanza di 34 anni questa è la seconda visita che la comunità ucraina riceve da parte di un pontefice. Il 17 ottobre 1984 san Giovanni Paolo II si recò nella chiesa per celebrare la Messa in suffragio del cardinale ucraino Josyf Slipyj, fondatore della chiesa di Santa Sofia. Nel febbraio del 1963, infatti, al ritorno dalla prigionia in un gulag siberiano, l’arcieparca Slipyj cominciò a raccogliere fondi per costruire a Roma un luogo di culto destinato alla comunità della Chiesa greco-cattolica ucraina, che fu poi consacrato nel 1969 alla presenza di Papa Polo VI. Qui furono trasferite, dalla basilica di San Clemente al Laterano, le reliquie di Papa Clemente I. Nel 1985 Papa Giovanni Paolo II le assegnò il titolo cardinalizio di “Santa Sofia a via Boccea” e nel 1998 venne elevata al rango di basilica minore.

Attualmente in Italia ci sono 62 sacerdoti ucraini ai quali sono affidate 145 comunità. A Roma e nel Lazio i fedeli sono circa 15 mila, cinquemila dei quali frequentano la chiesa di via Boccea dedicata alla Divina Sapienza e riconosciuta come la chiesa nazionale a Roma degli ucraini. Altre due comunità si ritrovano nella chiesa dei Santi Sergio e Bacco degli Ucraini e nel monastero dei padri basiliani. Durante la cerimonia di consacrazione, il cardinale Slipyj affermò che la chiesa di Santa Sofia Divina Sapienza doveva essere il tempio che raccoglie i dispersi, il popolo ucraino che dopo la seconda guerra mondiale e le persecuzioni era stato costretto a fuggire dalla propria terra. «Con le migrazioni iniziate nel 1996 la chiesa torna a ricoprire questo importante ruolo – spiega il rettore don Yaroslav Semehen -. La nostra è una comunità di immigrati che vivono e lavorano a Roma. Ci adoperiamo per rispondere alle loro esigenze, in particolare quelle spirituali, ma non solo. Nei locali della chiesa abbiamo realizzato anche una scuola di lingua e cultura per i bambini del catechismo».

Non solo. «Cerchiamo di aprire i nostri spazi al territorio – aggiunge don Yaroslav -. Nelle scorse settimane abbiamo ospitato presso i nostri locali un gruppo scout che ha fatto un ritiro spirituale, accogliamo le visite delle scolaresche e partecipiamo a momenti di preghiera per la pace nel mondo con le altre chiese della zona». La notizia della visita del Papa è stata accolta con immensa gioia. «Abbiamo ricevuto una grande grazia. Siamo tutti molto felici che venga a trovare la comunità in una zona periferica. Ci stiamo preparando con una incessante preghiera di ringraziamento al Signore».

24 gennaio 2018