Pasqua di sangue in Ucraina

La celebrazione delle Chiese orientali – ortodosse e greco-cattoliche -, il 5 maggio, sotto gli attacchi dei droni e in clandestinità. Il grido d’aiuto del metropolita Epifanio

Pasqua di sangue in Ucraina. Domenica 5 maggio, nel giorno in cui le Chiese orientali celebravano, secondo il calendario giuliano, la risurrezione di Gesù, i russi hanno lanciato droni da sud a nord del Paese, colpendo in particolare le regioni di Kharkiv, Kherson e Mykolaiv, Dnipropetrovsk, Sumy. 15 persone sono rimaste ferite a Kharkiv mentre un attacco di missili nella regione di Donetsk ha ucciso due persone. C’è distruzione nella regione di Dnipropetrovsk. I leader spirituali rivolgono un pensiero e una preghiera per la pace. Agli “auguri” espressi da Papa Francesco nel Regina Coeli di Roma, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo risponde dal Fanar con un appello a una pace giusta e duratura. «Preghiamo per i nostri fratelli e sorelle che sopportano difficoltà e dolore, desiderano la pace nel Medio Oriente devastato dalla guerra e nell’Ucraina da lungo tempo sofferente, cercando la riconciliazione, la giustizia e la solidarietà come fondamento per una pace duratura». Il Patriarca rilancia l’iniziativa per uno scambio di prigionieri di guerra tra Russia e Ucraina, «soprattutto nella sacra occasione della Pasqua. Chiediamo al Signore della misericordia di illuminare le nostre menti e i nostri cuori, guidandoci sulla via della verità», mentre «proclamiamo con gioia: “Cristo è risorto!” con incrollabile convinzione sulle labbra».

Ma la situazione in Ucraina anche per le Chiese è difficilissima. In un’intervista a Radio Svoboda il metropolita Epifanio, primate della Chiesa ortodossa dell’Ucraina (indipendente da Mosca) fa un drammatico punto della situazione nei territori temporaneamente occupati dove “«la nostra Chiesa è fuori dalla cosiddetta “loro legge”. “Abbiamo praticamente perso tutte le nostre chiese in Crimea – fa sapere il metropolita -. E recentemente la cupola della cattedrale di Simferopoli è stata smantellata». Nei territori delle regioni di Donetsk attualmente occupati, nelle regioni di Luhansk e Kherson, la Chiesa ortodossa guidata in Ucraina dal metropolita Epifanio continua a operare ma clandestinamente. Ci sono ancora sacerdoti nei territori di quelle regioni ma svolgono segretamente le loro attività e i servizi liturgici. A costo purtroppo anche della loro vita.

Il 13 febbraio scorso, secondo le notizie in possesso del metropolita Epifanio, i russi hanno fatto irruzione nella residenza del 59enne padre Stepan Podolchak a Kalanchak, abate della chiesa locale ortodossa. Lo hanno portato in una destinazione sconosciuta e il 15 febbraio sua moglie è stata chiamata e “invitata” a identificare il corpo del marito defunto. Per questo motivo, i vescovi di Donetsk e Mariupol e Kherson hanno invitato i loro sacerdoti ad andarsene perché «la vita umana è preziosa» ma i sacerdoti hanno liberamente deciso di rimanere. «Ogni giorno offriamo preghiere per la vittoria della verità e per una pace giusta per l’Ucraina», dice Epifanio il cui pensiero, nel messaggio della Pasqua, si rivolge a «tutte le vittime dell’aggressione russa, i feriti, i rifugiati forzati, e soprattutto a coloro che celebrano questa Pasqua sotto il giogo dell’occupazione temporanea, nelle catene della prigionia, sotto il potere del nemico. In questi tempi bui e terribili, la testimonianza della fede nella risurrezione di Cristo rafforzi tutti voi, cari fratelli e sorelle, e alimenti la luce della speranza di vittoria».

Gli fa eco Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina. «Avvolgo con il mio affetto paterno le famiglie delle vittime», dice a chi sta soffrendo per «la perdita di un figlio o di una figlia, di un fratello o di una sorella, di un marito o di una moglie, di un padre o di una madre. Abbraccio i feriti e tutti i parenti dei nostri detenuti e delle persone scomparse che celebrano oggi la Pasqua in lacrime. A tutti coloro che sono stati privati ​​della loro casa a causa della guerra ed espulsi dalla città o villaggio natale, agli sfollati interni e a coloro che hanno trovato temporaneo rifugio fuori dalla Patria, auguro la consolazione spirituale e la fiducia che laddove il Signore è risorto, lì siamo sempre a casa». (M. Chiara Biagioni)

6 maggio 2024