Il direttore generale della Fondazione Migrantes monsignor Gian Carlo Perego non ha dubbi: a Nizza, dove è numerosa la comunità italiana, «abbiamo assistito a una nuova strage degli innocenti, di civili che sono vittime del terrorismo», ma anche di «una guerra a pezzi» che «tocca anche le nostre città». Un «barbaro attacco», come lo hanno definito sia la Chiesa cattolica che il Consiglio musulmano francese, che, per Perego, chiede di «intensificare un dialogo in atto, fatto di gesti concreti che purtroppo troppo poco trovano spazio nelle pagine dei giornali, dove si tende – gravissimo errore – a coniugare superficialmente terrorismo e islamismo».

Ancora, monsignor Perego evidenzia come la strage segnali l’ennesima storia di mancata integrazione di un giovane franco-tunisino, «un giovane tra i tanti che anche in Francia né studiano né lavorano: un tema sociale e culturale non solo francese ma europeo». Quindi pone «il problema della facilità e della crescita della vendita delle armi nelle case, nelle famiglie, nelle città (+ 14%). Venerdì nelle moschee di Francia si pregherà per questi morti, come domenica nelle nostre chiese: un gesto fraterno di condivisione del dolore e dell’impegno per vincere l’odio».

Il coordinatore nazionale Migrantese delle Missioni cattoliche italiane (Mci) in Francia, don Federico Andreoletti, riferisce: «Sono andato via pochi minuti prima. Ho avuto la notizia mentre ero già sul tram per raggiungere casa». E a nome delle Missioni si dice «vicino» alle famiglie delle vittime e a tutte le persone coinvolte nell’attentato.

15 luglio 2016