Terra Santa, la scommessa del dialogo e il ruolo della Chiesa

L’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore del Patriarcato Latino di Gerusalemme, intervenuto alla Pontificia Università della Santa Croce. Il progetto Saxum

Ha auspicato la ricerca di nuove vie di dialogo per una soluzione al conflitto tra israeliani e palestinesi l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore del Patriarcato Latino di Gerusalemme, intervenuto sabato 9 giugno al convegno “Vivere la Terra Santa” organizzato dall’Associazione Amici di Saxum alla Pontificia Università della Santa Croce, affidata alla Prelatura della Santa Croce e all’Opus Dei. «Finché il futuro di Gerusalemme non verrà chiarito, la Terra Santa non potrà conoscere uno sviluppo sereno – ha chiosato il presule -: il modello negoziale del passato non esiste più, è necessario trovare nuove strade di dialogo». Non è facile definire quali siano questi nuovi modelli  «perché non c’è nessuna intenzione di dialogo – ha aggiunto Pizzaballa – e sebbene la soluzione “Due popoli, due Stati” resti l’ideale, bisogna valutare anche la situazione sul terreno».

Ancora, Pizzaballa ha constatato come «è evidente che la spinta al negoziato nata dagli Accordi di Oslo si è esaurita nel silenzio della comunità internazionale e con l’Ue del tutto irrilevante». L’amministratore apostolico di Gerusalemme ha quindi spiegato che «non spetta alla Chiesa offrire soluzioni politiche, essa però può dare un suo contributo fondamentale alla pace: noi pastori non dobbiamo elaborare teorie ma dobbiamo dire una parola chiara, anche di speranza, alla nostra gente». E proprio questo vuol essere l’obiettivo della Giornata ecumenica di preghiera per la pace in Medio Oriente, convocata a Bari da Papa Francesco per il prossimo 7 luglio, che «sarà importante perché unisce tutte le diverse anime cristiane del Medio Oriente».

Pizzaballa ha parlato poi dell’ecumenismo in Terra Santa riferendo primariamente della propria personale esperienza: «Ho intessuto amicizie con ebrei e musulmani, persone meravigliose che mi hanno arricchito in questi anni e senza le quali non potrei vivere a Gerusalemme», una città che «è simbolo religioso imprescindibile, che non è mai stata di nessuno perché è la madre di tutti noi». L’arcivescovo ha sottolineato poi come tra le Chiese presenti in Medio Oriente si stia vivendo «un tempo molto bello: non siamo alla pace liturgica ma lavoriamo insieme molto bene in una convivenza umana assolutamente positiva, grazie anche a generazioni di leadership cristiane di nuova formazione». Ancora, Pizzaballa ha evidenziato come «il calo della presenza cristiana in Terra Santa non è un segno preoccupante: non siamo una Chiesa morente ma viva e vivace con congregazioni di religiose e religiosi che operano fortemente radicati nel territorio, quella terra dove ha camminato il Redentore».

Nel corso del convegno, presieduto dal prelato dell’Opus Dei monsignor Fernando Ocariz, è stato presentato il Progetto Saxum, intitolato ad Alvaro del Portillo, il più stretto collaboratore e primo successore del fondatore dell’Opus Dei Josemaría Escrivá de Balaguer, proprio da quest’ultimo soprannominato “saxum” per la sua tempra solida e dura come la pietra. Nato per la diffusione di una cultura di pace, dialogo e integrazione proprio nei luoghi più antichi della cristianità, il Progetto Saxum ha portato alla realizzazione, non lontano da Gerusalemme, di un centro residenziale e di un’area multimediale di alta specializzazione tecnologica per l’accoglienza dei pellegrini e la formazione delle guide che curano i pellegrinaggi in Terra Santa. «Il nostro obiettivo – ha chiosato Aldo Bressi, presidente dell’associazione Amici di Saxum – è diffondere l’amore per la Terra Santa, aiutando il maggior numero di persone a vivere un pellegrinaggio in quei luoghi, rendendo il loro soggiorno l’occasione per un rinnovamento interiore».

11 giugno 2018