A Termini, fiori per Modesta, morta di stenti e di indifferenza

Rinnovato l’omaggio alla targa che ricorda la clochard morta nel 1983, senza soccorsi. Impagliazzo: «Cresciuta una nuova sensibilità»

Rinnovato l’omaggio alla targa che ricorda la clochard morta nel 1983, senza ricevere soccorsi perché troppo sporca. Impagliazzo: «Cresciuta una nuova sensibilità»

Una corona di fiori e decine di gerbere colorate per non dimenticare Modesta Valenti e gli invisibili di Roma. Questo lo scopo della cerimonia che si è svolta ieri sera, lunedì 6 giugno, al binario 1 della stazione Termini. Modesta Valenti era una clochard di 71 anni: il 31 gennaio 1983 si sentì male alla stazione ma non fu soccorsa dall’ambulanza perché troppo sporca e con troppi pidocchi. Morì dopo ore di agonia tra l’indifferenza generale.

“Perché nessuno muoia più abbandonato”: è il monito scritto su una targa affissa il 10 marzo 2014 in ricordo di Modesta. «Abbiamo bisogno per la nostra cultura, per la nostra società e soprattutto per il nostro futuro di luoghi dove fare memoria, che abbiano una forza evocativa – ha affermato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio -. Noi vogliamo proteggere e custodire questo luogo che dovrebbe essere una pietra d’inciampo che ci distolga dalla fretta, dai pensieri e dai problemi quotidiani e ci porti a riflettere sulle persone invisibili, nostri concittadini».

Da tanti anni i volontari della Comunità di Sant’Egidio, associazioni, parrocchie, gruppi di cittadini, aiutano i senza fissa dimora della capitale. «Questo lavoro ha fatto crescere una nuova sensibilità – ha aggiunto Impagliazzo -. Modesta non è morta invano. La novità è che alcune di queste persone hanno deciso di abbandonare la strada perché hanno trovato accoglienza nelle comunità. E questa è una grande priorità per Papa Francesco». Non sono pochi, poi, quelli che hanno sperimentato sulla propria pelle cosa significhi vivere per strada: la solitudine e l’indifferenza di chi ti passa accanto. Oggi che, grazie a comunità come quella di Sant’Egidio, conducono «una nuova vita», si mettono a servizio di chi vive ancora ai margini.

Persone come Sergio, 74enne originario della Toscana. Era un tecnico specializzato in raffineria. Nel 1998 ha perso la mamma, suo grande punto di riferimento. «Dopo la sua morte mi sono lasciato andare – ha raccontato -, ho perso tutto. Per anni ho vissuto per strada ma poi ho incontrato i volontari di Sant’Egidio che mi hanno rimesso in piedi e oggi sono orgoglioso di fare qualcosa per gli altri. Porto la cena a chi dorme per strada e sono volontario presso il servizio docce di Trastevere».

Renato Mazzoncini, amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato, ha sottolineato che ricordare Modesta a 33 anni dalla morte significa che non è morta invano. «La sua morte ha avuto lo scopo di aumentare la sensibilità delle istituzioni rispetto a questi problemi che dal 1983 ad oggi sono aumentati nonostante ci si sforzi per contenerli. Non si fa mai abbastanza. In Europa i poveri sono 130 milioni, solo in Italia hanno superato i 4 milioni e il 20% della popolazione è a rischio povertà. Sono 50mila le persone senza fissa dimora a cui si aggiungono i 350mila migranti che hanno raggiunto l’Italia negli ultimi due anni. Numeri grandi ma affrontabili con responsabilità e solidarietà».

Il gruppo Ferrovie dello Stato ha messo in piedi un’ampia rete di solidarietà intorno alle stazioni: 16 help center, centri di accoglienza notturna e diurna come l’ostello Caritas Don Luigi Di Liegro, dove Papa Francesco ha aperto la Porta Santa della carità, hub per l’accoglienza dei migranti. Per queste iniziative il gruppo ha messo gratuitamente a disposizione di Comuni e associazioni oltre 15mila metri quadri di spazi per un valore di 25 milioni di euro. Inoltre, nel periodo dell’emergenza freddo, insieme alle associazioni, tra le quali la Comunità di Sant’Egidio, ha offerto 88mila pasti e bevande e distribuito 14mila coperte.

7 giugno 2016