Finanziare corridoi umanitari per 500 profughi sudanesi, eritrei e somali che si trovano in condizioni di particolare vulnerabilità nei campi in Etiopia. È l’obiettivo della Conferenza episcopale italiana, tramite i suoi organismi Caritas italiana e Fondazione Migrantes, insieme alla Comunità di Sant’Egidio, sul modello già sperimentato proprio da Sant’Egidio con la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) e la Tavola valdese. Ad anticiparlo all’Agenzia Sir è il direttore di Caritas italiana don Francesco Soddu. «Stiamo aspettando la definizione di un protocollo d’intesa con i ministeri degli Esteri e dell’Interno – afferma -. Siamo alle battute finali e non vediamo l’ora di cominciare per dare vita a questo desiderio condiviso. La Cei metterà a disposizione la cifra necessaria, a seconda dell’apporto che darà il governo». La speranza è che i corridoi possano essere operativi entro la priomavera 2017.

Anche Daniela Pompei, responsabile migrazioni della Comunità di Sant’Egidio, conferma: «Stiamo lavorando intensamente a questo progettoe speriamo di poter allargare questa esperienza ad altri Paesi europei. Abbiamo presentato proposte analoghe alla Conferenza episcopale della Polonia, in Francia e a Bruxelles. Vediamo quali andranno in porto». 421, al momento, i profughi già accolti grazie ai corridoi umanitari: in maggioranza siriani, ma anche qualche iracheno. Dai campi fino alle situazioni più difficili in Libano, il Paese che accoglie il maggior numero di profughi (oltre un milione), il criterio di scelta è sempre los tesso: la condizione di grave vulnerabilità. La precedenza, dunque, a donne sole con bambini, malati e famiglie in difficoltà. «A fine novembre – annuncia Pompei – sono previsti altri 100 arrivi».

15 novembre 2016