I disabili, risorsa nel mondo del lavoro

Consegnati i diplomi a 50 giovani che hanno frequentato il terzo corso professionale “Valgo anch’io”, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio

Consegnati i diplomi a 50 giovani che hanno frequentato il terzo corso professionale “Valgo anch’io”, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio

La Comunità di Sant’Egidio diploma cinquanta ragazzi disabili “commis di cucina e di sala”. A conclusione del terzo corso professionale “Valgo anch’io” – organizzato dalla Comunità e sostenuto dal ministero del lavoro e delle Politiche sociali, da Birra Peroni e Laurenzi Consulting – il presidente Marco Impagliazzo questa mattina, martedì 26 maggio,  nella sede della Confcommercio ha consegnato cinquanta attestati di partecipazione “con profitto” ad altrettanti giovani disabili provenienti da Roma, Bari e Novara, che, da giugno 2014 a maggio 2015, hanno seguito lezioni teoriche e pratiche orientate al servizio di sala e cucina, tenute da quindici professionisti del settore, chef e ristoratori.

Alcuni ragazzi lavorano già, altri stanno cercando un impiego. Altri sognano di aprire un ristorante in proprio, come Michele Evangelista, 17 anni: «In questo corso ho imparato l’importanza dell’igiene, ad apparecchiare i tavoli e a muovermi nel modo giusto nel locale. Insieme ad una decina di altri ragazzi, lavoro come aiuto-cameriere in un ristorante di Rutigliano che si chiama “Teste calde”. Mi piace perché è come se fossimo una grande famiglia. Il pubblico rimane sempre molto soddisfatto. Specialmente della nostra specialità, gli “spaghetti al pestacchio” con pistacchi e seppioline. In futuro, con i miei risparmi, mi piacerebbe aprire un nuovo ristorante o una pizzeria tutta mia».

Il progetto “Valgo anch’io” è nato dall’esperienza della “Trattoria degli amici”, dove attualmente lavorano 13 persone disabili e che, in circa dieci anni di corsi professionali, ha formato un centinaio di giovani con lo scopo di inserirli nel mondo della ristorazione. Il ristorante di piazza Sant’Egidio iniziò come paninoteca nel 1991, con pochi coperti. Nel 1998 diventò un ristorante capace di 120 coperti. Per Luigi Bobba, sottosegretario al ministero del Lavoro, intervenuto all’incontro, il progetto ha tutte le potenzialità per diventare un moltiplicatore di esperienze analoghe. «L’iniziativa “Valgo anch’io” – ha detto – è davvero esemplare. Tanti altri possono riprenderla per far diventare l’inserimento lavorativo delle persone disabili non un elemento di eccezionalità ma un dato costante. Se mettiamo i disabili al centro, poniamo le basi per politiche del lavoro orientato a rimuovere gli ostacoli all’inclusione professionale».

«Le persone con disabilità – ha detto Carlo Francescutti, coordinatore del comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio nazionale disabilitá – hanno tassi di disoccupazione doppi rispetto a persone normodotate. Non devono essere solo gli organismi amministrativi ad impegnarsi nell’inserimento delle persone disabili. L’avvicinamento tra disabile e impresa deve essere mediato da un catalizzatore attivo, come lo è stato Sant’Egidio. Una società dove le persone con disabilità lavorano è una società più ricca». Più ricca ed economicamente resistente: “resiliente”, come si dice in economia. «Le società inclusive – ha spiegato Matteo Caroli, professore di Economia e gestione delle imprese internazionali alla facoltà di Economia dell’Università Luiss Guido Carli – sono più resistenti, “resilienti”: coinvolgere tutti nel mondo del lavoro richiede capacità di innovazione, innanzitutto sul piano culturale. Il Papa suggerisce di superare la cultura dello scarto. Questo è un tema fondamentale che va applicato anche all’impresa. Il modello d’impresa usato finora non funziona più. Devono cambiare i modelli di business. Iniziative come “Valgo anch’io” devono diventare un fenomeno sociale con un impatto importante. Serve un’azione di marketing per promuovere questi valori e poterli replicare».

Prima di consegnare i diplomi agli emozionatissimi 50 ragazzi, Marco Impagliazzo ha ribadito che «la disabilità non è un handicap, ma una risorsa da non disperdere. Anche nel mercato del lavoro. La disabilità può essere un modo più sensibile di vivere la dimensione lavorativa: donare una comprensione della vita più larga e profonda. Questa iniziativa ha sottratto al silenzio e all’indifferenza la capacità espressiva dei disabili. Perché la malattia più grande è proprio la solitudine».

26 maggio 2015