Siria, l’allarme delle organizzazioni umanitarie: il pericolo è la fame

Sollievo per l’ingresso di un convoglio di aiuti alimentari a Madaya. La richiesta: porre fine all’assedio e garantire accesso permanente

Sollievo per l’ingresso di un convoglio di aiuti alimentari a Madaya. La richiesta: porre fine all’assedio e garantire un accesso umanitario permanente

Finalmente un convoglio di aiuti alimentari e altri beni di prima necessità è entrato nella città di Madaya, una delle 15 aree sotto assedio in Siria, con gli abitanti che non possono fuggire e gli operatori umanitari bloccati che non possono accedere per portare cibo, medicine, carburante e altre forniture. Le organizzazioni umanitarie impegnate nel Paese, tra cui Save the Children, esprimono in una nota il loro sollievo, rendendo noto che aiuti sono stati distribuiti oggi, martedì 12 gennaio, anche in altre zone assediate come quelle di Fua’a e Kafraya. Ma lanciano anche un avvertimento: «Solo la cessazione definitiva dei sei mesi di assedio e la garanzia che sia possibile consegnare continuamente gli aiuti e il soccorso umanitario potranno alleviare la crisi di queste aree».

Secondo gli operatori umanitari, sono circa 42mila gli abitanti intrappolati nella cittadina siriana,  con limitata disponibilità di beni di prima necessità e con i prezzi dei generi alimentari che crescono di giorno in giorno. Gli aiuti distribuiti oggi forniranno cibo per al massimo un mese, secondo le Nazioni Unite, ma questo permesso una tantum per l’accesso degli aiuti, commentano le organizzazioni, sarà insufficiente, tenuto conto dei livelli attuali di malnutrizione riportati in quest’area.

«Secondo i medici presenti in città – si legge nel comunicato diffuso questa mattina -, l’apporto nutrizionale medio della popolazione è sceso allo 0,5% di quanto sarebbe necessario e secondo quanto riportato dalle organizzazioni umanitarie più di 50 persone sarebbero già morte per la fame e la mancanza di cure mediche». I civili non sono  ancora autorizzati a muoversi né all’interno né all’esterno delle aree assediate e almeno otto persone, riferiscono dall’interno della città, sarebbero morte durante il tentativo di contrabbandare cibo. Ancora, l’ultimo ospedale funzionante deve affrontare gravi carenze di forniture mediche, con decine di pazienti lasciati al loro destino.

Le otto organizzazioni attive in Siria (Care International, Handicap Internationale, International Rescue Committee, Norwegian Refugee Council, Oxfam, Save the Children, Syria Relief and Development e Word Vision) chiedono a tutte le parti in conflitto «di porre fine all’assedio delle aree civili e di garantire un accesso umanitario permanente, così come previsto dalla risoluzione 2258 del Consiglio di sicurezza dell’Onu». In questo momento, più di 4,5 milioni di persone in Siria vivono in aree assediate o difficili da raggiungere, «con un disperato bisogno di assistenza e protezione e l’accesso a queste zone è sempre più difficile».

12 gennaio 2016