Tre anni con Francesco, gli auguri al Papa

Dalle Acli a Sant’Egidio, dall’Osservatore alla Conferenza episcopale italiana: il ricordo dell’elezione e cosa è cambiato da quel giorno

Dalle Acli a Sant’Egidio, dall’Osservatore alla Conferenza episcopale italiana: il ricordo dell’elezione al Soglio e cosa è cambiato da quel giorno 

I primi a fare gli auguri al Papa per i suoi tre anni di pontificato sono stati, venerdì 11, i ragazzi del Ceis don Picchi di Castelgandolfo. Grazie per averci fatto sentire in grado di ricominciare, hanno detto a Francesco. Nel fine settimana, si sono aggiunti tanti altri auguri: le Acli ad esempio, che con il suo presidente, Gianni Bottalico, hanno così ricordato l’anniversario del 13 marzo: «Il pontefice ha messo ripetutamente in guardia contro il pericolo dell’idolatria del denaro. Contano le persone, a cominciare dai più piccoli, conta la fraternità, la carità come testimonianza concreta della fede. Come ha detto alle Acli, è tempo di dare una risposta sollecita e vigorosa contro questo sistema economico mondiale dove al centro non ci sono l’uomo e la donna: c’è un idolo, il dio-denaro».

Il bilancio di questi tre anni
«è dunque quello di un pontificato che apre alla speranza. Il Papa dice ai fedeli che dobbiamo confidare di più nel Vangelo che esalta i piccoli, gli umili e vuole il riscatto dei poveri. Questa è l’ecologia sociale che ci permette di promuovere anche il rispetto dell’ambiente, e che costituisce uno dei motivi ispiratori della sua enciclica Laudato Si’. E questo è un messaggio di speranza per tutta l’umanità». Un messaggio,conclude Bottalico, «che il Pontefice rafforza perseguendo la costruzione di ponti e criticando la costruzione di muri. E quindi dando nuovo impulso al cammino ecumenico ed alla pace, al superamento dei numerosi conflitti in corso».

Marco Impagliazzo, invece, ha parlato a nome della Comunità di Sant’Egidio: in questi tre anni, «Francesco è stato un costruttore di ponti nel suo apostolato quotidiano e nello scenario internazionale ed ecclesiale, come dimostrano le nuove relazioni che si sono aperte tra Cuba e gli Stati Uniti e lo storico incontro con il patriarca russo Kirill. È un Papa che, leggendo la realtà a partire dalle periferie, si è fatto voce dei poveri indicando a tutti la via per colmare le distanze e sanare le ferite delle nostre società, non ultima quella ambientale. Non a caso ha scelto di aprire la prima porta santa del Giubileo della Misericordia a Bangui, capitale del Centrafrica dilaniato dalla guerra. Francesco ha saputo dare un nuovo slancio missionario alla Chiesa proponendo di vivere la gioia del Vangelo: una forza “in uscita”, capace di offrire al mondo un nuovo umanesimo in anni attraversati da tanti conflitti e da una violenza diffusa che colpisce soprattutto i più deboli».

Proprio nel giorno dell’anniversario, il direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, ha scritto che «Alla cura della famiglia, e all’accoglienza delle famiglie ferite, Francesco ha rivolto in questi anni un’attenzione costante invitando la Chiesa e soprattutto le singole comunità cristiane a camminare insieme, invito culminato nella convocazione di due assemblee sinodali su un tema così cruciale», con una scelta «perfettamente coerente con le indicazioni conciliari». «Figlio in senso pieno» del Concilio, Francesco ha unito «alla scelta della sinodalità» quelle del dialogo ecumenico e tra le religioni, insieme all’accentuazione della collegialità.

Eloquente la decisione «di costituire un consiglio di cardinali che lo sta aiutando nell’opera di riforma delle strutture centrali della Chiesa». Rinnovamento e conversione sono le parole chiave di un Papa che «di fronte a opposizioni e resistenze, inevitabili e non sempre leali, mantiene fermo il richiamo alla misericordia, al cuore del Vangelo. Come ha dimostrato l’indizione di un anno santo straordinario che ha personalmente voluto iniziare a Bangui, nel cuore dell’Africa. Per dire al mondo – conclude Vian – che, nonostante tutto, è questo il tempo favorevole per cambiare».

«Il nostro augurio si fa riconoscenza per il dono della Sua parola, arricchita da segni e iniziative che orientano il cammino delle nostre Chiese verso una nuova tappa evangelizzatrice». Così la presidenza della Conferenza episcopale italiana nel messaggio di auguri al Papa. «Padre Santo – scrive la presidenza Cei -, come episcopato italiano siamo contenti di stringerci attorno a Lei in occasione del terzo anniversario della Sua elezione». E ancora: «Desideriamo e ci impegniamo affinché la nuova tappa evangelizzatrice sia marcata da quella gioia che, come Lei ci testimonia quotidianamente, nasce dall’incontro con il Signore Gesù e porta ad avere a cuore ognuna delle persone e delle comunità affidate alla nostra cura pastorale. Insieme a Lei intendiamo portare tale responsabilità, offrendo a tutti testimonianza di unità cordiale con il Successore di Pietro e di operosa fraternità tra noi». Assicurando «la nostra preghiera», concludono i vescovi, «le chiediamo di benedirci e di incoraggiarci ancora su tale strada, così da renderci sempre più segno vivo del Risorto nel mondo di oggi, attenti a promuovere una cultura della vita, in un rinnovato servizio di autentica carità».

14 marzo 2016