Coronavirus, le associazioni romane: «Assistenza a chi è in strada»

Le richieste a sindaco e prefetto: assicurare casa a chi non ce l’ha, trasferire chi è in strada in strutture di accoglienza. «Serve volontà politica»

Assicurare una casa a chi non ce l’ha, garantire condizioni di vita dignitosa e assistenza a tutti, trasferire chi è in strada in strutture di accoglienza. Le associazioni romane scrivono al sindaco Virginia Raggi e al prefetto Gerarda Pantalone chiedendo di attuare tutte le misure di tutela anche per le fasce più fragili della popolazione, data l’eccezionalità dell’emergenza coronavirus. Tra le firmatarie A Buon diritto, Arci, Baobab experience, Medici senza frontiere, Be Free, Pensare migrante e Alter Ego.

In questo momento a Roma ci sono migliaia di persone senza una dimora che hanno bisogno di attenzione e di interventi straordinari, come ha ricordato anche il capo dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli, chiedendo a Comuni e Regioni di occuparsene. Non basta, spiegano le associazioni, garantire ai volontari di continuare a distribuire i pasti e a prestare assistenza senza incorrere nelle sanzioni previste dall’ultimo provvedimento del governo, come ha fatto un ordine del giorno approvato dall’assemblea capitolina. «Serve la volontà politica di affrontare la situazione e una maggiore capacità di intervento ricorrendo a misure efficaci e attuabili in tempi brevi – sottolineano -. Sappiamo, infatti, che è del tutto insufficiente il numero dei posti a disposizione nel circuito di Roma Capitale tra centri di prima assistenza ed emergenza freddo: per questo chiediamo di assicurare un posto in accoglienza alle persone senza dimora, nel superiore interesse della tutela della salute dei medesimi e della collettività, tramite l’inserimento per quanto possibile nel circuito di accoglienza cittadino e la predisposizione e l’allestimento di ulteriori strutture in grado di assicurare tutela e assistenza a quanti ne abbiano bisogno».

Per quanto riguarda gli stranieri, i richiedenti asilo o i beneficiari di protezione (internazionale o per motivi umanitari), le associazioni chiedono alla prefetta di sospendere le fuoriuscite dai centri per quanti hanno concluso il loro progetto di accoglienza e di accelerare il trasferimento nelle strutture per quanti ne abbiano diritto e siano in attesa di accedervi, creando eventualmente ulteriori posti nei circuiti per richiedenti asilo (Cas) e per i titolari di protezione internazionale (Siproimi), cui far accedere chi ne abbia già beneficiato e, una volta fuoriuscito da quei circuiti, si trovi a fronteggiare una temporanea situazione di emergenza abitativa. Richieste molto simili a quelle che un team di organizzazioni e avvocati stanno riunendo in un documento da sottoporre al ministero dell’Interno.

16 marzo 2020