Enrichetta Beltrame Quattrocchi, modello di «santità del quotidiano»

Nella chiesa di Santa Prassede all'Esquilino, dove riposano le sue spoglie, la Messa e la lettura del decreto sulle virtù eroiche della serva di Dio, autorizzato da Francesco. Turek (Cause dei santi): «Quelli che tanti considererebbero dei fallimenti, per lei sono stati la strada per la santificazione»

Il Vangelo sul comandamento dell’amore, in cui Gesù lega insieme i precetti dell’amore per Dio e per il prossimo, «è la biografia» della venerabile Enrica Beltrame Quattrocchi, per tutti Enrichetta, la cui vita è stata esempio «dell’umile ed eroica santità del quotidiano». Ancora oggi «insegna che la semplicità nell’attuare il più grande dei comandamenti lascia senza parole e fa posto al Signore per ascoltare, amare e incarnare il Vangelo ogni giorno». A due mesi dalla promulgazione del decreto riguardante le virtù eroiche della serva di Dio, autorizzata da Papa Francesco, domenica 31 ottobre monsignor Boguslaw Turek, sottosegretario della Congregazione per le cause dei santi, ha presieduto la Messa nella chiesa di Santa Prassede all’Esquilino, dove, dal 23 giugno scorso, riposano le spoglie della venerabile, morta nella sua casa di via Depretis il 16 giugno 2012, a 98 anni. Durante la liturgia, alla quale hanno partecipato amici e figli spirituali di Enrichetta, il postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione, padre Massimiliano Noviello, ha dato lettura del decreto.

Nata a Roma il 6 aprile 1914, ultima di quattro figli di Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini, prima coppia di sposi beatificata da Giovanni Paolo II nel 2001, Enrichetta crebbe in un clima di profonda fede che portò lei e i fratelli a consacrarsi al Signore, ognuno secondo la propria vocazione: Cesare divenne monaco trappista, Stefania monaca benedettina, Filippo sacerdote diocesano. Enrichetta rinunciò al desiderio di entrare in monastero per dedicarsi ai genitori e successivamente annullò due fidanzamenti scegliendo di consacrarsi da laica. «Quelli che tanti considererebbero dei fallimenti, per Enrichetta sono stati la strada per la santificazione – ha detto monsignor Turek -. Quando i nostri desideri falliscono si spiana la via della vita e del cuore alla volontà di Dio». E il Signore ha permeato tutta l’esistenza di Enrichetta, tanto da portala a «sentirsi il “mestolino” di Dio, un semplice strumento domestico, con il quale poteva offrire agli altri quanto lei stessa attingeva dalla abbondante mensa divina».

Durante la Messa, che ha visto tra i concelebranti padre Pedro Savelli, rettore di Santa Prassede – dove quotidianamente Enrichetta partecipava alla Messa – Turek ha ripercorso la vita della venerabile che si spese nella cura della famiglia, nell’insegnamento della Storia dell’arte in vari licei romani, nella formazione spirituale dei giovani, nell’accompagnare, con la mamma, i malati a Lourdes e a Loreto, «cercando di trasmettere con tutte le sue forze la fede e la grazia del Signore a chiunque l’avvicinasse». Durante la seconda guerra mondiale insieme ai genitori diede rifugio, nella casa di via Depretis, a un’ottantina di persone tra ebrei, perseguitati politici, dissidenti ai quali facevano indossare abiti religiosi prima di accompagnarli nella vicina stazione Termini. Negli stessi anni prestò servizio negli ospedali militari come crocerossina. In seguito, nonostante la salute cagionevole, si impegnò nell’evangelizzazione per il recupero sociale delle periferie degradate di Roma. Attività caritative svolte attingendo forza «dall’ascolto di Dio e dalla fede che Egli è il fondamento della felicità dell’uomo – ha proseguito il sottosegretario della Congregazione per le Cause dei Santi -. Divenne punto di riferimento per molte persone che trovavano in lei una testimone eccellente e una preziosa consigliera nelle cose di Dio, sulla scia della spiritualità benedettina respirata in famiglia». Ancora, Enrichetta ha manifestato la sua «grande maternità spirituale» assistendo coppie in crisi, seminaristi, giovani sacerdoti, religiosi ai quali «cercava di trasmettere il dono di Dio che aveva ricevuto, offrendo a ciascuno il proprio tempo, ascoltando e consigliando con pazienza e attenzione, dando l’esempio di come vivere la fede nella quotidianità, amando Dio e il prossimo».

2 novembre 2021