Gemelli e Fondazione Avsi, in Siria “Ospedali aperti”

Presentato il progetto che mira al potenziamento di tre ospedali cattolici; due a Damasco e uno ad Aleppo

Presentato il progetto che mira al potenziamento di tre ospedali cattolici; due a Damasco e uno ad Aleppo

Si chiama “Ospedali Aperti” il progetto lanciato questa mattina, 16 febbraio, presso la hall del Policlinico Gemelli che ha come obiettivo il potenziamento di tre ospedali cattolici in Siria, due a Damasco e uno ad Aleppo. L’iniziativa umanitaria prevede la formazione di personale medico, paramedico e amministrativo e la fornitura di macchinari necessari alle cure gratuite per tutti. Il progetto è stato ideato e sviluppato dalla Fondazione Avsi (People of development) con il supporto scientifico e sanitario della Fondazione Gemelli. “Ospedali Aperti” nasce dal desiderio di dare una risposta alla crisi umanitaria in Siria, che dall’inzio del conflitto nel 2011 ha coinvolto 13,5 milioni di persone, tra cui 6 milioni di bambini.

In apertura dell’evento è stato letto il messaggio del ministro degli Esteri Angelino Alfano: «L’opera in Siria di Avsi e Fondazione Gemelli è una luce splendente all’interno dell’immane tragedia siriana. Il loro dolore è anche il nostro». Giovanni Raimondi, presidente della Fondazione Gemelli ha aperto i lavori spiegando: «Era un impegno a cui dovevamo rispondere senza se e senza ma. Da una tragedia di questo tipo si può uscire piano piano con piccoli gesti concreti, come garantire una minima assistenza sanitaria. Gli ospedali cattolici che sosterremo saranno aperti a tutti, e tutti potranno accedere gratuitamente ai loro servizi». In collegamento dalla Siria il nunzio apostolico cardinale Mario Zenari ha ricordato: «Nel 2016 ci sono stati 126 attacchi a strutture sanitarie, in questi 6 anni di guerra sono stati uccisi 770 tra personale medico e paramedico, delle cifre impressionanti. Abbiamo visto tante atrocità inaudite. In ogni passo del Vangelo troviamo Gesù che guarisce i malati, sempre e in ogni condizione. Come cristiani siamo chiamati a fare lo stesso, con quella “fantasia nella carità” che ci hanno ricordato tutti i papi. La Siria è rotta e tutto è distrutto: case, ospedali, infrastrutture. La gente pure è rotta, lo è nel corpo ma anche nello spirito. C’è urgenza di riparare non solo le cose, ma soprattutto le persone, nel corpo e nello spirito».

Giampaolo Silvestri, segretario generale fondazione Avsi ha spiegato la genesi del progetto e il suo obiettivo: «Vogliamo ridare speranza ad un popolo frustrato, impoverito e in ginocchio, “Ospedali Aperti” è un obiettivo concreto che possiamo realizzare grazie alla Fondazione Gemelli e alla Santa Sede». Negli ospedali siriani manca tutto: medicine, attrezzature e manutenzione, strutture integre. A raccontare la situazione difficilissima del paese è stato Joseph Fares, primario dell’ospedale italiano di Damasco: «In città manca acqua, elettricità, gasolio. Mancano risorse umane perchè moltissimi migrano fuori dalla Siria. Le strutture sono distrutte parzialmente ma non possiamo ripararle, le attrezzaure mediche si rompono ma non possono avere manutenzione. Mancano i medicinali, anche quelli salvavita. Questo progetto aiuterà moltissimo la popolazione siriana impoverita grazie a cure mediche gratuite di qualità, per questo vi ringraziamo».

Monsignor Giampietro Dal Toso, segretario delegato del dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede ha raccontato la sua esperienza in Siria in visita al cardinale Zenari: «Sono stato a Damasco e ho visto come si vive in Siria oggi. Il nostro lavoro principale è quello di tenere uniti i diversi soggetti cattolici che operano in Iraq e in Siria, oggi aiutiamo in questi due stati più di 4 milioni di persone con un investimento di 560 milioni di dollari. È vero che ci sono tanti disastri ma anche tanti segni che danno speranza, come questo progetto».

Ha chiuso la presentazione di “Ospedali Aperti” Rocco Bellantone, preside della facoltà di Medicina e chirurgia Università Cattolica: «Esprimo una gratitudine enorme da parte di tutti noi per averci coinvolto in questa meravigliosa iniziativa, sia come facoltà sia come persone. In Siria muoiono più persone per mancanza di cure che per ferite di battaglia, questo è inaccettabile per le nostre coscienze. Siamo impegnati tutti in prima linea in questo progetto importante».

 

16 febbraio 2017