L’ultimo esodo, la fine di un viaggio millenario
Il congedo del Signore dai suoi discepoli ha lo splendore della castità; affonda i piedi nell’infinito di Dio. Sulla terra i suoi amici restano consolati da un fuoco d’amore e profezia
«Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto. Poi li condusse fuori verso Betania e, sollevate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si separò da loro e veniva fatto salire su, in cielo. Ed essi lo adorarono. Poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio». Il congedo del Signore dai suoi discepoli ha lo splendore della castità: egli torna a Betania, la dove poteva guardare, senza calpestarne il suolo, la città di Dio, Gerusalemme. Da lì poteva fissare nella memoria dei suoi occhi, per sempre, l’immagine della città di David, l’amata, cosicché fosse quello di lei, l’ultimo fotogramma del mondo, prima di ascendere al Cielo. Le lacrime che aveva versato su di lei, appena raggiunta la sommità del colle di Betania (cf Lc 19,41), diventavano, oggi, una benedizione sugli apostoli che in città, subito dopo, sarebbero tornati. Un fuoco di gioia per spegnere le lacrime. La benedizione scende dalla barba ai piedi degli apostoli che la porteranno sulle strade e nelle case, e soprattutto nel tempio. Lì essi resteranno a lodare Dio, dove, all’inizio, Zaccaria officiava l’incenso (cf Lc 1,5-25).
Il Vangelo si era aperto con Elisabetta che benediceva Maria (cf Lc 1,42), arca di una nuova alleanza. Quella benedizione ha fatto un lungo cammino e dal seno di Maria, per il corpo risorto di Gesù, entra, adesso, nel tempio. Con una nuova promessa che il Cielo ha rapito. Gesù, invece, si separa da loro e ascende al cielo. E si compie la parabola di un viaggio iniziato più di un millennio prima quando fu Dio, il Dio di Israele, a scendere da cielo per soccorrere un popolo di schiavi. Così era cominciato il libro dell’Esodo: col grido degli ebrei oppressi dal faraone dell’Egitto. Allora il Signore aveva udito il loro affanno ed era “uscito” dalla Sua dimora celeste per scendere accanto a un corpo di derelitti. Era rimasto con loro, aveva esodato sotto una tenda per anni e anni, accompagnandoli, infine, sino al Paese della libertà. Lì era rimasto con loro come un Emmanuele, sempre vicino anche quando essi si dimostrarono infedeli. Era andato ad abitare nel Tempio di Gerusalemme.
Ma loro – ahimé! – l’avevano profanato sulle vie di un cuore corrotto. Per questo aveva fatto scendere dal cielo Suo figlio, l’aveva lasciato al posto suo nel Paese. Gesù si era messo in cammino non più solo col popolo eletto ma con tutti coloro che avessero bisogno di un Salvatore. Che avessero fame di vita e di Resurrezione. Ora il suo viaggio terreno s’era concluso e Lui poteva ritornare in Cielo e sedere alla “destra di Suo Padre”. L’ultimo esodo di Gesù ha una meta di luce, affonda i piedi nell’infinito di Dio. Sulla terra, però, i suoi amici non resteranno soli ma consolati da un fuoco d’amore e profezia.
18 luglio 2022