Povertà e ipocrisie, il canto di Jovanotti con “Occhio non vede cuore non duole”

La canzone del 1997 denuncia la condizione degli emarginati e le responsabilità della “società del benessere”

Famiglie costrette a lasciare la loro terra per un futuro migliore. Vittime di violenza, prostituzione, droga. Senza dimora ed emarginati «che si aggirano per le strade delle nostre città». Poveri costretti a raccogliere nelle discariche «il frutto dello scarto o del superfluo per trovare qualcosa di cui nutrirsi o vestirsi. Diventati loro stessi parte di una discarica umana sono trattati da rifiuti… giudicati spesso parassiti della società». Forme di schiavitù ricordate dal Papa nel messaggio per la prossima Giornata mondiale dei poveri.

Un documento in cui Francesco ha ricordato ancora una volta il “no” deciso ai muri e alle barriere volute dall’«arroganza di pochi» e ha sottolineato l’«opzione per gli ultimi» come la scelta prioritaria dei cristiani. «La condizione di emarginazione in cui sono vessati milioni persone non potrà durare ancora a lungo».

C’è una canzone che con durezza mette in primo piano questa condizione di emarginazione e le responsabilità della “società del benessere”. “Occhio non vede, cuore non duole”, lanciata da Jovanotti nel 1997. Un “pugno nello stomaco” sui drammi del mondo. Dimenticati. «A migliaia di chilometri di distanza da questa stanza / uomini e bambini schiavizzati, sottopagati / diritti negati, derubati dell’infanzia in qualche capannone dell’estremo oriente / lavorano e producono le griffes dell’occidente / e qui non si sa niente perché sta bene a tanti / tacere verità che sono atroci e allucinanti / ai pilastri di un’economia vincente dal volto appariscente / che crea la sua ricchezza con la sofferenza di un sacco di gente».

Il seguito sembra riecheggiare le domande sospese nel vento della celebre “Blowin’ in the wind” di dylaniana memoria. «E quanti dovranno soffrire quante mucche impazzire / quanta aria velenosa bisognerà respirare / quanti cibi avvelenati bisognerà divorare / quante malattie ancora per interesse non si potranno curare / prima che qualcuno pensi che così non va bene / ma il nemico si è infiltrato dentro al sangue che ci scorre nelle vene».

Quale nemico? Chi tiene alto il livello della paura, chi stipula accordi per il commercio delle armi, chi favorisce «le coscienze ignoranti»… La soluzione di Jovanotti è nel finale. E fa appello a tutti. «Sconfiggere il nemico è guardarsi dentro / cercare il proprio centro e dargli vita come a un fuoco quasi spento / renderlo vivo / e dargli movimento… / e dargli movimento…».

18 giugno 2019