Preghiera per l’unità dei cristiani, «sale della terra e luce del mondo»

Al Sacro Cuore di Cristo Re la veglia ecumenica con il vescovo Selvadagi e il pastore Kruse. Monsignor Gnavi: «Segno di comunione, contro la paura»

Al Sacro Cuore di Cristo Re la veglia ecumenica con il vescovo Selvadagi e il pastore Kruse. Monsignor Gnavi: «Segno di comunione, contro la paura»

Molti accenti, diversi credo, un’unica radice: quella cristiana. Giovedì 21 gennaio nella chiesa del Sacro Cuore di Cristo Re a viale Mazzini si è svolta la veglia di preghiera ecumenica, all’interno del fitto calendario di eventi Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che ha visto coinvolti i rappresentanti delle confessioni cattolica, ortodossa, protestante. Presieduta dal vescovo ausiliare per il settore Ovest Paolo Selvadagi, preparata attraverso il sussidio allestito dai cristiani della Lettonia, la preghiera si è incentrata sul significato simbolico del sale, offerto a tutti i presenti insieme a un boccone di pane. Il significato è stato spiegato durante l’omelia dal pastore luterano Jens-Martin Kruse: «Gesù dice voi siete il sale della vita. È la dignità speciale che ci viene data da lui. Il compito del sale consiste nel dare sapore, ma questa azione non può essere compiuta se non dopo che il sale si trasforma per essere efficace». Una trasformazione che avviene solo a contatto con altri elementi; allo stesso modo i cristiani devono fare con la fede: donarla, mescolandosi con il prossimo.

«Ci pieghiamo allo spirito dei tempi, pensiamo che la fede sia una faccenda privata, di cui non si parla. Care sorelle, cari fratelli, questo è un errore, è personale, senza dubbio, ma non è niente di privato. Il Vangelo non va nascosto, va distribuito. Gesù ha dato il Vangelo ad ogni creatura». Chi è battezzato, ha continuato il pastore Kruse, non è mai solo: «Per tutti c’è un solo battesimo e una sola cristianità, non dobbiamo dimenticarlo, e Papa Francesco nell’incontro del 15 novembre nella nostra chiesa ci ha invitati a considerare il battesimo come fondamento di una maggiore comunione», non solo tra cristiani. «Proprio ora che il mondo è esposto a tante crisi, proprio ora che si pensa che l’Occidente cristiano debba difendersi dagli stranieri, ricorrendo al filo spinato e ai muri – ha aggiunto Kruse -, proprio ora c’è bisogno di persone che sanno di essere chiamate da Dio a fare la sua volontà, di persone che confidano nel santo battesimo e che non usino le loro energie per distanziarsi gli uni dagli altri e mantenere i pregiudizi, ma che mettano tutte le loro forze insieme per dare l’amore di Dio e la misericordia, sentendo che le sofferenze degli altri li riguardano, diventando così il sale della Terra e la luce del mondo».

Ogni pastore, vescovo e patriarca presente ha recitato una preghiera. Un’esortazione all’unità contro la paura, come ha spiegato anche monsignor Marco Gnavi, incaricato dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso: «La veglia diocesana di oggi è in continuità con un tessuto di rapporti. La predicazione del pastore luterano Jens-Martin Kruse viene dopo la visita di Papa Francesco alla chiesa Luterana. Gli incontri di questi giorni, anche nelle periferie, testimoniano il desiderio di rispondere alle intimidazioni del male, della violenza, con la fraternità cristiana che ci vuole già uniti nella testimonianza». Quelli che si sono realizzati e si stanno realizzando, conclude Gnavi, sono eventi di “luce” contro l’oscurità, un segno di speranza: «C’è un’intimidazione che vuole i popoli separati, ma la Chiesa è l’unità dei cristiani e della famiglia umana».

22 gennaio 2016