Ucraina, Shevchuk: «Appoggiamo ogni forma di dialogo per evitare lo scontro armato»

L’arcivescovo maggiore a confronto con i giornalisti: «Non si tratta più di un conflitto bilaterale ma di una escalation militare tra Russia e Occidente. Vogliamo dire fortemente no alla violenza che si sta alzando nel mondo»

A fare il punto sulla situazione in Ucraina, in queste ore cruciali in cui si lavora per evitare un’escalation militare nel conflitto alla frontiera con la Russia, è l’arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk. «Adesso è importare dire, a voce alta, no alla guerra. No alla guerra come strumento per risolvere i problemi geopolitici fra gli Stati. No al diritto del forte, ma sì alla forza del diritto», ha affermato intervenendo ieri, 8 febbraio, al punto stampa organizzato dall’Università della Santa Croce, in diretta streaming da Kiev. «L’unico modo per evitare lo scontro militare è il diritto internazionale, il dialogo, la diplomazia. Per questo stiamo appoggiando ogni forma di dialogo, tra i potenti di questo mondo, affinché si possa evitare lo scontro armato – le parole del presule -. E vogliamo dire fortemente no alla violenza, che si sta alzando nel mondo come un’idolatria. Come cristiani dobbiamo dire che l’unico modo per superare le difficoltà è il rispetto, l’amore verso il prossimo e la solidarietà».

Nelle parole dell’arcivescovo maggiore, il racconto di questo periodo di altissima tensione vissuto dal popolo. «Siamo circondati dall’esercito russo», ha riferito, proprio mentre il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov annunciava che le forze armate di Kiev terranno esercitazioni militari con armi fornite dagli alleati dal 10 al 20 febbraio, negli stessi giorni nei quali Russia e Bielorussia effettueranno manovre congiunte nei pressi della frontiera settentrionale ucraina. Per Shevchuk, «non si tratta più di un conflitto bilaterale tra Ucraina e Russia ma di una escalation militare tra Russia e Occidente». E «l’Ucraina si trova nel mezzo tra questi due blocchi. Siamo sotto attacco, sotto un imminente e grave pericolo. La situazione è molto fragile e molti avvertono che può deteriorarsi o peggiorare in ogni istante».

Ad aggravare le cose, la «guerra di propaganda»: una guerra «politica, finalizzata a cambiare il governo di Kiev per instaurare un regime fedele alla Russia e al progetto di reintegrazione dell’Ucraina nell’area della ex Unione sovietica». Non solo: la crisi in atto è anche una guerra economica, giocata sul rialzo del prezzo del gas che sta mettendo in ginocchio l’intero Paese, facendolo sprofondare nella povertà. Lo dimostrano le tante piccole imprese che hanno dovuto chiudere e il numero dei poveri, «triplicato». La gente, ha riferito Shevchuk, sta ritirando i soldi dalle banche, per timore di un collasso finanziario. Le famiglie hanno pronte «le valigie dell’emergenza» in caso di un attacco armato e sono pronti i “rifugi” per proteggere la popolazione.

In questo scenario, le Chiese, tutte insieme, sono attive anzitutto sul fronte della preghiera, accompagnata dal digiuno. Ogni giorno alle 20 su YouTube sono in tanti a pregare per la pace. Anche Papa Francesco – che pure questa mattina, al termine dell’udienza generale, ha rivolto il suo appello per scongiurare la violenza nel Paese – «segue molto da vicino e costantemente la situazione in Ucraina ed è molto preoccupato», ha affermato l’arcivescovo maggiore. Quindi ha aggiunto: «Sappiamo che anche a livello diplomatico si stanno facendo sforzi per comunicare questa preoccupazione del Santo Padre. La forza della diplomazia vaticana è molto efficace. Questo lavoro che stanno facendo i diplomatici della Santa Sede è importantissimo. Uno sforzo di mediazione. Quando il dialogo si spegne o è minacciato, allora la Santa Sede in modo discreto cerca di salvare e promuovere la comunicazione». Certo, ha riconosciuto, «sarebbe piacevole alle orecchie degli ucraini che il Santo Padre condannasse l’aggressore e dicesse apertamente che l’Ucraina è vittima innocente di un aggressore ingiusto. Ma questa frase spaccherebbe ogni possibile mediazione futura. Lo stile della diplomazia vaticana – ha proseguito – è di non prendere una sola parte e di essere sopra al conflitto per avere la libertà di mediare e riconciliare le parti opposte. Ma dobbiamo dire che la Santa Sede ci ha aiutato molto, per liberare gli ostaggi e proteggere i cattolici in Crimea».

Da ultimo, un desiderio: che «il Santo Padre visiti l’Ucraina. Abbiamo invitato il Papa a venire perché i gesti sono eloquenti e una sua visita in Ucraina sarebbe un gesto molto forte – ha rilevato Shevchuk -. Non vogliamo aspettare 10 anni» perché si possa realizzare. «La gente in Ucraina dice così: se il Papa viene in Ucraina, la guerra finisce perché, se il Papa viene, lo fa come messaggero di pace», ha confidato.

9 febbraio 2022