Vaticano II e Millennials, «un protagonismo che continua»

Il punto in un convegno alla Lateranense. Fisichella (dicastero Evangelizzazione): «Il Concilio non è stato una rivoluzione ma lo sviluppo normale presente nell’annuncio»

Si è svolto venerdì 12 gennaio alla Pontificia Università Lateranense il convegno “Il Vaticano II nell’era dei Millennials”. L’iniziativa è stata organizzata dalla Primaria Associazione Cattolica Artistico-Operaia, con il patrocinio del dicastero per l’Evangelizzazione e del Vicariato di Roma. L’evento era rivolto in particolare a giovani professionisti e universitari, nell’ambito degli eventi in preparazione al Giubileo del 2025, affrontando il tema del Concilio Vaticano II che il Santo Padre ha chiesto di approfondire in vista del prossimo Anno Santo. La riflessione ha affrontato diversi aspetti, a partire dall’approfondimento delle quattro Costituzioni conciliari, per cercare di rispondere alla domanda: «Perché è ancora attuale il Concilio che ha cambiato la storia della Chiesa?».

«La macchina del giubileo, in movimento ormai da un anno e mezzo, sta andando sempre più veloce», ha detto nella sua introduzione il pro-prefetto del dicastero per l’Evangelizzazione, l’arcivescovo Rino Fisichella, che ha evidenziato come il rapporto tra giovani e Concilio sia «un protagonismo che continua». L’arcivescovo ha spiegato tale rapporto con un ricordo personale risalente al 1983, quando, a 20 anni dal Vaticano II, da giovane sacerdote, assistente dei giovani dell’Azione cattolica, organizzò un evento da cui scaturì un libro che Fisichella ha citato delineando la situazione di allora: i giovani non conoscono la portata storica del Concilio ma non ne conoscono nemmeno i principali documenti. «Ero un giovane prete, impertinente, ma ripeterei quanto scritto in passato – ha affermato -. Il Concilio ha bisogno di essere conosciuto, l’insegnamento del Vaticano II va non solo compreso nella coerenza ma sviluppato nella dinamica tipica del magistero della Chiesa. Dimenticare questo evento equivarrebbe non solo a non comprendere gli ultimi decenni di storia della Chiesa ma anche a impedire alle generazioni dopo di noi di capire cosa è stato realmente un evento che ha cambiato il volto della Chiesa».

Un’evoluzione del modo di rapportarsi con il mondo contemporaneo, ha spiegato Fisichella. «Il Concilio non è stato una rivoluzione ma quello sviluppo normale che deve essere presente nell’evangelizzazione. Ecco perché ci sono diversi protagonisti. Il primo è Cristo, presentato come la persona che può illuminare la vita degli uomini, del mondo e delle società, è la Parola di Dio che continua a essere mantenuta viva. La costituzione “Dei Verbum” è non solo, a mio avviso, la più bella del Concilio, ma anche un documento programmatico perché dice come Dio entra in contatto ai nostri giorni con l’umanità. Di questa Chiesa che è la mediazione della rivelazione e deve cogliere il momento storico che vive nel mondo per dare l’annuncio efficace della salvezza». C’è poi la «dimensione dell’uomo che trova, come dice Gaudium et Spes, la sua vocazione solo se pone il suo mistero alla luce del mistero di cristo: è il tema della liturgia che vede il popolo di Dio chiamato a dare la lode dovuta a chi lo ha scelto. Vivere la fede che possediamo ed essere capaci di trasmettere la bellezza del vangelo e come la Chiesa lo vive di epoca in epoca – ha concluso l’arcivescovo -. Vi chiedo di fare in modo che ancora una volta il messaggio finale dei padri conciliari rimanga per voi un segno di grande accoglienza e responsabilità».

Dopo l’introduzione storica affidata a Filippo Forlani, docente di Storia della Chiesa alla Pontificia Università Santa Croce, diversi gli interventi che si sono succeduti. Sulla Sacrosantum Concilium e sulle altre costituzioni si è soffermato monsignor Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria, mettendone in luce la «nuova prospettiva personalistica», mentre padre Maurizio Botta, prefetto dell’Oratorio secolare san Filippo Neri, ha puntato l’obiettivo sulla Gaudium et Spes, riflettendo su «la dignità, la persona e il lavoro nel secolo dell’innovazione». Ancora, Beatrice Serra, docente di Diritto canonico ed ecclesiastico alla Sapienza, è intervenuta su «La Dei Verbum e le radici conciliari del diritto alla riservatezza». La vicepresidente Moige Elisabetta Gavasci Scala, infine, ha parlato della Lumen Gentium, evidenziando che «anche i laici possono essere santi».

15 gennaio 2024