Aifo, i volontari tornano in piazza contro la lebbra

Stand in tutta Italia il 29 gennaio, Giornata mondiale. Colpita una persona ogni 2 minuti. L’impegno al sostegno, «su base comunitaria»

Punti informativi in tutta Italia il 29 gennaio, Giornata mondiale. Colpita una persona ogni 2 minuti. L’obiettivo dello «sviluppo inclusivo su base comunitaria»

Nelle piazze, per le strade, davanti alle parrocchie. Saranno centinaia i punti informativi Aifo allestiti in tutta Italia domenica prossima, 29 gennaio, Giornata mondiale dei malati di lebbra (Gml), «l’appuntamento più importante dell’anno» per l’associazione fondata da Raoul Follerau. I volontari – appartenenti a varie realtà associative, come gli scout dell’Agesci o la Gioventù francescana – venderanno come di consueto il miele della solidarietà e altri prodotti eco-solidali, e cercheranno di sensibilizzare su una malattia che, sebbene ormai curabile, continua a mietere vittime.

«Oltre duecentomila persone vengono colpite ogni anno dalla lebbra nel mondo – sottolineano dall’Aifo –, cioè una persona ogni due minuti. Questa terribile sequenza deve essere interrotta. È fondamentale agire con urgenza per evitare che la malattia progredisca e provochi danni irreparabili, che portano alla disabilità. I più a rischio sono i bambini: purtroppo le statistiche ci dicono che negli ultimi anni il rallentamento dell’attenzione verso questa antica malattia porta a diagnosi tardive che si riflettono in primo luogo sui bambini». Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (pubblicate a settembre 2016), quasi il 9% dei nuovi contagiati hanno meno di 15 anni di età, mentre il Sud Est Asiatico si conferma la regione con la maggiore incidenza della malattia, con più di 156mila nuovi casi registrati nel 2015. La malattia rimane comunque endemica in Africa e nella maggior parte dei Paesi del Mediterraneo orientale.

«La lebbra – spiegano da Aifo – colpisce soprattutto le persone povere e in quelle regioni dove i servizi alla salute sono carenti o inesistenti. Domenica prossima i nostri volontari saranno impegnati a far capire che se ogni due minuti una nuova persona è colpita dalla lebbra, è possibile con lo stesso tempo fare un gesto concreto per impedire che la malattia si diffonda ancora e che colpisca soprattutto i bambini, e per permettere che i malati vengano non solo curati ma siano reinseriti nella famiglia e nella comunità da dove molto spesso sono allontanati». L’Aifo, infatti, agisce non solo per prevenire e curare il morbo di Hansen ma ha numerosi progetti per «ridare dignità» a coloro che sono guariti dalla malattia. «Lo chiamiamo “sviluppo inclusivo su base comunitaria” – rivendicano dall’associazione – perché la salute, il benessere e la felicità non possono che essere trovati e condivisi all’interno delle comunità locali, dai villaggi ai quartieri delle città. Come diceva il nostro fondatore Raoul Follereau, “nessuno può essere felice da solo”».

24 gennaio 2017