Alla Porta Santa della Carità, pellegrini tra i più poveri

Quattromila le presenze in due mesi. Volontari da tutta Italia all’ostello e alla mensa Caritas. Don Gabrielli: «Il servizio è evangelizzazione»

Quattromila le presenze in due mesi. Volontari da tutta Italia all’ostello e alla mensa Caritas. Don Gabrielli: «Il servizio è evangelizzazione»

Quattromila persone in due mesi. Quattromila volti in pellegrinaggio attraverso la porta a vetri dell’ostello Don Luigi Di Liegro e della mensa San Giovanni Paolo II, alla stazione Termini: la Porta Santa della Carità, varcata per la prima volta da papa Francesco lo scorso 18 dicembre. «Finora un bilancio estremamente positivo – afferma don Giorgio Gabrielli, responsabile dei pellegrinaggi della Caritas diocesana per il Giubileo – e non solo nei numeri. Quello che ci ha colpito è stata la qualità dei passaggi: la bellezza di poter incontrare tante persone diverse e poter offrire loro un’esperienza di fede, uno sguardo diverso su una realtà che è intorno a noi».

Sì, perché il pellegrinaggio attraverso la Porta Santa della storica mensa romana da parte dei volontari comporta «un’esperienza di servizio»: «Con tutti coloro che la attraversano, concordiamo un momento di carità tramite il volontariato, da vivere il giorno stesso. Può essere il servizio in una delle mense Caritas, a Termini o a Colle Oppio, oppure all’interno dell’ostello “Don Luigi di Liegro” che si trova proprio accanto alla mensa, o ancora esperienze simili in altre strutture Caritas sparse sul territorio della diocesi», spiega il sacerdote. Un gesto che non si limita alla semplice distribuzione di un pasto: «Nel nostro piccolo – continua don Giorgio – ci accorgiamo di quanto sia un vero e proprio momento di evangelizzazione: offre a tante persone, di diverse fasce di età, l’occasione di arricchirsi, entrando in contatto con una realtà che immaginano diversa. E il risultato lo vediamo dopo, quando ci dicono che è stata un’esperienza che li ha toccati nel profondo, quando vedi che il loro sguardo si è acceso, quando capiscono che questo momento diventa un cammino, un racconto da diffondere nel loro ambiente di vita».

I pellegrini arrivano da ogni regione italiana, pochi i gruppi stranieri. La mensa e l’ostello Caritas di via Marsala sono stati oggetto, com’è noto,  di una recente ristrutturazione durata quattro anni. La mensa, che apre alle 17, distribuisce 500 pasti ogni sera mentre l’ostello ha raddoppiato i posti letto arrivando a ospitare 188 persone. «C’è grande stupore nei pellegrini quando arrivano – afferma don Giorgio – perché si aspettano di trovare un luogo importante ma lugubre, in quanto legato al concetto di povertà. Invece, una volta attraversata la porta, sono accolti dalla bellezza dei colori e degli arredi. Il nostro compito non è solo accompagnarli ma anche raccontare loro la storia del luogo, il suo significato. Cerchiamo di far comprendere l’obiettivo del posto in cui si trovano».

Un’esperienza bella, perché apre alla condivisione: «Non è solo il passaggio attraverso la Porta Santa – spiega Roberta Molina, responsabile dell’ostello Caritas “Don Luigi di Liegro” – ma è il contatto con un posto di servizio, simbolo della città. La stessa stazione è un crocevia di passaggi e di persone. E l’impatto per un pellegrino è spiritualmente forte, perché si attraversa la porta e ci si trova in mezzo ai poveri». Sono soprattutto i giovani a essere coinvolti totalmente in quest’esperienza: «Qui hanno la possibilità di entrare in contatto con gli ospiti della mensa che non sono solo i senza fissa dimora – dice don Giorgio -. C’è anche l’anziano pensionato che non riesce ad arrivare alla fine del mese. C’è il padre divorziato che per pagare gli alimenti non ne ha per se stesso, c’è l’uomo di mezza età che ha perso il lavoro e non riesce a mantenersi».

Anche l’ostello ospita molti italiani, romani soprattutto. Non mancano gli stranieri, non solo tra gli ospiti ma anche tra i tantissimi volontari. «Tutto qui diventa punto di riferimento per chi attraversa un momento di difficoltà. Il nostro compito – aggiunge Roberta Molina – non è solo accoglierli ma cercare di aiutarli a creare il loro progetto di vita. Tutte le attività, come il teatro, la realizzazione del giornalino, prevedono socializzazione e confronto. Offriamo la possibilità di seguire corsi di lingua, d’informatica, siamo sostenuti da psicologi e assistenti sociali. Non esistono percorsi di vita prestabiliti, quello che facciamo è aiutarli a trovare la loro strada, senza forzarli. Ogni livello raggiunto è un successo». L’ostello è sempre pieno, soprattutto in questa stagione. «Quando scatta l’emergenza freddo – fa sapere Molina – siamo sempre al completo, e anche in un inverno come questo, finora particolarmente mite, gli ospiti non mancano mai. Abbiamo presenze storiche, persone che ormai vengono da anni. La mattina rimangono solo quelli più fragili, coloro che non sarebbero in grado di affrontare la strada o chi è malato».

L’ostello e soprattutto la mensa possono contare sul lavoro dei volontari; tantissimi i giovani che con l’apertura della Porta Santa vivono ogni giorno il loro Giubileo: «Molti sono stati i volontari che hanno voluto seguire il percorso dei fedeli», dice Molina. Ed è esattamente questo il messaggio che si vuole trasmettere. «Il pellegrinaggio attraverso la Porta della Carità offre l’occasione di vedere con altri occhi – sottolinea don Giorgio -, di comprendere e diffondere il messaggio di fede. Mi piace pensare ai pellegrini come ai pastori che, al ritorno dalla grotta di Betlemme, raccontano a tutti ciò che hanno visto».

22 febbraio 2016