Il cardinale Bagnasco tra le vittime del sisma del 24 agosto

Il presidente Cei: «Ricostruire presto per mantenere l’identità delle comunità». Ma in serata la terra ha tremato ancora. Danni a case e chiese

Mi Il presidente Cei: «Ricostruire presto per mantenere l’identità delle comunità». Ma in serata la terra ha tremato ancora. Ingenti i danni a case e chiese

Il volto dell’Uomo dei dolori, realizzato in cartapesta con articoli di giornale sul terremoto e donato al Papa da un artista siciliano, campeggia nella piccola tenda-cappella di Amatrice. Davanti a questa opera il cardinale Angelo Bagnasco si ferma un attimo in silenzio. Dietro di lui, il parroco don Savino, il vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, e poi rappresentanti delle istituzioni e dei volontari che prestano in questa terra martoriata il loro servizio. Quel volto riassume e rappresenta tutti quelli incontrati oggi, 26 ottobre, nella sua visita alle zone terremotate di Arquata e Pescara del Tronto, Accumuli e Amatrice. A due mesi dal sisma, la presenza del cardinale sta ad attestare la grande solidarietà ed attenzione della Chiesa italiana alle popolazioni «così duramente provate». Lo ripete con fermezza e dolcezza il cardinale: «Ho visto grande dolore ma anche tanta speranza, coraggio e unità. Dolore per le vittime, per chi ha perso tutto, casa e lavoro. Ma anche speranza perché ho visto la forza spirituale di questa gente, la loro fiducia nel domani. Ho visto tanto lavoro in atto da parte delle istituzioni ai vari livelli, una sinergia ammirevole, che vede coinvolti tutti, anche la Chiesa che, con i suoi sacerdoti e con i suoi vescovi, è sempre presente tra la gente. Queste comunità danno il buon esempio in Italia».

L’incontro con gli sfollati «provati, segnati ma ricchi di una grande forza e di un grande amore per la propria terra e comunità», ha detto il cardinale, lascia il segno di «un enorme desiderio di ricominciare la vita, magari nei nuovi nuclei abitativi, nell’attesa, speriamo breve, di qualcosa di più stabile. Non vogliono perdere l’appartenenza alle proprie comunità, la loro identità, il proprio volto. Le case sono necessarie, assolutamente, ma la comunità con la sua storia e il suo patrimonio di valori sono ancora più necessarie. Mantenere l’identità delle comunità – ribadisce il presidente della Cei – è essenziale e non deve andare dispersa. Perché ciò non accada bisogna ricostruire presto». Una urgenza ricordata in ogni incontro, nel Comitato operativo interforze di Amatrice, nei suoi brevi colloqui con i vari esponenti della Protezione civile, dei Carabinieri, dei Vigili del Fuoco, quest’ultimi elogiati con calore dopo averli visti all’opera nella Zona Rossa dove si è recato per vedere – in silenzio – le macerie. Davanti alle quali solo un semplice, ma significativo: «Impressionante».

Ora non bisogna rallentare la marcia della solidarietà e dell’impegno. «La presenza del presidente della Cei – spiega monsignor Pompili – rende tangibile questo impegno. Gli occhi e le mani della Chiesa non si sono mai allontanati da questa tragedia». «Le popolazioni colpite non devono mai sentirsi sole e abbandonate – dice il cardinale -; il movimento di solidarietà e di attenzione fattiva è in moto e non cesserà nonostante l’ombra che potrebbe allungarsi su di loro come accade per tante vicende umane. La Chiesa – ribadisce Bagnasco – si impegna come suo compito e missione a tenere vivo questo movimento di amore per alimentare la speranza nel cuore di questa gente». Soprattutto dei bambini. «Sono rimasto colpito in particolare dal volto dei bambini», rivela il presidente della Cei; «volti che devono riacquistare la pienezza del sorriso. Voi siete il sole oltre le nuvole – ha aggiunto poi rivolto direttametne a loro -. La vita è fatta di sole e di nuvole, di luci e di ombre, come la giornata di oggi ma nella certezza che oltre le nubi splende il sole. Ecco i bambini sono un raggio di questo sole». Così come «i nostri sacerdoti sempre qui in mezzo alla loro gente sin dai primi istanti. Essi sono il volto e l’identità del sacerdote, in particolare italiano, che vive tra la gente, ne condivide gioie e dolori, non si ritira, non abbandona il campo e resta insieme al suo popolo». Sullo sfondo dell’Istituto Minozzi, luogo simbolo di Amatrice, la Porta Santa della chiesa chiusa per il sisma. «È crollata una porta materiale fatta di pietre – dice salutando il cardinale – ma resta la porta che è Cristo. Usciamo con lui per andare verso la gente».

Nella serata di ieri, 26 ottobre, tre nuove scosse hanno fanno tremare di nuovo l’Italia centrale. La prima alle 19.11 di magnitudo 5.4, seguita da un’altra più intensa (5.9) due ore dopo, alle 21.18. Alle 23.42 una nuova scossa di magnitudo 4.6. L’epicentro è stato localizzato in provincia di Macerata: Castelsantangelo sul Nera, Visso, Ussita e Preci. La notte è proseguita con diverse altre scosse, circa 200, rilevate dall’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, di entità minore. Nei paesi di Ussita, Visso e Castelsantangelo sul Nera sono stati segnalati numerosi crolli con danni pesanti a molti edifici di culto, mentre altri danni sono stati rilevati nei luoghi già interessati dal terremoto del 24 agosto scorso. La Protezione civile ha dichiarato parzialmente inagibili molti centri storici. Al momento non si segnalano vittime. (Daniele Rocchi)

27 ottobre 2016