Il Papa in Kenya: le famiglie, antidoto al deserto dell’indifferenza

Migliaia le persone da tutto il Paese per la Messa nel Campus dell’Università di Nairobi. Ai giovani l’invito a formare una società «giusta e inclusiva»

Migliaia le persone arrivate da ogni parte del Paese per partecipare alla Messa nel Campus dell’Università di Nairobi. Ai giovani l’invito a formare una società «giusta e inclusiva»

«Il Signore ci dice che farà sgorgare acqua nel deserto, facendo fiorire una terra assetata». Così questa mattina, giovedì 26 novembre, Papa Francesco ha aperto la Messa nel campus dell’Università di Nairobi salutando le migliaia di persone accorse da ogni parte del Paese, nonostante la pioggia, diventata presto parte del ritmo della tradizionale «kayamba» che ha accompagnato tutta la celebrazione, con i canti e i balli delle antichissime tradizioni tribali del Kenya, sulle quali in cinque secoli il Vangelo ha innestato il suo messaggio.

«La salute di qualsiasi società – ha continuato il pontefice – dipende sempre dalla salute delle famiglie. La società del Kenya è stata a lungo benedetta con una solida vita familiare, con un profondo rispetto per la saggezza degli anziani e con l’amore verso i bambini». Proprio «per il bene loro e della comunità – le parole di Francesco – la fede nella Parola di Dio ci chiama a sostenere le famiglie nella loro missione all’interno della società, ad accogliere i bambini come una benedizione per il nostro mondo, e a difendere la dignità di ogni uomo e di ogni donna, poiché tutti noi siamo fratelli e sorelle nell’unica famiglia umana».

Continuando a parlare attraverso immagini della Bibbia, Francesco ha ricordato ai fedeli che «in obbedienza alla Parola di Dio, siamo chiamati a opporre resistenza alle pratiche che favoriscono l’arroganza negli uomini, feriscono o disprezzano le donne, non curano gli anziani e minacciano la vita degli innocenti non ancora nati». Numerosissime le famiglie presenti, e proprio a loro papa Francesco ha rivolto un secondo invito: «Siamo chiamati a rispettarci e incoraggiarci a vicenda e a raggiungere tutti coloro che si trovano nel bisogno. – ha esortato -. Le famiglie cristiane hanno questa missione speciale: irradiare l’amore di Dio e riversare l’acqua vivificante del suo Spirito. Questo è particolarmente importante oggi, perché assistiamo all’avanzata di nuovi deserti, creati da una cultura dell’egoismo materialismo e dell’indifferenza verso gli altri».

Forte anche l’appello ai giovani, proprio nel luogo in cui l’anno scorso in più di 7.500 hanno conseguito una laurea; giovani che costituiranno l’ossatura del Kenya di domani. «Qui, nel cuore di questa Università – ha rilevato il pontefice -, dove le menti e i cuori delle nuove generazioni vengono formati, faccio appello in modo speciale ai giovani della nazione. I grandi valori della tradizione africana, la saggezza e la verità della Parola di Dio e il generoso idealismo della vostra giovinezza vi guidino nell’impegno di formare una società che sia sempre più giusta, inclusiva e rispettosa della dignità umana»,

Quindi la raccomandazione di Francesco alla gioventù kenyota di avere sempre a cuore le necessità dei poveri, tenendo ben lontano tutto ciò che conduce al pregiudizio e alla discriminazione, «perché queste cose, lo sappiamo, non sono di Dio. Dio è la roccia sulla quale siamo chiamati a costruire – ha sottolineato il Papa -. Non c’è nessuno oltre a lui. Unico Salvatore dell’umanità, desidera attirare uomini e donne di ogni epoca e luogo a sé, così da poterli portare al Padre. Egli vuole che tutti noi costruiamo la nostra vita sul saldo fondamento della sua parola».

A conclusione dell’omelia, pronunciata in italiano e tradotta in inglese, il Papa haribato il «compito che il Signore assegna a ciascuno di noi: essere discepoli missionari, uomini e donne che irradino la verità, la bellezza e la potenza del Vangelo che trasforma la vita». Uomini e donne, ha proseguito, «che siano canali della grazia di Dio, che permettano alla sua misericordia, benevolenza e verità di diventare gli elementi per costruire una casa che rimanga salda. Una casa che sia un focolare, dove fratelli e sorelle vivano finalmente in armonia e reciproco rispetto, in obbedienza alla volontà del vero Dio, che ci ha mostrato, in Gesù, la via verso quella libertà e quella pace a cui tutti i cuori aspirano». Quindi il co ngedo: «Gesù, il Buon Pastore, la roccia sulla quale costruiamo le nostre vite, guidi voi e le vostre famiglie sulla via del bene e della misericordia per tutti i giorni della vostra vita. Egli benedica tutti gli abitanti del Kenya con la sua pace».

26 novembre 2015