Palazzo Maffei Marescotti, in mostra le bolle di inidizione dei Giubilei

I documenti escono dall’Archivio segreto vaticano per un’esposizione organizzata dall’Orp: “Peregrinatio Sancta”, visitabile fino al 31 luglio

I documenti escono dall’Archivio segreto vaticano per un’esposizione organizzata dall’Opera romana pellegrinaggi: “Peregrinatio Sancta”, visitabile fino al 31 luglio

Per la prima volta nella storia, le bolle con le quali i diversi pontefici hanno indetto i Giubilei ordinari escono dall’Archivio segreto vaticano per essere esposte pubblicamente presso il Palazzo Maffei Marescotti, in via della Pigna. La mostra “Peregrinatio Sancta”, visitabile dal 4 maggio al 31 luglio, è organizzata dall’Opera romana pellegrinaggi con Il Cigno Servizi, ed è curata dal vescovo Sergio Pagano, prefetto dell’immenso archivio della Santa Sede, là dove in circa 90 chilometri di scaffali sono custoditi 1000 anni di storia della Chiesa. L’esposizione, in particolare, raccoglie le testimonianze dal primo Giubileo, indetto da Papa Bonifacio VIII nel 1300, all’ultimo del 2000, voluto da Giovanni Paolo II: due eventi centrali per la spiritualità universale celebrati a 700 anni di distanza l’uno dall’altro. I materiali esposti sono relativi a 23 Giubilei ordinari. Di questi, 12 sono le bolle, «termine – spiega monsignor Liberio Andreatta, amministratore delegato e vice presidente Orp – che indica il sigillo di piombo pendente dai documenti pontifici», di cui 3 provenienti dall’Archivio del Capitolo di San Pietro. Le stampe antiche sono invece 6, fra cui un incunabolo della Biblioteca Casanatense di Roma – unico pezzo non proveniente dal Vaticano – e il resto sono copie da manoscritti.

«Le bolle d’indizione sono come una teologia, sono diverse da pontefice a pontefice e in ciascuna c’è un pensiero molto ricco», chiarisce monsignor Pagano, sottolineando come i primi Giubilei risentirono senza dubbio di movimenti popolari di fedeli che chiedevano di ottenere il perdono con il pellegrinaggio a Roma. Dalla loro, e in un simile contesto, i pontefici si limitarono a indire la celebrazione, fissando le modalità canoniche per il conseguimento delle indulgenze. Fu così per Bonifacio VIII che, con la bolla Antiquorum habet, ripristinò l’«antica consuetudine» della perdonanza a tutti coloro che avessero visitato come pellegrini le basiliche di San Pietro e San Paolo almeno una volta al giorno e per lo spazio di trenta giorni per i romani, di quindici giorni per i pellegrini non romani. Dopo aver ricevuto nel 1343 una delegazione di cittadini romani che lo aveva raggiunto in Avignone per impetrargli il ritorno a Roma, Clemente VI indisse un nuovo evento giubilare nel 1350. Le richieste di ridurre a cinquant’anni le cadenze giubilare, inizialmente fissate invece a cento, erano motivate dalla brevità della vita umana – racconta ancora il prefetto Pagano -, e dall’esigenza di placare i malumori per l’assenza del Papa. Alla nuova periodizzazione Clemente VI aggiungeva una nuova basilica giubilare, San Giovanni in Laterano. L’Anno Santo fu celebrato dal cardinale Annibaldo Caetani da Ceccano, legato papale, che per la gran folla di pellegrini ridusse i giorni stabiliti per la visita alle basiliche, irritando i romani che, successivamente, giunsero ad attentare alla sua vita costringendolo a fuggire da Roma.

Da una bolla a un’altra si dipana così anche la storia del nostro Paese, legandola ad aspetti antropologici, culturali e politici. «I pellegrini – racconta Andreatta – hanno sempre incontrato difficoltà e rischiato per recarsi a Roma, sia a causa delle guerre che dei problemi legati al viaggio. E anche in passato sono sempre state realizzate nuove opere e aggiustate le strade per questa occasione. Ricordo che durante il Giubileo del 1450 sono morti 170 pellegrini, schiacciati dalla calca a ponte Sant’Angelo a seguito della concitazione, e che si è già svolto un Anno Santo della Misericordia: fu indetto da Paolo V nel 1617». Le guerre napoleoniche, e in seguito le vicende del papato, impedirono le celebrazioni dei giubilei del 1800 e del 1850. Quanto all’Anno Santo del 1950, fu indetto da Pio XII avvertendo il bisogno di una riconciliazione sociale dopo il triste bilancio delle due Guerre Mondiali. La Chiesa romana e il papato, spiega Pagano, dovevano ricollocarsi con forza sullo scenario mondiale. La stessa preparazione giubilare prese una nuova forma, con uffici stampa, bollettini, commissioni e un organo esecutivo, la “Peregrinatio ad Petri Sedemi”, mentre la tv per la prima volta trasmetteva il rito secolare dell’apertura della Porta Santa. Il Grande Giubileo del 2000, infine, venne indetto da Wojtyla nella convinzione che Cristo dovesse rimanere «proprietà dell’umanità» e che la Chiesa avesse la necessità di rivedere la sua storia e la sua condotta senza veli e senza paure, «alla pura luce del Vangelo». Nella bolla di indizione del Giubileo, che sintetizza tutto questo, il papa polacco, conclude il prefetto Pagano, invitava a guardare al nuovo millennio con coscienza rigenerata.

4 maggio 2016