È iniziata da Amatrice la visita compiuta ieri, 4 ottobre, da Papa Francesco nei luoghi del centro Italia devastati dal sisma del 24 agosto scorso. Una visita, racconta il vescovo di Rieti Domenico Pompili, nella quale ha cercato «il contatto diretto con le persone ferite piuttosto che con le macerie». A cominciare dai bambini che ha incontrato nella scuola, ai quali ha voluto donare una piccola corona del Rosario. «Il Papa – osserva il presule – ha notato che i piccoli erano ancora turbati dal terremoto, privi di quella scioltezza tipica della loro giovane età. Il trauma subito è ancora lì, presente». E nella festa del santo di cui ha scelto di portare il nome, i piccoli di Amatrice non hanno fatto mancare a Francesco i loro doni. Anzitutto «una tavoletta di legno dei moduli che ospitano il plesso scolastico, sulla quale era stata realizzata in cartapesta la figura del Pontefice con dei bambini, accompagnata da costruzioni in forma di fiorellini, insieme a una piccola pietra della scuola crollata», riferisce Pompili. Poi un libro rilegato, «con le pagine riempite dai pensieri dei bimbi di materna ed elementare dedicati ai loro sogni, desideri e speranze, con la copertina realizzata dai ragazzi delle medie».

Bambini e adulti, giovani e anziani. Francesco ha cercato il contatto con le persone «chiamate all’incontro tra generazioni per trovare insieme le strade per ricostruire matrialmente e moralmente le loro comunità – è il commento del vescovo -. La sua preghiera e la sua attenzione a questa tragedia per noi rappresenta un valore aggiunto che tornerà a beneficio di tutti». Come testimoniano anche le parole di conforto destinate ai più grandi, insieme ai ringraziamenti rivolti a tutti i soccorritori, Vigili del Fuoco in primo luogo, con cui ha scattato anche delle foto. Elemento caratterizzante della visita però, per Pompili, resta la preghiera silenziosa del pontefice davanti alla “zona rossa” di Amatrice. «È rimasto molto colpito dal disastro. È stato colui che più di tutti si è inoltrato tra le macerie, da solo, sostando in preghiera a lungo. La forza della preghiera è indispensabile».

5 ottobre 2016