Reggio Calabria, uscito dal coma il parroco aggredito in canonica

Monsignor Giorgio Costantino colpito da un gruppo di giovani che si erano introdotti nei locali della parrocchia. La lettera pastorale dell’arcivescovo

Monsignor Giorgio Costantino era stato colpito da un gruppo di giovani che si erano introdotti nei locali della parrocchia. La lettera pastorale dell’arcivescovo

Si erano introdotti di notte, tra martedì 23 e mercoledì 24 maggio, nei locali di proprietà della parrocchia intitolata alla Madonna del Divin Soccorso, a Reggio Calabria, forzando il cancello d’ingresso. Il parroco, monsignor Giorgio Costantino, è intervenuto rimproverandoli. I ragazzi allora, riferisce il giornale diocesano “Avvenire di Calabria”, lo hanno aggredito «con ferocia a tal punto che è stato uno di essi a far allontanare il gruppo, ravvisando la possibilità di averlo colpito a morte». Il sacerdote è riuscito ad allertare forze dell’ordine e soccorsi; trasferito immediatamente agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico. Questa mattina è uscito dal coma: ha riconosciuto il personale medico del reparto di Rianimazione, dove è rimasto ricoverato.

A poche ore dall’aggressione, l’arcivescovo di Reggio Calabria-Bova Giuseppe Fiorini Morosini ha affidato a una lettera pastorale la sua «condanna per il vile gesto compiuto», esprimendo al contempo il desiderio di «guardare negli occhi i giovani che l’hanno compiuto», per «ascoltare i loro problemi e poter dare loro il segno cristiano del perdono e della speranza». Nelle parole del presule, «la tristezza e il rammarico per come la violenza sia così feroce anche a livello giovanile, e come la vita umana sia sempre più svalutata». Quindi l’appello «a voi genitori, a voi sacerdoti, a voi tutti educatori: qualunque sia la responsabilità educativa (scuola, sport, associazioni varie, ecc.), mettiamoci tutti in ascolto dei giovani e interessiamoci della loro formazione, prima di dover piangere per una società al cui interno la violenza sia generalizzata, in nome di un individualismo che non accetta nessun limite alle proprie emozioni e ai propri desideri».

In particolare, l’arcivescovo si rivolge «a voi genitori, che ancora bussate alle porte delle nostre chiese per chiedere i sacramenti per i vostri figli. Vi ricordo quanto vado ripetendo: chiedete formazione cristiana e non sacramenti che si collocano solo in un cristianesimo convenzionale, senza anima e senza fede. Chiedete formazione. Preoccupatevi che i vostri figli seguano un cammino formativo presso i nostri gruppi parrocchiali che li accompagni durante l’età giovanile. Non mollateli sulla strada dopo la prima comunione fatta all’età di 10-11 anni». E ancora: «Sostenete l’azione educativa della scuola non schierandovi contro di essa per un sostegno antieducativo dei vostri figli, quando sono ripresi per il mancato profitto scolastico o per motivi disciplinari».

Morosini riconosce che «la tentazione di limitarsi solo ad alzare la voce contro i giovani e questi loro gesti delinquenziali è forte. Rigettiamola. Con l’amore di Cristo, che va in cerca della pecora sperduta, ricordiamo che anche questi giovani sbandati ci appartengono. Sono anch’essi oggetto della nostra cura pastorale. Anche per loro Gesù è morto e ci ha inviati per portare ad essi la salvezza. Non dimentichiamo che molti fra loro sono passati attraverso le nostre aule catechistiche. Perché non siamo riusciti a formarli? Non voglio assolutamente colpevolizzare nessuno: dovrei – aggiunge l’arcivescovo reggino – farlo in prima persona». Allora, «è il momento per noi della riflessione pacata e di un’azione pastorale rinnovata, che abbia al centro la questione giovanile. Ci stiamo preparando al Sinodo della Chiesa sui giovani. E, in diocesi, stiamo preparando la missione cittadina per i giovani, richiesta dai giovani stessi alla fine del Sinodo diocesano fatto per loro, con loro e da loro. Sosteniamo la nostra riflessione – è l’invito – con la fiducia, la speranza, la preghiera».

Proseguono intanto le indagini. Secondo quanto riferito dal settimanale diocesano, «a colpire don Giorgio con pugni e un calcio sarebbe stato solo uno dei sette giovani coinvolti, tutti presumibilmente tra i 16 e i 20 anni. Gli altri ragazzi ravvedendo la gravità delle condizioni del sacerdote avrebbero fermato l’aggressore allontanandolo. Uno di loro – secondo quanto ricostruito – si sarebbe fermato con monsignor Costantino per prestare un primo soccorso. Grazie all’ausilio delle telecamere della videosorveglianza parrocchiale, i Carabinieri che indagano sulla vicenda contano di chiudere il caso a stretto giro». Solidarietà a monsignor Costantino e alla Chiesa reggina anche da parte del prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari, che all’episodio ha dedicato la riunione tecnica di coordinamento delle forze dell’ordine, con la partecipazione del procuratore distrettuale della Repubblica di Reggio Calabria e del rappresentanti provinciali delle forze di polizia.

25 maggio 2017