Religioni per la pace: «Mai abituarsi al male»

In Germania l’incontro internazionale nello spirito di Assisi promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. Il messaggio di Papa Francesco

È possibile combattere ogni forma di violenza nel mondo solo tracciando “Strade di pace”. È questo l’appello lanciato in Germania dalla comunità di Sant’Egidio promotrice dell’incontro internazionale e interreligioso “Strade di Pace – Paths of Peace” che ha preso il via ieri, domenica 10 settembre, a Münster e Osnabrück e si concluderà domani, martedì 12. Presenti centinaia di rappresentanti delle religioni, delle istituzioni e della cultura provenienti da tutto il mondo. In apertura dei lavori è stato letto il messaggio inviato da Papa Francesco il quale ha ricordato che questo cammino di pace e di dialogo fu voluto da San Giovanni Paolo II che lo avviò ad Assisi nel 1986. «Conflitti, violenza diffusa, terrorismo e guerre minacciano oggi milioni di persone, calpestano la sacralità della vita umana e rendono tutti più fragili e vulnerabili», scrive il Santo Padre, secondo il quale oggi più che mai è necessario «aprire e costruire nuove strade di pace, specie dove i conflitti sembrano senza via d’uscita, dove non si vogliono intraprendere percorsi di riconciliazione, dove ci si affida alle armi e non al dialogo, lasciando interi popoli immersi nella notte della violenza, senza la speranza di un’alba di pace». Impegno al quale sono chiamate non solo la classe politica e civile ma anche le religioni che «oggi e nell’avvenire, in particolare con la preghiera e con l’impegno concreto, umile e costruttivo» devono impegnarsi senza stancarsi per individuare e aprire percorsi di pace.

«Per aprire varchi di pace – prosegue il Pontefice nella lettera – ci vogliono coraggio umile e perseveranza tenace, e soprattutto occorre pregare, perché, lo credo fermamente, la preghiera è alla radice della pace. In quanto leader religiosi siamo chiamati a risvegliare le coscienze, a diffondere la speranza, a suscitare e sostenere gli operatori di pace. Quello che non possiamo e non dobbiamo fare è restare indifferenti, così che le tragedie dell’odio cadano nell’oblio e ci si rassegni all’idea che l’essere umano sia scartato e che gli vengano anteposti il potere e il guadagno. Per fare questo, il primo passo è saper ascoltare il dolore dell’altro, farlo proprio, senza lasciarlo cadere e senza abituarvisi: mai al male bisogna abituarsi, mai ad esso bisogna essere indifferenti». Infine il Papa, ricordando che l’incontro si svolge in occasione del sessantesimo anniversario della firma dei trattati di Roma, auspica che l’incontro, organizzato nel cuore dell’Europa, «sia un segno e un richiamo per l’Europa a coltivare la pace, attraverso l’impegno a costruire vie di più solida unità all’interno e di sempre maggiore apertura all’esterno, senza dimenticare che la pace non è solo frutto dell’impegno umano, ma dell’apertura a Dio».

Tra gli interventi nella giornata inaugurale anche quello di Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, del cancelliere tedesco, Angela Merkel, e del presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. «Per realizzare la pace bisogna lavorare come artigiani ogni giorno aprendo strade, connettendo tutti a un tessuto di dialogo e cooperazione – ha detto Riccardi -. Mai isolando. Donne e uomini di fede hanno la pazienza per farlo fin negli angoli più sperduti della terra. Ma devono uscire dagli schemi del passato e credere di più che i tesori delle loro religioni possano fondare la pace. Spesso la guerra comincia nell’egoismo e nell’egocentrismo. Ciascun credente può essere un operatore di pace». Angela Merkel, invece, si è soffermata sul problema dell’immigrazione evidenziando la necessità di «togliere le persone dalle mani dei trafficanti, combattere l’emigrazione illegale e fornire possibilità di accesso sicuro in Europa. Occorrono patti con la Libia, il Niger e il Ciad – ha sottolineato – e occorre collaborare meglio con i Paesi di origine e di transito. Ma dobbiamo anche occuparci delle persone che sono in Libia, a volte in condizioni catastrofiche». Per il presidente Tajani, invece, «per contribuire alla pace nel mondo non sarà sufficiente sconfiggere il terrorismo e vincere la sfida dell’immigrazione. L’Europa ha bisogno di essere forte soprattutto nella sua identità. E la chiave di volta in questo processo sono i giovani. Con i loro sogni e le loro ambizioni giorno dopo giorno forgiano lo spirito e il sogno europeo. È necessario metterli in condizione di poter contribuire alla costruzione dell’Europa. Dobbiamo offrire e garantire loro – le parole di Tajani – formazione e prospettive. È nelle scuole e nelle università che si pratica l’integrazione e il dialogo. È lì che i giovani diventano cittadini, che imparano a confrontarsi e contrastare verità esclusive, che generano violenza e conflitti. È poi il lavoro che offre ai giovani delle prospettive, sottraendoli ai rischi dell’esclusione sociale, tra i quali spicca quello della radicalizzazione». (Ro. Pu.)

11 settembre 2017