Centro Don Orione, i tanti volti della carità

Don Peloso ricorda le origini del complesso della Piccola Opera della Divina Provvidenza, dalla cura per i ragazzi che vivevano in strada all’ente per la formazione professionale

Sono le parole dello stesso don Luigi Orione, il fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza, che fanno comprendere a pieno «l’anima e il cuore del carisma» della congregazione che ancora oggi continua la sua opera «di salute e di coesione nella Chiesa» alla luce della carità, «perché, come dice la Scrittura, dov’è carità, lì c’è Dio». Per questo, don Flavio Peloso, oggi parroco della comunità Mater Dei, che afferisce al Centro Don Orione di via della Camilluccia, e già superiore generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza, ricorda come fondanti sia «l’espressione popolare “La nostra predica è la carità”» sia il monito “A chi entra non chiederemo se abbia un nome, una religione, una razza ma soltanto se abbia un dolore”.

È infatti per dare sollievo e sostegno a chi viveva una difficoltà di salute o di integrazione sociale che «subito dopo la fine della guerra, nel luglio del 1944, l’allora cardinale vicario di Roma chiese alla nostra congregazione di occuparsi dei ragazzi che vivevano per strada – ricorda don Peloso -, fossero orfani, disabili, mutilati o poliomelitici». Per questi stessi ragazzi «si resero poi necessarie le scuole, per pensare al loro futuro – continua il sacerdote -, in particolare con la scuola d’avanguardia di cinema, attiva dal 1955». Oggi è l’Ente don Orione formazione professionale a contribuire all’istruzione di quei giovani «che presentano delle difficoltà nell’inserimento scolastico», dice don Felice Bruno, consigliere incaricato della pastorale educativa e scolastica a livello nazionale. «Qui a Roma abbiamo 404 alunni, suddivisi in 16 percorsi triennali e 2 di specializzazione – riferisce -; in particolare, gli indirizzi di studio, volti a offrire una professionalità, favorendo quindi l’inserimento nel mondo del lavoro, sono: operatore meccanico auto, operatore elettrico ed informatico, operatore per il trattamento estetico e dell’acconciatura».

La modalità di intervento, che «da anni cura il profilo docente-educatore, accentuando il ruolo delle cosiddette competenze socioemotive e insistendo sulla personalizzazione – spiega ancora il sacerdote -, è quella di una scuola sempre meno frontale e più coinvolgente, con l’insegnamento per assi culturali e l’elaborazione di compiti di realtà, così da rendere i ragazzi protagonisti». Da qui, l’importanza, «nell’ambito delle alleanze educative, della collaborazione con le nostre realtà orionine – sono ancora le parole di don Bruno -: dall’utilizzo della palestra del centro sportivo al cosiddetto “service learning”, per cui non si tratta soltanto di fare del bene ai ragazzi ma anche di far fare loro del bene, con l’apprendimento mediante attività di volontariato come il taglio di capelli e il trucco agli anziani ospiti della nostra Rsa, che dopo il blocco del Covid stiamo riprendendo».

Oltre alla residenza per anziani, al Centro don Orione di Monte Mario fa capo una struttura di riabilitazione con vari servizi dedicati alle persone che presentino disabilità sia fisiche e motorie che cognitive. «La maggior parte di loro – dice Davide Alberighi, volontario del Centro riabilitativo da 13 anni -, fruiscono dei servizi e delle attività in regime semi-residenziale mentre una trentina in regime residenziale» e proprio questi ospiti «per me sono ormai amici con i quali si esce a cena o si vede la partita insieme oltre a condividere i mercatini sul lago di Bracciano con la vendita di prodotti realizzati anche da loro», a dire che «non si tratta più soltanto di offrire un servizio ma di avere creato un vero legame».

Ancora, negli ambienti del Centro, in un piano della casa per ferie Don Orione, è attiva da due anni la “Comunità donna”, struttura socio-assistenziale per donne in difficoltà, soprattutto vittime di violenza fisica o psicologica, e minori. «Attualmente – informa la responsabile Zdenka Rocco -, ospitiamo e accompagniamo con progetti di reinserimento sociale, curati da un’equipe di 10 persone, 7 mamme e 11 bambini e ragazzi che hanno un’età compresa tra l’anno e mezzo e i 16 anni».

5 giugno 2023