Ha raggiunto anche il Campidoglio la mozione con la quale si chiede di fermare la produzione di bombe destinata alla guerra in Yemen, nella fabbrica di Domusnovas, in Sardegna.  La presentazione c’è stata ieri, 28 gennaio, nella Sala del Carroccio. «Spero che il sindaco Raggi colga questa opportunità per fare un salto di qualità della statura politica della Capitale di Italia, così che Roma possa diventare Capitale di pace», ha dichiarato Stefano Fassina, deputato e consigliere comunale, parlando di «un momento importante per il Comune, necessario per alzare lo sguardo su questioni che fanno parte dei compiti della politica. Ci auguriamo – ha aggiunto – di poter dare una scossa al Parlamento in modo che la prossima relazione sulla legge 185 sia chiara e si possa interrompere il flusso delle armi».

Roma, per Fassina, «può svolgere un ruolo importante in sinergia con altri comuni, per sollecitare il governo e il Parlamento affinché intervengano», chiedendo di «applicare una legge che dice chiaramente che non si possono vendere armi a Paesi in guerra. Abbiamo messo in atto un meccanismo di disumanità: facciamo in modo che scoppino le guerre, produciamo ed esportiamo le armi, le persone fuggono dalle guerre e quando arrivano di fronte a noi li blocchiamo», ha spiegato. L’invito è allora a «preoccuparci di quei disperati che sono in mezzo al mare» ma anche a «intervenire sulle cause delle migrazioni».

Carlo Cefaloni, redattore di Città Nuova, ha parlato di «un atto formale con cui, come cittadini romani, ci assumiamo l’urgenza di considerare una questione nazionale che ha bisogno di una risposta, mentre il Parlamento e le istituzioni restano in silenzio. Vogliamo dire porti chiusi alle bombe ma aperti alle persone», ha aggiunto, ricordando che la mozione «sarà accompagnata da un impegno reale». Anche dal consigliere comunale Giulio Pelonzi è arrivato l’invito a unirsi sul fronte di questa battaglia, «per mettere al centro non solo i soldi ma le persone».

Tra i primi firmatari della mozione, che sarà discussa in Consiglio comunale nei prossimi giorni, ci sono Movimento dei Focolari Italia, Un Ponte per…, Arci, Pro Civitate Christiana Assisi, Libera (Associazioni, nomi e numeri contro le mafie), Gruppo Abele, Fondazione Finanza Etica, Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo, Movimento Nonviolento Roma, Rete della Pace, Pax Christi, Amnesty International Italia, Commissione globalizzazione e ambiente della Federazione chiese evangeliche in Italia. 

Un appello agli 8mila Comuni italiani perché seguano l’esempio di Assisi, dove la stessa mozione è stata approvata all’unanimità, è arrivato proprio dal sindaco della città di san Francesco Stefania Proietti, intervenuta alla presentazione della mozione in Campidoglio. «Le immagini che ci arrivano dallo Yemen non hanno niente di diverso da quelle dell’Olocausto», ha affermato, ribadendo che «non si può essere pacifisti da pasticceria. Stare dalla parte degli oppressi è stare dalla parte giusta», ha sottolineato, invitando quindi a «gridare contro questa ingiustizia che parte dalla nostra terra». Anche Massimo Pallottino, di Caritas italiana, ha ribadito che «opporsi all’economia di morte è importante. Non si tratta di prendere posizione contro qualcosa ma a favore di un’economia sostenibile e positiva nel territorio sardo che è fragile e segnato da una storia difficile. L’impegno di Caritas Iglesias dal basso – ha concluso – deve essere portato e generalizzato come elemento di riflessione. Farne oggetto di discussione serio è fondamentale».

29 gennaio 2019