I 50 anni di Sant’Egidio, in un francobollo

La presentazione nella sede della Comunità, nella Giornata internazionale del volontariato, con il vescovo Vincenzo Paglia e il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. Il presidente Marco Impagliazzo: «Prospettiva per guardare al futuro»

Presentato e annullato ieri, 5 dicembre, nella Giornata internazionale del volontariato, il francobollo commemorativo dei 50 anni della Comunità di Sant’Egidio, emesso dal ministero dello Sviluppo economico il 1° settembre scorso in 800mila esemplari.  La presenza di una lettera al posto della tariffa lo rende “eterno”, cioè utilizzabile a prescindere dal sistema tariffario vigente. Appartenente alla serie “Il senso civico”, il francobollo contiene un’immagine composta da silhouette s di uomini e donne che si tengono per mano in segno di solidarietà. Al centro, in alto, è riprodotto il logo di Sant’Egidio, con l’arcobaleno e la colomba, che si staglia sullo sfondo di un puzzle. In quel logo, ha osservato l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, intervenuto davanti ad alcune delegazioni della Comunità e rappresentanze diplomatiche, si esprime bene il lavoro «gratuito» che la Comunità svolge da sempre, cominciando dai giovani delle periferie, aiutando «tanti, diversi tra loro, a vivere nella pace». Come i colori dell’arcobaleno contenuto appunto  nel logo della Comunità, che disegnano un ponte, «necessario da costruire anche tra le generazioni».

Anche il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha ringraziato Sant’Egidio per l’impegno portato avanti in tutti questi anni. «Rappresentate qualcosa di unico e di grande valore – ha affermato -. Si tratta di un giusto riconoscimento per il senso civico che esprimete, insieme ai valori di solidarietà e di amore per il prossimo che sono fondamentali in un mondo dove gli uomini sono tutti iper-connessi ma allo tempo stesso, in modo paradossale, tutti più soli e isolati, arrabbiati e disillusi». Per il ministro, «lo spirito di inclusione rappresenta un pilastro portante della struttura educativa»; integrazione però, ha sottolineato, «non significa rinunciare ai valori ma ribadire la propria identità per poter dialogare. Non è nascondendo i simboli che si crea inclusione». Il compito «da realizzare», ha proseguito, è la pace «che inizia dal cuore. Avere cura dell’altro è la strada giusta». Fondamentale, in questa direzione, il ruolo della scuola, che è il luogo «in cui ci si allena a stare insieme, a mediare i conflitti, a vivere con gli altri riconoscendo le differenze». I giovani, per Bussetti, «hanno bisogno di fiducia, di persone che credano in loro». Alla scuola il compito di essere «laboratorio di vita». All’intera società quello di «fare rete», perché «nessuno è autosufficiente» e «aiutare gli altri fa bene anche a chi aiuta».

«Per le loro imperfezioni, i francobolli diventano rari e preziosi, come il celebre Gronchi rosa, emesso per accompagnare il viaggio del presidente della Repubblica Gronchi in Sudamerica ma subito ritirato per un errore sul disegno dei confini», ha osservato il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo. Allo stesso modo, «il lavoro in periferia, accanto alle persone che hanno difficoltà e che sono considerate spesso “imperfette” fa la bellezza e la preziosità di Sant’Egidio». Quindi, ringraziando per il riconoscimento accordato alla Comunità, ha ribadito che «avere 50 anni per noi non è celebrare il passato ma una prospettiva per guardare al futuro». Davanti a lui, i giovani della Comunità, i rifugiati giunti con i corridoi umanitari, gli immigrati delle scuole di Lingua e cultura italiana e le persone con disabilità dei Laboratori d’Arte che Sant’Egidio ha creato nelle periferie.

6 dicembre 2018