L’Istituto Camillianum, incorporato alla Pontificia Università Lateranense, apre le porte per far conoscere le specificità dei suoi percorsi di studio. L’appuntamento è per martedì 18 luglio dalle 10 alle 13 nella sede di largo Ottorino Respighi 6. A illustrare l’offerta formativa dell’Istituto – finalizzata a studiare, comprendere e approfondire per poi attuare, in modo autenticamente cristiano ed efficacemente, il servizio pastorale al sofferente e a chi se ne prende cura -, il rettore della Lateranense Enrico dal Covolo, padre Léocir Pessini, superiore generale dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi e moderatore del Camillianum, e la preside Palma Sgreccia.

«I percorsi formativi del Camillianum – dichiara Sgreccia – consentono, oltre a dare la possibilità di approfondire le proprie motivazioni, di conoscere, studiare, discernere e comprendere il mondo della sofferenza. Un aspetto della nostra condizione umana estremamente complesso e sempre più bisognoso di personale altamente specializzato. L’umanesimo integrale promosso attraverso la Teologia pastorale sanitaria si nutre di dialogo e confronto in un contesto pluralista che ci invita a ricercare le convergenze possibili». Per questo «il piano di studio comprende corsi di teologia, pastorale, filosofia, antropologia medica, etica, bioetica, biogiuridica, dottrina sociale della Chiesa, storia, spiritualità – precisa la preside -, a cui si associa il necessario tirocinio pratico».

Sgreccia ricorda anche l’impegno fondante dell’Istituto, che nel 2017 celebra i suoi 30 anni di ricerca e di formazione: «Promuovere la civiltà cristiana della cura, trasporre in ambito universitario l’attenzione all’homo patiens e all’homo curans, secondo l’ispirazione di san Camillo de Lellis». Guardando a questo obiettivo, «con metodo interdisciplinare si approfondiscono le coordinate della condizione umana: la vulnerabilità, la finitudine, l’apertura all’ulteriore, la relazione, la capacità di vivere il limite come occasione di condivisione». Pertanto, conclude Sgreccia, «la nostra proposta accademica coniuga costantemente l’attenzione agli aspetti intimi dell’umano soffrire con quelli pubblici dell’assistenza, proprio perché la sofferenza è privata, ma la risposta sanitaria è pubblica».

12 luglio 2017