Il Papa: «Missione dei media essenziale per tenere unite le persone»

Il messaggio alla Catholic Press Association per la Virtual Catholic Media Conference (30 giugno – 2 luglio). «Non chiudere gli occhi davanti a chi soffre»

C’è il “paradosso” del senso di unione emerso dall’esperienza della distanza sociale imposta dalla pandemia al centro della Virtual Catholic Media Conference organizzata dalla Catholic Press Association, inaugurata ieri, 30 giugno, per concludersi il 2 luglio. Un senso di unione espresso, in qualche modo, già dal tema scelto, “Together While Apart”, e richiamato nel suo messaggio anche da Papa Francesco. «L’esperienza di questi ultimi mesi – scrive il pontefice – ha dimostrato quanto sia essenziale la missione dei media per tenere unite le persone, accorciando le distanze, fornendo le informazioni necessarie e aprendo le menti e i cuori alla verità».

Il Papa torna indietro con la memoria, fino alla nascita dei primi giornali cattolici negli Usa, per ribadire che «oggi, come allora, le nostre comunità hanno bisogno di giornali, radio, tv e social media per condividere, comunicare, informare ed unire». E delinea alcune caratteristiche necessarie per i media: «Abbiamo bisogno di media capaci di costruire ponti, difendere la vita e abbattere i muri, visibili e invisibili, che impediscono il dialogo sincero e la vera comunicazione tra le persone e le comunità – evidenzia -. Abbiamo bisogno di media che possano aiutare le persone, soprattutto i giovani, a distinguere il bene dal male, a elaborare giudizi corretti, basati su una presentazione dei fatti chiara ed imparziale, a comprendere l’importanza di impegnarsi per la giustizia, la concordia sociale e il rispetto della casa comune». Ancora, «abbiamo bisogno di uomini e donne di principio che proteggano la comunicazione da tutto ciò che la potrebbe distorcere o piegare ad altri scopi».

Da Francesco anche una richiesta rivolto ai membri della Catholic Press Association a «essere uniti e segno di unità anche tra di voi. I media – sottolinea – possono essere grandi o piccoli, ma nella Chiesa non sono queste le categorie che contano». Assodata la necessità della competenza professionale infatti il Papa rimarca che «il vero comunicatore» è una persona che «dedica tutto se stesso o se stessa al benessere degli altri, a ogni livello, dalla vita di ogni individuo alla vita dell’intera famiglia umana». Ma «non possiamo veramente comunicare se non veniamo coinvolti in prima persona, se non attestiamo personalmente la verità del messaggio che trasmettiamo». Di qui il monito rivolto ai comunicatori: «Solo lo sguardo dello Spirito ci permette di non chiudere gli occhi davanti a coloro che soffrono e di cercare il vero bene per tutti. Solo con quello sguardo possiamo lavorare efficacemente per superare le malattie del razzismo, dell’ingiustizia e dell’indifferenza che deturpano il volto della nostra famiglia comune».

Nelle parole del pontefice trova spazio anche un auspicio. «Laddove il nostro mondo parla troppo spesso con aggettivi e avverbi – le parole di Francesco -, possano i comunicatori cristiani parlare con nomi che riconoscano e promuovano la rivendicazione silenziosa della verità e favoriscano la dignità umana». Quindi, l’invito a «guardare alla sofferenza e ai poveri per dare voce alla richiesta dei nostri fratelli e sorelle bisognosi di misericordia e comprensione». Da ultimo il Papa ricorda «lo spirito di comunione con il vescovo di Roma, che è sempre stato un segno distintivo della stampa cattolica nei vostri Paesi», contro «fugaci mode culturali che non hanno il profumo della verità evangelica».

1° luglio 2020