Immigrati e “con-cittadini”: quando l’integrazione passa dal volontariato

Il XXI Convegno nazionale dei centri interculturali. Fra le testimonianze, quella di Diallo, 25 anni, che nelle scuole racconta il viaggio dalla Guinea in Italia

Babakar, senegalese di 24 anni, è volontario nel laboratorio di sartoria e maglieria di “Casa Scalabrini 634”. Mamadou, 24 anni, originario della Guinea, con altri allievi di “Casa Africa” cura gli orti urbani. Aliou, senegalese di 20 anni, in servizio civile a Formia, è impegnato come tutor nei corsi per principianti dell’associazione “Insieme Immigrati in Italia”. Sono solo alcune delle tante storie di migranti raccontate questa mattina, venerdì 24 maggio, nel corso del XXI Convegno nazionale dei centri interculturali “Immigrati con-cittadini. Buone pratiche per la vita in comune”, nell’aula magna dell’Università Roma Tre, promosso dall’ateneo insieme a Rete Scuole migranti, Oxfam Italia, Centro interculturale Città di Torino, Centro Come.

L’intento del Centro di servizio per il volontariato (Csv) è far emergere «l’impegno civile degli immigrati, i quali svolgono volontariato come gli italiani e con gli italiani, perché si sentono non solo cittadini ma con-cittadini». D’altronde Papa Francesco non perde occasione per rimarcare che «i migranti sono una risorsa, un arricchimento per la nostra società». Monica Adriana Huerta, per esempio, è volontaria nell’associazione “Dialogo” di Aprilia. Il sabato cura l’educazione linguistica per una decina di bambini delle elementari e delle medie. Messicana, cresciuta nella regione della Bassa California, è arrivata a Bologna nel 1992 dove ha cominciato a studiare italiano. Oggi vive ad Aprilia con la sua famiglia. «Non volevo trascorrere le mie giornate in casa a guardare il muro. Con Dialogo, ho trovato il volontariato che fa per me. Organizzo il programma e il materiale didattico per coinvolgere i bambini in modo sempre nuovo. A loro piace stare insieme, vengono volentieri e anch’io mi diverto».

Anche Roberto, 28enne rom nato e cresciuto nel campo del Casilino ‘900, oggi sbaraccato, ha deciso di investire il suo tempo libero con i più piccoli. Alla Biblioteca “Aldo Fabrizi” di San Basilio e a quella di Ponte Galeria intitolata a “Renato Nicolini” si occupa del progetto “Letture ad alta voce”, destinato ai bambini fino 6 anni e ai loro genitori, che possono scoprire, oltre al valore e alla ricchezza che comporta la lettura dei libri, un luogo dove trascorrere in serenità le ore pomeridiane. Orfano dall’età di 10 anni, ha raccontato di essere cresciuto da solo. «Da anni non sento più nessuno della mia famiglia originaria, ho voluto staccarmi da quell’etnia». Susanna, una volontaria della Comunità di Sant’Egidio, lo ha aiutato a diplomarsi in ragioneria, a frequentare un master in marketing alberghiero della Regione Lazio, a trovare lavoro. «È lei la mia vera madre – ha affermato -: siamo sempre in contatto, è la mia famiglia». Desiderio di Roberto, che parla fluidamente il serbo, l’italiano e l’inglese, è quello di trovare un posto nel front office di un albergo.

Durante il convegno sono emerse molteplici forme di volontariato, come le Guide invisibili, progetto avviato nel 2016 dall’associazione “Laboratorio 53”. Ogni mese, da ottobre a giugno, alcuni migranti accompagnano i visitatori a piazza di Spagna, Termini, piazza Vittorio, Trastevere. Hanno realizzato delle audio-guide con le quali conducono il turista a guardare la città con gli occhi dei migranti. C’è poi chi incontra gli studenti per raccontare il suo viaggio per raggiungere l’Italia e il suo processo di integrazione. Diallo ha 25 anni, viene dalla Guinea e svolge il servizio civile con l’associazione Ciao (Centro per l’integrazione, l’accoglienza e l’orientamento), nata nel 2008 ad Acilia. È un informatico e sta lavorando alla pagina web del Ciao, inoltre è animatore della squadra di calcio Resto del Mondo, dell’associazione. Nelle scuole medie e superiori racconta ai ragazzi il suo viaggio per venire in Italia, soprattutto le difficoltà per lasciare la Libia. «Questa è l’attività in cui la presenza di Diallo è più preziosa – ha detto il responsabile di Ciao, Flavio Tannozzini – perché fa veramente la differenza in classe. I ragazzi lo ascoltano in religioso silenzio perché la sua storia è toccante. Diallo rappresenta davvero un valore aggiunto per la nostra associazione».

24 maggio 2019