La famiglia, «legame radicato nella promessa di Dio»

Al santuario del Divino Amore la Giornata diocesana delle famiglia, con il vescovo Dario Gervasi. Padre Vianelli (Ufficio Cei pastorale della famiglia): «Aiutare le famiglie a scoprire una potenzialità nascosta nei nuclei che custodiscono e accompagnano una disabilità»

La forza della famiglia? Un legame radicato nella promessa divina. «Alla base di ogni nucleo familiare c’è una promessa, un impegno reciproco che trae vigore da una fonte ben più profonda: la promessa di Dio. Come ricorda la Lettera agli Efesini, la famiglia rappresenta il mistero della presenza di Cristo tra la coppia, promessa che si estende a tutta la vita familiare, offrendo un sostegno per affrontare le sfide e le gioie del quotidiano». Aprendo i lavori della Giornata diocesana delle famiglie, il vescovo ausiliare Dario Gervasi, delegato per l’ambito della Cura delle età e della vita, è partito dalla Bibbia associando la parola “promessa” alla famiglia.

All’incontro, svoltosi questa mattina, 4 maggio, al Santuario della Madonna del Divino Amore, hanno partecipato circa 200 coppie – che nel pomeriggio si sono divise nei laboratori – con bimbi impegnati in attività ludiche organizzate dagli educatori di Animatema. “Famiglia è…” il titolo della giornata promossa dall’Ufficio per la pastorale familiare del Vicariato con il Servizio diocesano per la pastorale delle persone con disabilità e in collaborazione con l’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia e del Servizio nazionale Cei per la pastorale delle persone con disabilità.

Per Gervasi «la famiglia è chiamata a riscoprire il valore della grazia e dell’accoglienza, soprattutto nelle difficoltà» ed è quindi importante lavorare sulla coppia «con l’obiettivo di curare e rafforzare la relazione, attivando gli strumenti necessari per superare qualsiasi ostacolo. Ogni famiglia affronta sfide e problemi, ma è guardando all’interno, alla forza interiore alimentata dalla fede, che si trova la chiave per affrontare il futuro con serenità».

Obiettivo dell’incontro è stato anche quello di «aiutare le famiglie a scoprire una potenzialità nascosta nei nuclei che custodiscono e accompagnano una disabilità – ha affermato padre Marco Vianelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei -. Le persone con disabilità ci aiutano ad acquisire competenze non solo funzionali per relazionarsi con loro ma con tutti. Da queste famiglie si può imparare a rendere più semplice il tema dell’integrazione, dell’accoglienza, dell’ospitalità».

Lo psicoterapeuta Sergio Astori, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha fornito un’analisi approfondita dei passaggi e delle transizioni che possono verificarsi nel corso della storia di una famiglia. «Le ricette possono essere molte – ha detto -; quella che umanizza i rapporti unisce diagnosi e trattamento, cioè la lettura del bisogno e la possibilità di affrontarlo insieme». Astori ha suggerito alle famiglie di notare che «a volte il disagio non è di uno solo ma di più persone. La scommessa è far diventare chi è più fragile una risorsa di aiuto per chi crede di poter risolvere tutto da solo».

Carmela, della parrocchia dei Santi Martiri dell’Uganda, ha portato l’esperienza di genitori di un figlio disabile. «In questi casi – ha detto – la famiglia sa che dovrà sempre affrontare difficoltà enormi, che tutta la famiglia diventa disabile. Se si riesce ad essere coppia tutto diventa un po’ più facile. Sapersi ascoltare, sapersi dare, accettare quello che l’altro può offrire, consente di andare avanti passo dopo passo. È importante imparare a condividere ed educarsi ad affrontare le difficoltà».

4 maggio 2024