La missione, «alleanza tra cuore e piedi»

Nella basilica di San Paolo la veglia in cui De Donatis ha conferito il mandato ai 21 missionari in partenza, tra l’altro, anche per Ucraina e Israele. La testimonianza di padre Maccalli, sequestrato in Niger da jihadisti islamici: «I due anni più fecondi del mio impegno missionario»

Dalla gioia dell’incontro con Cristo e dalla comprensione del messaggio di salvezza del suo Vangelo nasce la missione che, dunque, «per noi cristiani non è un’opzione tra le tante» ma «una necessità inderogabile». Così sabato sera, 21 ottobre, in occasione della Veglia missionaria diocesana che ha avuto luogo nella basilica di San Paolo fuori le Mura, il cardinale vicario Angelo De Donatis ha ricordato ai missionari e alle missionarie di Roma in partenza – 21 in totale – che «la missione che la Chiesa porta avanti con la forza dello Spirito Santo consiste nella diffusione del Regno di Dio». In particolare, riprendendo il brano evangelico dei discepoli di Emmaus, da cui è stato tratto dal Papa il tema di quest’anno “Cuori ardenti, piedi in cammino”, il porporato ha lasciato loro «una consegna: farsi accompagnare dal Signore risorto che ci spiega il senso delle Scritture, lasciando che ci faccia ardere il cuore e ci illumini», e poi vivere l’Eucaristia, «celebrata e adorata», quale «sorgente e forza della missione» così da poter realmente essere «suoi testimoni fino agli estremi confini della Terra».

In partenza per «Paesi dove sono maggiori le difficoltà, più gravi le ingiustizie e più lancinanti le sofferenze dei poveri, dei rifugiati, delle donne e dei bambini», come ha spiegato De Donatis, i missionari e le missionarie – tra loro anche due famiglie appartenenti al Cammino neocatecumenale – hanno ricevuto dal cardinale il mandato e insieme i simboli della missio ad gentes: la croce e il Vangelo, «per vivere alla sua luce e per lasciarsi consolare dalla sua dolcezza». Le destinazioni: Eritrea, Zambia, Sud Sudan, Brasile, Hong Kong, Repubblica democratica del Congo, Malawi, Spagna, Australia e anche i luoghi della guerra di Ucraina e Israele.

Padre Pier Luigi Maccalli

«Toccanti e così vere», come le ha definite De Donatis, le tre testimonianze portate da chi ha sperimentato la missione. Per prima, quella di padre Pier Luigi Maccalli, della Società Missioni Africane, sequestrato in Niger da un gruppo di fondamentalisti islamici «mentre ero nella mia missione, tra la mia gente», il 17 settembre 2018 e tenuto prigioniero per «2 anni e 3 settimane, 752 giorni», ha raccontato parlando di un «tempo di grande tristezza». Il religioso ha riferito di essere stato tenuto a lungo «incatenato» e «senza alcuna vergogna» ha detto di avere sperimentato «il silenzio di Dio» e di «avere pianto»; tuttavia «le catene hanno aperto il mio spazio libero, quello del cuore – sono state ancora le parole di padre Maccalli -, e ho capito la dinamicità della preghiera del cuore» per cui «due anni passati a non fare effettivamente niente sono stati invece i più fecondi di tutto il mio impegno missionario» perché «mi hanno permesso di vedere altro e oltre», comprendendo e riconoscendo come «c’è alleanza tra cuore e piedi».

Suor Gabriella Bottani, missionaria comboniana, nipote e consorella di suor Maria De Coppi, uccisa a 82 anni in Mozambico, in un attentato a Chipene, il 6 settembre 2022, ha portato il ricordo di «un trauma per il dolore profondo» ma anche quello di «una donna riconciliata nell’amore, che è rimasta con quel suo popolo, nonostante la violenza della guerra subita in prima persona». Infine Francesca Battilocchi, romana di 22 anni, ha raccontato la sua esperienza di un viaggio missionario a Nairobi nel giugno 20222, con l’Associazione Giacomogiacomo. «È offensivo dire che quella di esseri umani trattati come scarti è vita – ha detto con forza riferendo della visita compiuta alla discarica di Dandora, la più grande del Paese africano -. Non riuscivo a capacitarmi di come potesse esistere tanta sofferenza ed ero arrabbiata anche con il Signore ma poi ho capito che non posso cambiare il mondo però posso fare tesoro di quanto ho visto per fare piccoli cambiamenti nella mia realtà».

Giulio Albanese

All’inizio della celebrazione, padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio diocesano per la cooperazione missionaria tra le Chiese, aveva tenuto una catechesi sul tema “Vocazione e missione”, osservando come «oggi più che mai, laddove quello che sta accadendo sul palcoscenico della storia contemporanea ci interpella, c’è bisogno di gridare dai tetti la Parola, che rappresenta l’antidoto contro quelli che sono gli oscuri presagi». Per Albanese, a fronte «della guerra che insanguina l’Europa orientale, della crisi israelo-palestinese e delle tante guerre nella fascia sahariana e fino al Corno d’Africa, siamo tutti quanti chiamati a un’assunzione di responsabilità», non solo «i missionari e le missionarie, che hanno deciso di essere – e questo per noi è motivo di edificazione – una pacifica forza di interposizione, araldi del Vangelo della pace».

23 ottobre 2023